Sulla STAMPA di oggi, 03/11/2013, con il titolo "L'idra dell'islamismo ha mille teste", Domenico Quirico racconta la morte dei due reporter francesi, sgozzati dai terroristi islamici.
I due reporter sgozzati Domenico Quirico
Come sono fragili le vittorie dell’Occidente! Ieri due giornalisti francesi, sono stati rapiti e giustiziati da un gruppo islamista nel nord del Mali, a Kidal. Dove il deserto è di un colore neutro e morto, e brusca la sua presa su ogni essere umano, e così immediato il suo avvolgimento di silenzio e solitudine...
La sabbia invadente ed eterna. E in fondo all’orizzonte catene di montagne si allacciano e si sovrappongono con forme indenni dall’inizio del mondo. Erano arrivati per un reportage per la radio: forse anche loro,purtroppo,hanno creduto alle parole monumentali, che qui l’Occidente avesse vinto la sua sfida con il nuovo Nemico, l’internazionale islamista. Hanno pagato con la vita.
Già,Kidal: sono passati soltanto pochi mesi e questa città alla frontiera dell’Algeria era stata inserita nel libro d’onore dell’Armée. Ultima battaglia di una guerra vittoriosa nel deserto, la caccia alla branca democida di al Qaida-Maghreb, ricacciata dalle mitiche sabbie di Timbuctu e braccata fino agli impraticabili graniti dell’Ifoghas da questi forzati della«Grandeur».
Trombe, medaglie, bandiere, e la guerra che viene dimenticata, sparisce dalle prime pagine: politicamente le vittorie non rendono per molto tempo, e poi questa costola così selvatica dell’Internazionale islamica non era stata annientata? L’unico successo di Hollande il Timido, il Tentennone: il vecchio impero africano che torna sotto la mano brusca e protettrice della République abbarbicata al suo passato come edera a muraglia... Non era così: scenograficamente raccontata in tutti da telegiornali assai ossequiosi al servizio di propaganda del ministero della Difesa, la guerra non era affatto finita. Il Jihad sahariano si era semplicemente ritirato, applicando i dettami della lotta nel deserto dove il territorio, le ciclopiche tavole di pietra e di sabbia, non appartengono a nessuno e si può cedere spazio per guadagnare, lo insegnava Napoleone, il tempo,questo sì determinante.
Gli jihadisti, al contrario di noi che facciamo i conti con la Storia, febbrilmente, ogni sera al telegiornale, sanno attendere, hanno un grande alleato appunto: ilTempo. Sapevano che i riflettori si sarebbero spenti, e che con loro sarebbe partita anche la maggioranza delle unità dell’operazione «Serval». La guerra costa, le democrazie con le tasche vuote impongono che sia breve.Allo straordinario si sostituisce il consueto. I reparti africani sono arrivati col contagocce e si tengono lontani dalle zone pericolose. Al posto di Aqmi, indebolita dagli attacchi e che ha perso il suo capo,AbuZeid «ilmacellaio», è sorta dall’unione dei vari gruppi una nuovaf ormazione:gli Almoravidi.
Nel nome è il programma: una dinastia berbera che tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo unificò il Maghreb sotto le bandiere verdi del Profeta.
Gli Almoravidi sono più numerosi, più esperti nel combattimento e meglio armati.Dispongono di kamikaze, di commandos e dell’alleanza dei ribelli tuareg, padroni delle piste nel deserto. L’esercito maliano, formato dai neri del sud del Paese, ha lasciato dietro di sé violenze e ruberie , la voglia di vendetta sforna nuove reclute. Come colpito da una febbre cattiva il Mali riaffonda nella guerra. Da un mese hanno iniziato a muovere le loro pedine con sempre maggioreefficacia. La tela ordita dalla propaganda cade in un batter d’occhio sfioccata e guasta. I francesi,preoccupati,hanno lanciatoda alcuni giorni una nuova operazione militare con 1500 uomini denominata Hydra.
Forse l’Armée non ha strateghi straordinari, ma sa scegliere le sigle: per sconfiggere l’Idra bisogna tagliarne tutte le teste.
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