Quando un diplomatico norvegese danneggia il proprio Paese
Commento di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Svein Sevje
Negli ultimi anni sono diventati evidenti i comportamenti pieni di odio contro Israele e gli ebrei da parte della Norvegia, causando una immagine sempre più negativa di quel paese. Se in Israele la Norvegia ha una pessima reputazione, la causa è dovuta all’attuale ambasciatore Svein Sevje.
In una recente intervista con Akiva Eldar, un giornalista di estrema sinistra, Sejve ha spiegato perchè la storia ricorderà Bashir Assad come un barbaro dittatore al posto di un riformatore democratico. La guerra civile siriana è stato il risultato della mancanza di un trattato di pace con Israele, implicito in quanto ha dichiarato “ Con un accordo, la Siria oggi sarebbe un altro paese. Le leggi speciali sarebbero state cancellate e il regime avrebbe attuato le riforme, invece di rimanere pietrificato, dato che Assad sapeva che ogni apertura ai valori democratici significava una perdita di potere, e questo non lo poteva accettare. Un accordo di pace con Israele sarebbe stata una apertura verso il mondo”. (1)
Sejve è stato diplomatico in diverse sedi nel Medio Oriente, ma ha imparato molto poco sulla storia millenaria dell’anti-semitismo, nella quale gli ebrei sono sempre stati accusati delle colpe degli altri. E’ evidente nelle risposte a Eldar sugli ‘Accordi di Oslo’, se il risultato fosse stato la pace “ So bene che quanto accade nei paesi arabi confinanti non ha nulla a che vedere con l’assenza di un accordo tra israeliani e palestinesi, ma almeno avrebbe cancellato il pretesto di vedere Israele accusata di tutto”. Non sorprende quindi che Sajve nell’intervista non dica nulla sulla glorificazione da parte dell’Anp degli assassini di civili israeliani né della componente religiosa e genocida dello Statuto di Hamas.
Molte dichiarazioni di Sejve ai giornali israeliani sulla strage compiuta da Breivik nel 2001 hanno contribuito fortemente a creare una immagine negativa della Norvegia. Nelle sue valutazioni ha dato per scontato il fatto che il terrorismo contro Israele fosse giustificato da parte norvegese. Questo ha provocato in Israele molte reazioni. La giornalista del Jerusalem Post Caroline Glick, citando le parole di Sevje “ Noi norvegesi vediamo nell’occupazione la ragione del terrorismo contro Israele, chi ragiona in questo mondo non cambierà idea dopo la strage di Oslo” commenta “ Allora nelle menti illiberali dei norvegesi il terrorismo è giustificato se l’ideologia che lo motiva viene considerata giustificata. Per loro è inaccettabile che Breivik uccida giovani norvegesi, perché la sua ideologia è sbagliata. Ma è invece accettabile che i palestinesi uccidano giovani israeliani perché è la loro ideologia ad essere giusta”. (2)
Il politologo Barry Rubin scrive” molti europei accettano il terrorismo contro israeliani o americani, mentre pochi sono disposti a giustificarlo se è contro europei. L’ironia sta nel fatto che la strage di Oslo è stata opera di un terrorista di destra: i giovani in quel campeggio che aveva attaccato erano impegnati – ne fossero coscienti o no – essenzialmente in attività pro-terroriste. (3)
Il campeggio, organizzato dal Partito Laburista di sinistra norvegese, consisteva in azioni di propaganda contro il blocco navale israeliano per difendersi dal regime terrorista di Hamas e per il riconoscimento immediato di uno Stato palestinese, senza alcuna preoccupazione se potrà diventare una base terrorista contro Israele. Venivano altresì giustificati i responsabili di attentati contro israeliani, migliaia di altri giovani come loro”. In un altro articolo Rubin ha scritto “ chi definisce razionale il terrorismo e definisce politici questi movimenti, alimenta il terrorismo” (4)
I diplomatici stranieri in genere cercano di creare buoni rapporti con lo Stato che li ospita. Invece Venjorn Dysvik, vice ambasciatore a Tel Aviv sotto Sejve, pubblicava sul website del governo norvegese dei post nei quali diffondeva disinformazione a senso unico su come i coloni fossero un impedimento a una soluzione pacifica.(5)
In un’altra occasione, Dysvik definiva l’ “occupazione” l’elemento più “determinante” delle relazioni con Israele. (6)
In una recente intervista sul Jerusalem Post, Sejve ha dichiarato che l’ambasciata norvegese investirà in Israele tra breve in attività culturali, per migliorare la propria immagine negativa. (7) Per farlo, ci sono dei modi molto più efficaci, per esempio avrebbe più senso se il Re Harald V si scusasse per avere insignito con un alto ordine cavalleresco dei fanatici antisemiti mascherati da anti-israeliani. Il cartoonist negazionista della Shoah Finn Graf aveva disegnato l’ex Primo Ministro Ehud Olmert come un comandante nazista: nel marzo 2007 è stato insignito con il prestigioso premio dell’Ordine Reale Norvegese di S.Olav. Altri due premiati sono stati Mads Gilbert e Erik Fosse, sostenitori di Hamas e diffamatori professionali di Israele. Un altro premio è stato consegnato dal Re all’antisemita musulmano Trond Ali Linstad, poi ritirato dopo le critiche ricevute.
La promozione delle attività culturali norvegesi sono iniziate nel modo peggiore. Un contributo finanziario notevole ad una conferenza all’Università di Haifa sul Processo di Pace di Oslo è stata annunciata in questi giorni. L’unico intervento norvegese è rappresentato dall’abituale odiatore di Israele Nils Butenschon, che è stato anche lettore in un seminario all’Università di Trondheim poco prima che il consiglio direttivo di quell’ università votasse il boicottaggio di Israele nel 2010. Persino il quotidiano di sinistra israeliano Ha’artez aveva definito il seminario “ una riunione di odiatori di Israele” (8)
La Norvegia ha ora un nuovo governo, che sembra non voler continuare la politica ostile, in parte antisemita e segnata dal ‘razzismo umanitario’ del precedente governo dominato dal Partito Laburista. Sono stato intervistato di recente da una Tv norvegese e da altri media, mi è stato chiesto che cosa suggerivo per migliorare le relazioni fra i due paesi. Ho ripetuto ciò che ho scritto qui: il primo passo è la sostituzione dell’attuale ambasciatore con un altro che rappresenti meglio la Norvegia.
[1] Akiva Eldar, “Norwegian Diplomat Doubts Israel Settlements can be Stopped,” Al-Monitor, 16 September 2013.
2 Caroline Glick, ”Breivik and totalitarian democrats,” Jerusalem Post, 28 July 2011
3 Barry Rubin, “The Oslo Syndrome,” Jerusalem Post, 31 August 2011.
4 Barry Rubin, “Norway and terror: Repressing discussion doesn’t help,” Jerusalem Post, 6 August 2011.
5 Vebjørn Dysvik, ”Bosettinger til besvær” , Norge i verden: Tel Aviv (Regjeringen), 15 March 2013.
6 Raphael Ahren, “Told that Norway is the West’s most anti-Semitic country, diplomat lashes out at Israel,” The Times of Israel, 6 November 2012.
7 Barry Davis, “Dancing with Norway,” Jerusalem Post Magazine, 25 October 2013, 20.
8, “Why Nils Butenschøn must partake in next week’s seminar on anti-Semitism,” Norway, Israel and the Jews, 11 June 2011.
Manfred Gerstenfeld è presidente emerito del “Jerusalem Center for Public Affairs” di Gerusalemme. Ha pubblicato più di 20 libri. E’ stato di recente ristampato il suo libro “ Israel’s New Future” con una nuova introduzione e il nuovo titolo di “Israel’s New Future Revisited”.
Il suo nuovo libro può essere acquistato su Amazon