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Le lingue che parliamo 02/11/2013

Non sono ebreo, anche se conosco qualcosa dell'Ebraismo, della sua lingua, della sua Storia. Faccio parte di una comunità cristiana (meglio, facevo, dato che le inesorabili leggi di natura non mi permettono più certi ritmi di vita di una volta), spesso ci sono riunioni ecumeniche con altre religioni, protestanti delle varie chiese o sette come dir si voglia, ortodossi, sia di rito greco sia di rito russo, bizantino, slavo, copto ecc. nonché con ebrei e musulmani.
Mentre i cristiani si esprimono in un italiano più o meno approssimativo, comunque quasi comprensibile, molti ebrei si esprimono nella loro lingua, così pure i musulmani. Ma degli ebrei, pur non capendo nulla, riesco a percepire la melodiosità dei suoni, indubbiamente Quella è la Lingua del Benedetto nei Secoli, l'Ineffabile, l'Eterno. Ma appena sento i musulmani, con quei suoni gutturali aspri e duri, mi vengono in mente i deliranti discorsi del "baffettino" criminale con il ciuffo che sembrava un cardo marcio e che mandò sei milioni (forse anche di più) di Vostri fratelli nelle camere a gas.
E mi vengono a parlare di ecumenismo! Mahh!

Mario Salvatore Manca di Villahermosa

Se i problemi stessero  nella più o meno armoniosità delle lingue, vivremmo tutti meglio, mentre il problema vero dell'islam sta nella sua volontà di imporre le sue leggi al mondo intero. E' a questa minaccia che dobbiamo opporci, non importa in quale lingua lo faremo, anzi, dovremmo farlo anche in arabo, perchè il fondamentalismo islamico è un pericolo per tutti, musulmani compresi.
IC redazione

 


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