Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/11/2013, a pag.5, un redazionale con il titolo " Chiarimento con Pacifici: via le frasi su figli ed ebrei dal libro di Bruno Vespa".

Il chiarimento è andato in scena tra i tavoli di un ristorante nel ghetto di Roma, in un incontro fuori programma. Silvio Berlusconi si è scusato con il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici per aver paragonato la sua situazione giudiziaria, e quella della sua famiglia, alla persecuzione degli ebrei nella Germania di Hitler. Per l'ex premier quelle frasi, contenute nell'ultimo libro di Bruno Vespa, andranno cancellate nella seconda edizione del volume. Berlusconi, con Francesca Pascale e una decina di altre persone, sabato sera era nello stesso locale, un ristorante kosher a Portico d'Ottavia, dove, a un tavolo poco distante, cenava Pacifici con la moglie e i figli. L'ex premier ha chiesto al presidente della Comunità ebraica di avvicinarsi, per salutarlo. E a fine serata i due si sono intrattenuti in un lungo colloquio, che, ai presenti, è apparso sereno e con sorrisi da entrambe le parti. Pacifici «ha spiegato serenamente che nessun paragone di quel tipo è accettabile — si legge in una nota della Comunità ebraica di Roma — e un chiarimento sarebbe stato più efficace in un incontro successivo». E ha ribadito poi che la frase inserita nel libro di Bruno Vespa sarebbe dovuta, a suo avviso, essere cancellata in una seconda edizione del testo. L'ex premier ha concordato con la proposta di Pacifici. I due si sono quindi salutati e hanno proseguito la serata ognuno con i propri ospiti», conclude la nota. Il 6 novembre la gaffe del Cavaliere, diffusa come anticipazione dell'intervista di Bruno Vespa, era stata al centro, come prevedibile, delle polemiche. " i miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso", è stata la risposta dell'ex premier a Vespa, che gli chiedeva se fosse vero che i figli gli hanno chiesto di vendere tutto e di andare via dal Paese. Oltre alle critiche del mondo politico, erano arrivate quelle della Comunità ebraica. Un paragone «non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa», aveva detto il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna.
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