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La Stampa Rassegna Stampa
05.11.2013 John Kerry in Arabia Saudita per placare l'ira dei sauditi con Obama
analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 05 novembre 2013
Pagina: 16
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Kerry prova a rassicurare il re saudita»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 05/11/2013, a pag. 16, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Kerry prova a rassicurare il re saudita ".
In Arabia Saudita dopo aver svolto lo stesso compito con i militari egiziani.


Maurizio Molinari,     John Kerry                re dell'Arabia Saudita

Il Segretario di Stato John Kerry è arrivato a Riad con l’intento di placare le ire del sovrano wahabita, alla guida di una coalizione di Stati sunniti scontenti con Washington. Re Abdullah, custode dei luogi più sacri dell’Islam, non ha gradito diverse mosse compiute da Obama in Nordafrica e Medio Oriente: dal rovesciamento di Mubarak al sostegno ai Fratelli musulmani di Morsi, dal mancato attacco militare al regime di Assad alle intese con gli sceicchi rivali del Qatar fino ai rovesciamenti di posizione sugli insediamenti in Cisgiordania e al peggiore dei insulti ovvero la telefonata di 15 minuti con l’iraniano Hassan Rohani che fa temere una retromarcia americana sul nucleare iraniano. L’entità dell’irritazione dell’Arabia Saudita, il più importante alleato arabo di Washington degli ultimi 80 anni, era ben nota a Kerry prima dello sbarco a Riad e l’incontro nel palazzo reale è servito per tentare di ricostruire un rapporto pericolosamente in bilico. Per riuscire nell’impresa, Kerry ha giocato – secondo fonti diplomatiche – tre carte. Anzitutto ha garantito al sovrano che «Assad non sarà parte della transizione in Siria» destinata a iniziare con la conferenza di Ginevra. In secondo luogo ha promesso che i contatti in corso con l’Iran non porteranno ad alcun cedimento sul nucleare. E, infine, ha discusso i dettagli - coperti da riserbo - delle proposte Usa a Israele e palestinesi per arrivare ad un’intesa entro l’estate. Si è trattato dunque di un summit sulle crisi in corso, teso a rassicurare i wahabiti sul fatto che Washington li considera un interlocutore privilegiato. Per essere più convincente Kerry è arrivato dal Cairo, dove ha legittimato i leader militari con un linguaggio teso proprio a rassicurare il sovrano più potente e inquieto del Medio Oriente. Ma poiché la credibilità di Washington, agli occhi dei sauditi, è ai minimi storici re Abdullah tiene ben stretta in mano la carta con cui intimorisce Obama: l’accelerazione delle forniture di armi ai ribelli sunniti in Siria. Se Kerry sperava di incassare da re Abdullah la ripresa della cooperazione bilaterale negli aiuti ai ribelli potrebbe essere rimasto deluso. Riad ha ascoltato con garbo e apprezzamento le parole del Segretario di Stato ma in Siria farà da sè. Sono i prezzi che comporta la «franchezza nel dialogo fra amici» come l’ha definita il ministro saudita Faisal.

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