Eurabia avanza: ronde islamiche e shari'a a Londra commento di Souad Sbai
Testata: Libero Data: 14 novembre 2013 Pagina: 16 Autore: Souad Sbai Titolo: «Ronde islamiche a Londra. Botte a chi infrange la shari'a»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 14/11/2013, a pag. 16, l'articolo di Souad Sbai dal titolo "Ronde islamiche a Londra. Botte a chi infrange la shari'a".
Souad Sbai
Ormai Londra è terra di «ronde islamiche » nate per imporre la legge della Sharia. Le ronde attaccano chi è blasfemo, chi beve alcol, le donne che non indossano il velo, minacciando di sgozzarle, e di accoltellare le persone che non dimostrano di seguire i dettami della legge coranica. Solo qualche giorno fa abbiamo assistito all’ennesimo episodio di intolleranza islamica quando la polizia ha diffuso il video del brutale pestaggio di uno studenteamericano di origini italiane, Francesco Hounye, avvenuto a East London. Oggi, invece, il 19enne Jordan Horner e il 26enne Ricardo McFarlane, sono stati sorpresi mentre rimproveravano alcuni passanti per il loro comportamento anti-islamico. Jordan Horner o Jamal Uddin, due facce della stessa medaglia. «L’uomo dai capelli rossi», salito alla ribalta delle cronache già nei primi mesi del 2013, per le aggressioni contro alcuni musulmani moderati, torna a far parlare di sé. Il giovane inglese, convertito all’islam, è stato scelto da Anjem Choudary, portavoce del gruppo Islam4UK, per diffondere il messaggio dell’islam radicale. I volantini gialli, apparsi in questi giorni nell’East End, che dichiarano il sobborgo «sotto la Sharia» , infatti, sono opera sua. Un modo per marcare il territorio in piena Londra. PUNTO DI NON RITORNO Le ronde islamiche in Inghilterra non sono certo una novità. Ma da ieri sono state ufficializzate con la nascita delle «Muslim Patrol», una propaggine dell’integralismo radicale che ripulisce la comunità da chi è considerato «impuro e infedele». Londra è una città di più di 8 milioni di abitanti in cui siincontranodifferenticeppi culturali: da quello arabo-africano a quello indo-pakistano, passando anche per quelle realtà minoritarie del vecchio Impero britannico. «Diritti islamici» è un termine abusato, pochi sanno dire cosa significhi realmente. Il potere delle corti sharitiche, la cui costituzione fa rabbrividire persino i giuristi arabi, è molto forte, soprattutto in quelle aree dove non esiste il potere politico unitario di uno Stato di diritto, ma solo un insiemedi rapporti tribali. È il caso del Pakistan, dell’Afghanistan, dell’Arabia Saudita. A questo elenco si è aggiunta anche l’Inghil - terra, Paese dalle antiche tradizioni democratiche, ben lontano da quel contesto retrogrado che ha invece favorito il proliferare dell’estremismo nei Paesi del Medio Oriente. Oggi il diritto islamico è presente nelle sedi giudiziarie delle principali città inglesi.In Gran Bretagna il multiculturalismo è avanzato più che nel resto d’Europa e ha permesso lalegittimazione diun sistemagiuridico parallelo a quello tradizionale, con 85 tribunali sharitici. Una qualsiasi corte islamica non punirà mai, nella giusta misura e secondo le prescrizioni del diritto civile, ma piuttosto legittimerà l’impunità delle prepotenze a danno delle vittime, in particolare delle donne. In pochi anni questi tribunali hanno emesso sentenze e lo faranno sempre più di frequente, anche su crimini di grave entità. La legge islamica non è confrontabile con quella anglosassone, hanno basi troppo differenti. Il sistema sta così assistendo a un lento stillicidio in virtù del quale i precetti religiosi saranno sempre più dominati all’in - terno della società civile britannica e nella sua cultura giuridica. Alcuni personaggi hanno l’interesse a mantenere una cappa di oscurantismo disumano, usando come arma alcuni elementi del diritto islamico. IDEOLOGIA ESTREMISTA L’islamismo non è l’islam; è un’altra cosa, l’ideologia islamista è il fine degli estremisti che vogliono un mondo fatto di oscurantismo e repressione della libertà. Per questoin Occidente la lotta contro ilfondamentalismo viene percepita come scontro culturale e ha creato l’immagine del cattivo musulmano, uno stereotipo che non solo non appartiene a chi è moderato, ma lo danneggia. Confondere l’islam con certe frange estremiste che vogliono imporre un modello teocratico sprezzante della sacralità della vita, dell’importanza del ruolo della donna nella società, dei diritti umani e del diritto di ogni uomo a tutelare la propria dignità, è un grosso errore. Un conto è la professione di fede, un altro è l’utilizzo di quello stesso credo religioso per fini grettamente politici criminali.
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