lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
03.11.2013 Africa: l'idra dell'islamismo ha mille facce
Commento di Domenico Quirico

Testata: La Stampa
Data: 03 novembre 2013
Pagina: 1
Autore: Domenico Quirico
Titolo: «L'idra dell'islamismo ha mille teste»

Sulla STAMPA di oggi, 03/11/2013, con il titolo "L'idra dell'islamismo ha mille teste", Domenico Quirico racconta la morte dei due reporter francesi, sgozzati dai terroristi islamici.

I due reporter sgozzati                     Domenico Quirico

Come sono fragili le vittorie dell’Occidente! Ieri due giornalisti francesi, sono stati rapiti e giustiziati da un gruppo islamista nel nord del Mali, a Kidal. Dove il deserto è di un colore neutro e morto, e brusca la sua presa su ogni essere umano, e così immediato il suo avvolgimento di silenzio e solitudine...
La sabbia invadente ed eterna. E in fondo all’orizzonte catene di montagne si allacciano e si sovrappongono con forme indenni dall’inizio del mondo. Erano arrivati per un reportage per la radio: forse anche loro,purtroppo,hanno creduto alle parole monumentali, che qui l’Occidente avesse vinto la sua sfida con il nuovo Nemico, l’internazionale islamista. Hanno pagato con la vita.
Già,Kidal: sono passati soltanto pochi mesi e questa città alla frontiera dell’Algeria era stata inserita nel libro d’onore dell’Armée. Ultima battaglia di una guerra vittoriosa nel deserto, la caccia alla branca democida di al Qaida-Maghreb, ricacciata dalle mitiche sabbie di Timbuctu e braccata fino agli impraticabili graniti dell’Ifoghas da questi forzati della«Grandeur».
Trombe, medaglie, bandiere, e la guerra che viene dimenticata, sparisce dalle prime pagine: politicamente le vittorie non rendono per molto tempo, e poi questa costola così selvatica dell’Internazionale islamica non era stata annientata? L’unico successo di Hollande il Timido, il Tentennone: il vecchio impero africano che torna sotto la mano brusca e protettrice della République abbarbicata al suo passato come edera a muraglia... Non era così: scenograficamente raccontata in tutti da telegiornali assai ossequiosi al servizio di propaganda del ministero della Difesa, la guerra non era affatto finita. Il Jihad sahariano si era semplicemente ritirato, applicando i dettami della lotta nel deserto dove il territorio, le ciclopiche tavole di pietra e di sabbia, non appartengono a nessuno e si può cedere spazio per guadagnare, lo insegnava Napoleone, il tempo,questo sì determinante.
Gli jihadisti, al contrario di noi che facciamo i conti con la Storia, febbrilmente, ogni sera al telegiornale, sanno attendere, hanno un grande alleato appunto: ilTempo. Sapevano che i riflettori si sarebbero spenti, e che con loro sarebbe partita anche la maggioranza delle unità dell’operazione «Serval». La guerra costa, le democrazie con le tasche vuote impongono che sia breve.Allo straordinario si sostituisce il consueto. I reparti africani sono arrivati col contagocce e si tengono lontani dalle zone pericolose. Al posto di Aqmi, indebolita dagli attacchi e che ha perso il suo capo,AbuZeid «ilmacellaio», è sorta dall’unione dei vari gruppi una nuovaf ormazione:gli Almoravidi.
Nel nome è il programma: una dinastia berbera che tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo unificò il Maghreb sotto le bandiere verdi del Profeta.
Gli Almoravidi sono più numerosi, più esperti nel combattimento e meglio armati.Dispongono di kamikaze, di commandos e dell’alleanza dei ribelli tuareg, padroni delle piste nel deserto. L’esercito maliano, formato dai neri del sud del Paese, ha lasciato dietro di sé violenze e ruberie , la voglia di vendetta sforna nuove reclute. Come colpito da una febbre cattiva il Mali riaffonda nella guerra. Da un mese hanno iniziato a muovere le loro pedine con sempre maggioreefficacia. La tela ordita dalla propaganda cade in un batter d’occhio sfioccata e guasta. I francesi,preoccupati,hanno lanciatoda alcuni giorni una nuova operazione militare con 1500 uomini denominata Hydra.
Forse l’Armée non ha strateghi straordinari, ma sa scegliere le sigle: per sconfiggere l’Idra bisogna tagliarne tutte le teste.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT