|
|
||
Pubblichiamo una corrispondenza con Roberto Escobar, in seguito alle nostre critiche apparse dopo il suo pezzo sul libro "Fotografo ad Auschwitz" http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=11&sez=120&id=51390 Leggo con stupore il vostro commento al mio pezzo sul Fotografo di Auschwitz, (Domenicale del Sole 24 Ore). Io non ho mai paragonato Abu Ghraib ad Auschwitz. Ho invece paraqonato l'incapacità dei "fotografi" di Abu Ghraib di sentire l'altro e il suo dolore a quella dei nazisti nei Lager. Quando si affrontano argomenti come questi occorre essere più prudenti e insieme più aperti di quanto voi avete dimostrato di essere. In ogni caso, vi consiglio la lettura dei miei Il silenzio dei persecutori e La libertà negli occhi, il Mulino, oltre a Zimbardo, L'effetto Lucifero. Potrebbero tornarvi utili. Cordialmente, Non siamo d'accordo. Intanto nel commento non veniva messa in discussione l'intera sua vita, ci mancherebbe. Veniva invece criticato l'accostamento tra Abu Graib e il libro "il Fotografo di Auschwitz" del quale lei ha scritto un'ottima recensione. In tanti l'abbiamo interpretato così, e, se ci pensa bene, non può essere interpretato diversamente. L'errore sta nell'aver accostato il comportamento indecente di alcuni soldati - per quale hanno pagato in un tribunale americano- a quanto si era letto nelle righe precedenti, che hanno sovrastato la critica al fotografo, come lei ci scrive. Insisto, voi fraintendete (lascio perdere l'aggettivo "vergognosa", che avete usato nel vostro commento). Io non solo non confronto i Lager di sterminio con Abu Ghraib, ma neppure il sistema politico e giuridico hitleriano con quello degli Usa. Confronto invece l'incapacita "simpatetica" di alcuni individui inseriti in determinate situazioni (cfr. Zimbardo, appunto), e la ricollego a una dimensione di vita e di pensiero che "cosifica" (scusate l'espressione) intere categorie di esseri umani, rendendo impossibile o molto difficile sentire il loro dolore. Questo è il fondo da cui può venire l'atteggiamento dei persecutori. Ed è un fondo che non ha operato solo negli anni 30 e 40 del secolo scorso in Germania, ma che continua a produrre conseguenze nei nostri anni ovunque. Se non lo si riconosce, si rischia di non capire lo sterminio. Anzi, si rischia di non capire "gli" stermini. Magari li si enfatizza come Male assoluto, rendendoli così del tutto incomprensibili. Cordialmente, Capiamo le sue intenzioni, e la sua buona fede, ma inserire Abu Graib in un articolo dove il tema centrale era Auschwitz, dava un segno di ambiguità al tutto. Lei dice che il centro del suo pezzo erano i due fotografi, può essere, ma questo accostamenteo rende ancora più evidente il richiamo Abu Graib/Auschwitz, ne risulta una banalizzazione -anche se non voluta- dello sterminio degli ebrei. Ad Abu Graib ci fu un abuso a sfondo poltico indecente. Ad Auschwitz ben altro. |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |