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La legalità nell' Unione europea dalle mani sporche (Traduzione di Angelo Pezzana) Alan Baker è stato consigliere legale, esperto di legge internazionale e vice direttore generale del Ministero degli Affari Esteri israeliano. Ha poi ricoperto la carica di ambasciatore in Canada. Oggi è direttore dell’Istituto per gli Affari Contemporanei al “Jerusalem Center for Public Affairs” e capo del Dipartimento Azioni Internazionali del “Legal Forum for Israel” Alan Baker “ L’Unione europea ha emesso quest’anno una direttiva verso gli stati membri affinchè vengano bloccati i rapporti con le istituzioni israeliane di ricerca, aziende e altre strutture situate in quelli che la UE considera “territori occupati”, in particolare le colonie israeliane, che la UE giudica illegali. Con questo atto la UE dimostra il suo pregiudizio contro Israele, poichè si coinvolge nei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi partendo da una valutazione pregiudiziale. Ritengo urgente la formulazione di un documento legale, condiviso a livello internazionale, che spieghi perché questa direttiva debba essere revocata in quanto basata su dati scorretti e in violazione del processo di pace stabilito dalla UE. “ Voglio riunire un rilevante gruppo di avvocati e di personaggi pubblici perché firmino un documento serio, chiaro e legalmente approfondito, senza ‘sottigliezze’ diplomatiche da inviare alla UE. Produrrà un effetto più forte e più persuasivo delle iniziative politiche di routine “ “ Questa idea parte dalla mia esperienza nel ‘Legal Forum for Israel’, dove un gruppo di avvocati, israeliani e non, si occupano della difesa dei diritti di Israele e del popolo ebraico, anche di fronte alla comunità internazionale. “ Abbiamo fatto circolare questo progetto fra circa 500 avvocati soci del Legal Forum ,in Israele e all’estero, così come abbiamo cercato il sostegno e il parere delle organizzazioni internazionali ebraiche che si occupano di problemi legali, affinchè firmassero poi il documento. In due settimane abbiamo ricevuto più di 1000 adesioni. Il documento è stato inviato a Catherine Ashton, il ministro degli esteri della UE, mentre copie sono state spedite ai ministri degli esteri degli Stati europei e agli alti funzionari della UE. “ Il documento affronta alcuni punti fondamentali. La premessa della direttiva UE afferma che le linee armistiziali del 1967 sono i confini di Israele, il che è falso anche secondo la legge. Abbiamo scritto: ‘ L’interferenza riguardo ai confini di Israele stabilita dalla UE.. è sbagliata, storicamente e legalmente. Le linee armistiziali pre-1967 ( la cosiddetta linea verde) non sono mai state considerate dei confini. La risoluzione 242 (1967) del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, approvata dai membri europei del Consiglio, stabiliva ‘confini sicuri e riconosciuti’ che avrebbero dovuto sostituire le linee di armistizio pre-1967. “ Un altro punto importante riguarda i territori di Giudea e Samaria, nessun accordo e documento formale ha mai stabilito che debbano essere territori palestinesi. Anche la UE, in quanto testimone, ha firmato l’Accordo-interim fra israeliani e palestinesi (1995), nel quale i partners aderivano a negoziati per stabilire il destino di questi territori. Quindi la risoluzione UE destabilizza il processo di pace. “ Abbiamo anche scritto:’ L’uso ripetuto da parte della UE dei termini ‘territori palestinesi o arabi occupati’, riferiti a Giudea e Samaria, non ha basi legali. Questa area non è mai stata attribuita come la UE si ostina a scrivere, un uso che contrasta lo stesso concetto di negoziazione, impedisce la soluzione dei problemi mantenendo inalterato lo status attuale’. “ Abbiamo inoltre affermato che il completo rigetto al diritto di Israele su questi territori nega il diritto storico di Israele e del popolo ebraico che i Paesi europei per anni avevano riconosciuto e che quindi rimane valido. Ne deriva che la UE mina il proprio status e dovere prendendo posizione contro Israele. “ In quanto alla illegalità delle comunità israeliane, la UE, da anni, interpreta erroneamente la legge internazionale, incluso l’articolo 49 della quarta Convenzione di Ginevra, la cui origine era:’la necessità di risolvere le espulsioni, migrazioni forzate, evacuazioni, espulsioni di più di 40 milioni di persone da parte dei nazisti nella seconda guerra mondiale’ non aveva nessuna connessione con le comunità israeliane in Giudea e Samaria’. “Abbiamo anche scritto:” La legalità della presenza di Israele nell’area deriva dai diritti storici, stanziali e legali del popolo ebraico a stabilirsi in quell’area, garantita, riconosciuta e accettata dalla comunità internazionale. Diritti che non possono essere messi in discussione. La Dichiarazione di Sanremo del 1920, sottoscritta all’unanimità dalla Lega delle Nazioni, affermava la costituzione di uno stato per il popolo ebraico nella storica Terra di Israele (incluse Giudea,Samaria e Gerusalemme), così come tutti gli altri territori dell’area. Nel 1922 venne la conferma della Lega delle Nazioni che attribuì questo mandato all’Inghilterra. Così come venne confermato dall’articolo 80 della Carta delle Nazioni Unite. “ Il nostro documento ha ottenuto una larga approvazione dalle comunità ebraiche, mentre dalla UE, a parte la conferma di ricezione da parte di un funzionario, non c’è stata alcuna risposta. Manfred Gerstenfeld è presidente emerito del “Jerusalem Center for Public Affairs” di Gerusalemme. Ha pubblicato più di 20 libri. E’ stato di recente ristampato il suo libro “ Israel’s New Future” con una nuova introduzione e il nuovo titolo di “Israel’s New Future Revisited”. |
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