Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 03/11/2013, a pag.14, con il titolo " Nulla sfugge agli Usa, anche Netanyahu è stato sorvegliato ", la cronaca di Fabio Scuto.
Se la notizia è vera, ci auguriamo che Israele chieda senza più indugi la liberazione di Pollard.
HERZILYA—«Penso che selaNsa spiava le telefonate della cancelliera Merkel, allora ha certamente intercettato anche il premier Benjamin Netanyahu, per anni ha ascoltato ogni cosa anche in Israele. Certo, è necessario raccogliere informazioni in tutto il mondo perché il terrorismo è ormai mondiale, ma spiare le leadership dei Paesi alleati è una porcheria». Seduto nel suo ufficio di Herzilya Danny Yatom, ex direttore del Mossad e Consigliere della sicurezza nazionale quando era premier Ehud Barak, parla con serenità di un mondo fatto di ombre, inganni, doppiogiochisti, segreti disvelati o taciuti. Il generale Yatom, atletico per i suoi 68 anni, viene dalle fila del Chief of Staff Command, il Sayyeret Matkal (le Forze speciali) di cui è stato vice-comandante, sembra sincero quando dice: «A casa degli amici non si spia». Perché, poi aggiunge: «Però ci sono cose che si fanno insieme e cose che si fanno da soli, anche sul territorio di un Stato amico, a patto però che questo non lo danneggi». Quindi gli europei sono degli ingenui a pensare che fra alleati non ci si spia? «Non sono sicuro che siano ingenui, ma hanno ragione quando criticano gli Usa. Bisogna dedicare tutte le risorse di intelligence per combatterei pericoli maggiori che non vengono da Stati amici. Lo spionaggio contro paesi amici quando viene scoperto, e viene sempre scoperto, provoca dei gravi danni come vediamo oggi». Se gli americani spiavano anche Netanyahu significa che non si fidano di nessuno. «Per far fronte a minacce globali come il terrorismo mondiale Fra noi, Cia, MI6 e altri, su fatti concreti come i tentativi iraniani di fare l'atomica, ci si racconta quasi tutto i servizi dei Paesi democratici devono collaborare. E per collaborare su faccende così sensibili, ci deve essere un rap po rto di fiducia assoluta». II Mossad ha sempre condiviso tutto con Cia? «La collaborazione è molto stretta. Così è anche con l'MI6 e molti altri servizi. Ci si racconta quasi tutto su argomenti concreti, per esempio sui tentativi dell'Iran di produrre la bomba atomica». Esiste un primo cerchio di intelligence che condivide tutto, i "Five Eyes" (Usa, Gran Bretagna, Canada, Nuova Zelanda ed Australia), poi ci sono tutti gli altri: come se fossero due club diversi... «Non èesatto: si lavoraconciascuna organizzazione separatamente. Può capitare che la Cia sappia da noi cose che non vengono dette all'MI6, sebbene facciano parte dello stesso club». Si possono evitare casi come quello di Snowden? «Non è possibile. Gli uomini sono creature complesse e quando si arruola qualcuno nella Cia o nel Mossad si fanno molti controlli ma alle volte gli esami sbagliano».
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