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La Stampa Rassegna Stampa
21.11.2013 Khamenei : 'Israele è il cane rabbioso del Medio Oriente ed è destinato a sparire'
negoziati con l'Iran sempre meno credibili. Commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 21 novembre 2013
Pagina: 18
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Iran, pronta l'intesa. Via 20 miliardi di sanzioni per lo stop al nucleare»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 21/11/2013, a pag. 18, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Iran, pronta l'intesa. Via 20 miliardi di sanzioni per lo stop al nucleare ".


Maurizio Molinari   
a destra, Ali Khamenei


Mohammad Zarif con Emma Bonino: che cosa avranno mai da ridere ?

Di tutto l'interessante articolo di Maurizio Molinari, segnaliamo, in particolare, le dichiarazioni di Khamenei contenute nell'ultimo paragrafo. L'Iran non è disposto a cedere sul nucleare e Israele "è il cane rabbioso del Medio Oriente ed è destinato a sparire". 
Non mettiamo le dita negli occhi dell'Iran, facciamogli, piuttosto, grandi sorrisi, proprio come fa Emma Bonino. Meno male che ha detto di essere da sempre amica di Israele. Con amici così, chi ha più bisogno di nemici?

Ecco il pezzo:

I negoziati di Ginevra sul nucleare iraniano riprendono attorno ad una bozza in tre punti, nel segno dei pareri discordi fra i partecipanti e nel quadro di una diplomazia in fermento: dal viaggio di Benjamin Netanyahu al Cremlino fino al duello a distanza fra Ali Khamenei e François Hollande.
Il testo dell’intesa
Il testo di partenza, secondo fonti di più Paesi coinvolti nella sua redazione, prevede un «accordo in due fasi» con un «quadro interinale» destinato a essere sostituito da una «"intesa generale» entro sei mesi. Gli elementi del «quadro interinale» - Interim Framework Agreement - sono tre. Primo: l’Iran congela la produzione di uranio arricchito al 20 per cento. Secondo: l’Iran non attiva nuove centrifughe per arricchire l’uranio al 3,5 per cento. Terzo: l’Iran accetta un più rigido sistema di ispezioni internazionali nei propri siti nucleari. In cambio l’Iran ottiene una riduzione delle sanzioni su esportazione di greggio e di commercio in petrolchimici, auto, oro e componenti di aerei per un valore stimato di almeno 20 miliardi di dollari.
I nodi da sciogliere
La seduta plenaria a Ginevra fra i rappresentanti dei 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna più Germania) e l’Iran viene aggiornata dopo appena 10 minuti lasciando spazio ai bilaterali per tentare di sciogliere numerosi nodi. Anzitutto il diritto di arricchire uranio che l’Iran rivendica e Washington non vuole riconoscere perché la formula di compromesso proposta da Teheran - «abbiamo il diritto ma gli altri possono non riconoscerlo» - solleva obiezioni. Collegato a tale «diritto» c’è la questione delle centrifughe di ultima generazione IR-2m che Teheran possiede, non ha ancora attivato e non si trova obbligata dalla bozza a consegnare o distruggere. Poiché, secondo il rapporto dell’Agenzia atomica dell’Onu (Aiea) del 14 novembre, l’Iran possiede 196 kg di uranio arricchito al 20 per cento - 10 in più di agosto - e per confezionare un’atomica ne servono 220-250 kg il traguardo potrebbe essere superato con poche settimane di attività delle nuove centrifughe.
I siti di Qom e Arak
Poi c’è la questione del mancato smantellamento del sito sotterraneo di Qom e dell’impianto al plutonio di Arak. Grazie ad Arak, Teheran potrebbe arrivare alla bomba seguendo una strada alternativa e più veloce. Il recente accordo fra Teheran e l’Aiea sulle ispezioni ad Arak - dove non sarebbero stati apportati miglioramenti dall’elezione di Hasan Rohani alla presidenza - non fa venir meno i timori che l’impianto resti una «scorciatoia verso la bomba», come afferma un diplomatico al corrente della bozza. Infine c’è la questione dell’impianto di Parchin, dove l’Aiea ha ipotizzato test di natura militare, che Teheran non vuole aprire alle ispezioni.
Pareri discordi
Raggiungere l’intesa questa settimana «è molto difficile ma possiamo farcela» afferma una fonte della delegazione Usa a Ginevra raffreddando l’ottimismo di Londra che aveva parlato di «differenze sottili e accordo possibile» a seguito della telefonata fra il premier David Cameron al presidente iraniano. Anche Lady Ashton, ministro degli Esteri dell’Ue, sottolinea l’«atmosfera positiva» dopo l’incontro con il collega iranianio Javad Zarif che dà inizio ai colloqui. Per i rappresentanti di Russia e Pechino «procediamo sul binario giusto». L’impressione è che Washington voglia evitare di essere scavalcata da Parigi nella linea dura, come avvenuto la scorsa settimana. Ben Rhodes, consigliere strategico di Obama, ridabisce: «L’intento finale di questo negoziato è impedire all’Iran di avere l’atomica».
Le linee rosse di Khamenei
Con un comizio da Teheran, il Leader Supremo della Rivoluzione assicura che «l’Iran non cederà neanche una virgola sui propri diritti nucleari» ribadendo di aver tracciato «linee rosse» oltre le quali Rohani e Zarif non possono «fare concession». Khamenei assicura che «siamo amici degli Usa anche se hanno un governo ostil» ma adopera toni aspri contro Israele: «È il cane rabbioso del Medio Oriente ed è destinato a sparire». La risposta arriva dal presidente francese Hollande: «Parole inaccettabili, non giovano ai colloqui in corso». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu intanto è giunto al Cremlino e dopo l’incontro con Vladimir Putin assicura: «Ci intendiamo». Il ministro degli Esteri israeliano Lieberman invia a Washington un messaggio esplicito: «Vi sono divergenze crescenti con l’America, abbiamo bisogno di alleati con cui intenderci».

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