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Libero Rassegna Stampa
15.11.2013 Siria: dopo linee rosse e minacce, Assad resta impunito al suo posto
commento di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 15 novembre 2013
Pagina: 17
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Sulla Siria scende il silenzio. E Assad vince»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 15/11/2013, a pag. 17, l'articolo di Carlo Panella dal titolo "Sulla Siria scende il silenzio. E Assad vince".


Carlo Panella                 Bashar al Assad

In Siria si muore come e più di prima, gli elicotteri di Beshar al Assad continuano a mitragliare la folla, donne e bambini inclusi. Una sola cosa è cambiata rispetto agli ultimi infernali due anni: le truppe del dittatore siriano, grazie all’apporto determinante di decine di migliaia di pasdaran iraniani e di miliziani di Hezbollah, avanzano. Ma questa notizia non si trova sui giornali. Né si trovano più le proteste contro questi nuovi massacri da parte di Barack Obama e dei leader europei. Al loro posto trafiletti che certificano che procede il disinnesco dell’arsenale chimico del regime e vaghi cenni alla possibilità che si tenga una nuova conferenza di pace, denominata Ginevra 2 (difficile da tenersi, perché i ribelli chiedono la promessa di dimissioni di un Assad che non le darà mai). È questo il risultato delle scelte sciagurate di Obama che si è concentrato solo contro l’impiego di armi chimiche, non sulla repressione più feroce che si sia mai vista da decenni sulle sponde del Mediterraneo, permettendo così ad Assad la facile contromossa: disarmo chimico in cambio del silenzio sull’escalation con armi convenzionali.
SILENZIO AMERICANO
Ma non basta, il silenzio americano ed europeo sul «lato oscuro della forza» che continua ad operare in Siria, concerne anche il massiccio intervento militare di Iran ed Hezbollah che ha ribaltato le sorti della guerra a favore del regime. Il 6 novembre l’agenzia di stampa iraniana Mehr ha dato notizia della morte in Siria del generale iraniano Mohammad Jamali Paghal’e, braccio destro del generale Ghassem Suleimani, capo delle Forze di al Qods, che comanda il corpo di spedizione iraniano in Siria. Segno inequivocabile dell’impegno determinante delle «Brigate Internazionali sciite» a favore del regime di Damasco. Ma Obama non denuncia questo scandaloso intervento militare iraniano in Siria, solo per non pregiudicare le trattative con Teheran sul nucleare. È chiaro infatti che se prendesse atto diquesto intervento militare, crollerebbe quell’immagine di affidabili «cercatori di pace» che invece attribuisce al presidente Rohani e la verità verrebbe a galla. Rohani, con altro linguaggio e altra intelligenza politica persegue in realtà una politica aggressiva straordinariamente simile a quella dell’oltranzista Ahamadinejad, l’ex presidente. Questa complicità oggettiva dell’Occidente con Beshar al Assad, frutto di strategie sbagliate e di un «indecisionismo » raramente visto alla Casa Bianca, ha pesanti conseguenze sul terreno. Le truppe di Assad stringono da 5 giorni d’as - sedio i quartieri di Aleppo inmano ai ribelli, che paiono in difficoltà anche nella periferia di Damasco. Nei giorni scorsi i lealisti hanno conquistato i villaggi ai ribelli di Hajira, al Sabina e al Ghazal.
ASSAD IN VANTAGGIO
L’Arabia Saudita cerca di riparare a questi arretramenti intensificando i suoi finanziamenti ai ribelli rifornendoli di armi e viveri. Ma pare che questo non sia sufficiente e che gli equilibri militari nel Paese siano ormai a crescente vantaggio di Assad. Non solo, il fronte dell’opposizione che già era pesantemente diviso tra i ribelli della Free SyrianArmy ei miliziani filo AlQaedadi alNusra (che si sono spesso combattuti), si è ulteriormente frantumato a nord, nel Kurdistan. Grazie infatti all’appoggio dei curdi iracheni, il Pyd, il partito autonomista curdo-siriano, è riuscito sostanzialmente a liberare tutta la sua regione dopo feroci scontri con le truppe del regime, ma anche con i miliziani qaidisti, persi da questi ultimi. Ma subito si è creata una clamorosa la rottura tra il Pyd e il Consiglio Nazionale Siriano (Cns), la più grande organizzazione politica dei ribelli. Il Cns contesta la proclamazione di autonomia del Kurdistan iracheno dichiarata, armi alla mano, dal Pyd perché questa mette a disposizione dei soli kurdi la non piccola risorsa economica del petrolio estratto, appunto, in quella regione. Un quadro con più ombre che luce, una situazione sempre più deteriorata, una Siria sempre più lacerata. Ma Obama e l’Occidente guardano dall’altra parte.

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