Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 19/11/2013, a pag.3, l'editoriale dal titolo "La scommessa di Hollande".
Per il Monde il debutto di Hollande nella sua visita mediorientale è stato "timido", non ha condannato con parole dure gli insediamenti israeliani, anzi è stato più vago di John Kerry, il capo della diplomazia della vaghezza americana. Ma sulla questione iraniana, che è quella che più sta a cuore in questo momento alle cancellerie occidentali, visto che domani ricomincia il negoziato sul nucleare di Teheran rallentato proprio dall'intervento di Parigi, il presidente francese è stato tutt'altro che timido. Hollande ha posto quattro condizioni nella trattativa: i siti nucleari devono essere messi sotto il controllo internazionale; l'arricchimento dell'uranio al 20 per cento deve essere sospeso; le riserve di uranio devono essere ridotte; e la centrale di Arak non deve essere costruita. La Francia è l'argine più forte all'interno della compagine euro-americana contro la gran voglia di fare un accordo a tutti i costi con Teheran. C'è lo zampino saudita, naturalmente. Riad ha eletto la Francia come nuovo partner di riferimento dopo il grande sgarbo di Obama sulla questione siriana: ci saranno esercitazioni congiunte tra francesi e sauditi, e già ci sono stati contratti militari molto ricchi siglati negli ultimi mesi. Ma c'è anche un piano - stando a quanto ha raccontato il Sunday Times - di contenimento dell'Iran messo a punto da sauditi e israeliani: è un'alleanza contingente, come è evidente, ma quanto basta per mettere assieme uno schieramento del tutto inedito contro il grande dialogo con Teheran. La Francia, con tutte le sue ambiguità e la sua enorme fragilità, è diventata l'unico interlocutore di riferimento, altro che l'America di Obama.
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