Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/11/2013, a pag.13, con il titolo "Hollande: mai l'atomica all'Iran" l'articolo di Alberto Mattioli.
«Tamid esha'er haver shel Israel!», sarò sempre amico di Israele. Così, in ebraico. La frase è di Francois Hollande, da ieri in visita di tre giorni in Israele e Palestina. I maligni dicono che il Président è paradossalmente venuto a cercare nell'angolo più tormentato del mondo un po' di pace dai suoi guai domestici. Però la tournée arriva in un momento importante: mercoledì riprendono a Ginevra i negoziati fra l'Iran e il «5 più1» (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania) sul programma nucleare di Teheran. E la Francia è stata protagonista dell'ultima tornata dei colloqui, anzi secondo molti è stata l'intransigenza francese ad affondare un accordo che era ormai a portata di mano. Per il Quai d'Orsay non è vero; per altri, è stato solo un gioco delle parti; di certo attualmente sul dossier Parigi è percepita da tutti come il «falco». Anzi, è l'unica cosa sulla quale israeliani e iraniani sono d'accordo. Da qui la straordinaria cordialità dell'accoglienza riservata a Hollande in Israele. Shimon Peres l'ha paragonato a Léon Blum, Benjamin Netanyahu ha annunciato che avrebbe steso il «tappeto rosso» al suo «amico intimo» Francois (che ha incontrato per la prima volta il 31 ottobre 2012). Hollande ha ricambiato fin dal primo dei suoi molti discorsi (ne farà uno anche alla Knesset): «Non ammetteremo mai che l'Iran possa avere l'arma nucleare. Perché è una minaccia per la sicurezza di Israele, ma anche per il mondo. Noi cerchiamo un accordo, noi vogliamo un accordo, perché pensiamo che la diplomazia sia preferibile a ogni altra via o soluzione. Ma questo accordo sarà posslile solo se l'Iran rinuncerà definitivamente all'arma nucleare». Musica per le orecchie degli israeliani, molto irritati in questo periodo con Washington e in particolare con il segretario di Stato, John Kerry, che oltre a essere più possibilista dei francesi sull'Iran chiede concessioni nella trattativa con i palestinesi (però anche Hollande ha chiesto a Gerusalemme dei «gesti, specie sugli insediamenti»). Il gioco di sponda con Parigi viene quindi considerato interessante, anche perché i francesi sono notoriamente in ottimi rapporti, non solo politici ma anche d'affari, con l'Arabia e le monarchie del Golfo, spaventate dalla bomba iraniana. L'attività diplomatica è in ogni caso assai intensa. Mercoledi Netanyahu vola a Mosca per vedere Putin (il cui ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ripete che un compromesso con Teheran «è una buonissima occasione che non bisogna mancare») e venerdì riceve Kerry. Gli iraniani fanno pretattica. Il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, ammette che «è possibile arrivare a un accordo». Ma il suo vice Abbas Araghchi, si aspetta «dei negoziati difficili».
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