Berlusconi, nel nuovo libro di Bruno Vespa, avrebbe affermato che suoi figli gli dicono di sentirsi «come dovevano sentirsi le famiglie ebree durante il regime di Hitler». Apriti cielo! Ciò gli ha attirato un assalto da parte della Sinistra e del mondo ebraico italiano. Chi mi conosce sa che la mia conoscenza, la mia comprensione e la mia solidarietà verso il mondo ebraico e verso Israele sono fuori discussione, ma sul contraddittorio attaccamento di moltissimi ebrei italiani alla Sinistra potrei fare una lunga disquisizione che qui risparmio. Vorrei sforzarmi di capire l'affermazione berlusconiana. Il fatto è che non ci si mette mai nei panni degli altri, soprattutto quando questi sono esasperati, a torto o a ragione, perché si sentono attaccati, vilipesi, perseguitati. Io da liberale quale fieramente sono, mi sforzo di farlo, ma i “sinistri” non ci provano certo. Il paragone di Berlusconi si riferisce a quell'ansioso sentimento che attanaglia chi è messo al bando, è minacciato di espulsione e di distruzione (nel caso degli ebrei, si trattava della realizzazione di un mostruoso programma di distruzione fisica, mentre nel caso dei Berlusconi si tratta di un evidente disegno persecutorio di cui si sentono oggetto). Credo che tutti farebbero bene a riflettere sull'elemento di fondo di questo paragone solo apparentemente temerario: quello della guerra civile mentale che negli ultimi diciannove anni (non un ventennio come i “sinistri” affermano evocando quello fascista), di cui dieci passati all'opposizione e solo nove al governo, dichiarata a Berlusconi che ha osato mettersi di traverso ai disegni della Sinistra. Basta essere intellettualmente onesti per riconoscere che una tale sensazione è perfettamente comprensibile e condivisibile. La guerra fredda civile fra le opposte fazioni della Sinistra e dei berlusconiani non è finita. Fintanto che prevale l'odio non solo di classe, ma anche nei confronti delle persone (il tentativo di espulsione del tutto superflua di Berlusconi dal Senato e l'imposizione del voto segreto quando ormai la magistratura ha già deciso, ne sono la cartina di tornasole), non si fa il bene dell'Italia. Del resto, l'atteggiamento personale di Berlusconi e la politica adottata dai governi da lui presieduti nei confronti del mondo ebraico in generale e di Israele in particolare stanno a dimostrare che il paragone non voleva certo essere offensivo nei confronti della Shoàh. Plaudo, quindi, all'obiettività e all'intelligenza di Fiamma Nirenstein e di Mattia Feltri.
Maurizio Del Maschio
Concordiamo, sono molti i motivi che potrebbero essere portati in difesa del B. politico, ma, come abbiamo scritto, le sue esternazioni 'storiche' sono indifendibili anche se spiegabili. B. è ignorante - culturalmente parlando - come lo sono moltissimi politici, quelli che si fanno riprendere dalle Tv con alle spalle gli scaffali della propria biblioteca. Guardandoli, pieni di enciclopedie, privi di anche un libro 'vero', si capisce il grado zero della loro formazione culturale. B. dovrebbe sapere che non si deve parlare di ciò che non si conosce. Dovrebbe, invece straparla, e, anche se in buona fede, si danneggia da solo.
IC redazione