Gli 80anni della casa editrice Einaudi commenti di Elena Loewenthal, A. B. Yehoshua
Testata: La Stampa Data: 15 novembre 2013 Pagina: 28 Autore: Elena Loewenthal - A. B. Yehoshua Titolo: «Centoventi, anzi 969 di questi giorni - Aprì agli autori israeliani quando tanti li rifiutavano»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 15/11/2013, a pag. 28, la breve di Elena Loewenthal dal titolo " Centoventi, anzi 969 di questi giorni ", a pag. 29, l'articolo di A. B. Yehoshua dal titolo " Aprì agli autori israeliani quando tanti li rifiutavano ".
Ecco i pezzi:
Elena Loewenthal - " Centoventi, anzi 969 di questi giorni "
Elena Loewenthal
Cara Einaudi, cento di questi giorni sono troppo pochi. Io ne auguro almeno centoeventi, come l’età di Mosè. Anzi, mi spingo decisamente più in là: vorrei che la più bella casa editrice che c’è diventasse vecchia come Matusalemme: lui, alla bellezza di novecentoessessantonove anni, non aveva perso neanche un pizzico di memoria. Novecentoessessantanove di questi giorni!
A. B. Yehoshua - " Aprì agli autori israeliani quando tanti li rifiutavano "
A. B. Yehoshua
Essere ammessi in questa casa editrice non è stato facile. Alla fine degli anni 70 e nei primi Anni 80, quando molti libri israeliani venivano stampati in Paesi come Gran Bretagna, Francia, Germania, Stati Uniti e Scandinavia, i principali editori italiani si rifiutavano di pubblicare opere di scrittori israeliani. Ricordo una lettera in cui la mia agente letteraria mi informava del rifiuto delle case editrici italiane di acquistare i diritti di L’amante, nonostante il romanzo avesse già avuto successo in molti Paesi. A causa dello scarso numero di ebrei italiani, della mancanza di una tradizione di dialogo culturale e religioso fra cattolicesimo ed ebraismo e della disapprovazione degli intellettuali comunisti (fra cui molti ebrei) della politica di Israele in quel periodo, molte case editrici italiane si mostravano riluttanti a pubblicare libri israeliani. Il cambiamento avvenne a metà degli Anni 80 in seguito alle forti critiche di alcuni scrittori israeliani verso la politica del loro governo dopo la prima guerra del Libano. L’immagine di un Israele omogeneo si frantumò e le porte delle case editrici si aprirono per alcuni autori israeliani, fra cui anche me. E non solo le porte si aprirono, si spalancarono con generosità. [...] E un’altra cosa. Fin dall’inizio della mia collaborazione con Einaudi ho avuto la sensazione che i suoi rappresentanti non si limitassero a guardare al mio lavoro considerando solo questo o quel libro di successo ma come a quello di un autore con una propria concezione del mondo il quale, al di là dei romanzi di fantasia, esprime anche opinioni su argomenti ideologici e letterari. Ho avuto quindi il piacere di vedere pubblicati i miei saggi senza che la casa editrice ponderasse se sarebbero stati redditizi o meno. E considerare uno scrittore come un autore nel senso lato del termine è uno dei più grandi pregi di Einaudi a mio avviso. E ultimo ma non meno importante. Non per niente scrivo queste righe per celebrare gli 80 anni di Einaudi. Si tratta di una casa editrice che, seppur rivolta alla modernità e all’ala liberale e progressista del pensiero politico, letterario e ideologico, ha mantenuto un profondo legame con i classici italiani ed europei. Ogni volta che mi capita di entrare in una grande libreria italiana sono entusiasta di vedere gli eleganti volumi di poesia, di teatro, di filosofia e di prosa dei secoli scorsi stampati da Einaudi. Einaudi è una casa editrice estremamente sensibile al passato culturale dell’Italia e del mondo e dunque anche il suo futuro è garantito.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante