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La Stampa Rassegna Stampa
07.11.2013 La morte di Arafat: la comica finale
cronaca di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 07 novembre 2013
Pagina: 14
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Arafat avvelenato con il polonio»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 07/11/2013, a pag. 14, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Arafat avvelenato con il polonio ".

a destra, Yasser Arafat, evidentemente già in gravi condizioni, in partenza per Parigi

Che Arafat sia morto avvelenato e non per altri motivi, è cosa che non ci riguarda. Ci riguarda, invece, la comica finale dopo la vita criminale del capo dell'Olp. Che a 10 anni circa dalla morte sia stato trovato un medico in Svizzera, Paese nel quale Arafat presumibilmente aveva i suoi conti miliardari, disponibile a fornire un referto di morte che ripulisse l'immagine del raiss, non ci stupisce. Ricordiamo, invece, che il referto dei medici francesi dell'ospedale dove il furfante tirò le cuoia non venne mai reso pubblico, per cui nessuno può dire onestamente di che cosa sia morto.
Dalla Russia, che di Polonio se ne intende avendo eliminato con quel sistema diversi avversari del regime, si esclude che possa essere stato il Polonio la causa della morte (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=51033). E che, in ogni caso, aggiungiamo noi, dato che il Polonio evapora in brevissimo tempo, è impossibile che possano essersene trovate tracce dopo dieci anni su uno spazzolino da denti.
La cosa più interessante in tutta questa vicenda sarebbe conoscere l'ammontare dell'eredità ricevuta dalla signora Suha!

«Codardi. Non sono riusciti ad ucciderlo in maniera diretta, allora lo hanno eliminato in maniera subdola». Di fronte alle telecamere di «Al-Jazeera» la vedova di Yasser Arafat, Suha, era ieri un fiume in piena avendo appena ricevuto dal Centro di medicina legale di Losanna un rapporto di oltre 100 pagine da cui risulta abbastanza probabile che il leader dell’Olp sarebbe stato avvelenato dal polonio 210, una sostanza radioattiva. «Sono di nuovo a lutto, è stato come se mi avessero detto che è appena morto», ha aggiunto la moglie del defunto rais palestinese. Su quello stesso rapporto i dirigenti di Ramallah hanno preferito per ora non sbilanciarsi. Oltre agli svizzeri, sono stati coinvolti negli esami dei resti di Arafat anche esperti francesi e russi. Questi ultimi, hanno escluso in modo categorico (ma per ora a livello informale) che ci sia stato un avvelenamento del genere. Sulle conclusioni dei francesi viene mantenuto il riserbo. «Negli ultimi giorni – ha detto Suha – Arafat non poteva quasi più esprimersi. Ma erano gli occhi a parlare. Mi dicevano: Sono stato ingannato. C’è qualcosa che non va in me». Lei, aggiunge, aveva subito sospettato che «c’era qualcosa di innaturale». Ma nell’ospedale Percy (Parigi) a gestire le ultime ore del marito erano stati i dirigenti di Ramallah. «Io ero rimasta sola». Il rapporto svizzero trova che sia stato «un vero peccato che in quel momento non sia stata condotta un’autopsia». Hanno esaminato allora capelli, indumenti, tracce di sangue e di urina di Arafat trovandovi quantità «significative» di polonio 210, fino a 18 volte superiore alla norma, «rimaste inspiegate». La contaminazione a posteriori degli indumenti è possibile, ammettono, ma è complessa. Quegli esperti hanno poi esaminato anche campioni prelevati dalla tomba di Arafat a Ramallah. «I risultati – scrivono - sostengono moderatamente la conclusione che la morte sia stata conseguenza di un avvelenamento da polonio 210». Anche se, precisano, ci sarebbero teoricamente altri motivi per escluderlo. Come mai Suha – che adesso promette che non si darà pace finché «i responsabili» della morte del marito siano identificati e puniti – non si impuntò allora per una autopsia? Sia per motivi religiosi (l’islam richiede una sepoltura rapida) sia perché, spiega, la questione «era divenuta politica». Quasi un’insinuazione che attorno al letto di morte di Arafat i dirigenti dell’Autorità nazionale palestinese avessero fretta di chiudere il capitolo. «Le risposte – ha concluso – sono adesso nella Muqata», il quartier generale palestinese dove una Commissione ufficiale, presieduta dal generale Tawfik Tirawi, dovrà prendere in consegna i rapporti pervenuti dalla Russia, dalla Svizzera e dalla Francia per poi pubblicare le conclusioni.

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