Su LIBERO di oggi, 30/10/2013, a pag.16, con il titolo " Al Qaeda ha lanciato la sfida, Uiguri, portate l'jihad in Cina", Carlo Panella interpreta l'attentato a Piazza Tienanmen.
Carlo Panella Attentato in piazza Tienanmen
Tre kamikaze contro la Porta celeste di piazza Tienanmen: la scenografia degli jihadisti ha colpito lunedì il simbolo massimo e millenario del potere in Cina. Il tutto, completato dalla immanenza del grande ritratto di Mao Tse Tung che proprio alla sommità della porta è appeso e davanti al quale èbruciato il rovo del Suv che è stato pilotato a massima velocità contro le transenne e - palesemente pieno di esplosivo - è esploso uccidendo 5 persone (tra questi tre attentatori) e ferendone non meno di 38, in buona parte ignari turisti filippini. La rigidissima censura dello Stato comunista è subito scattata a occultare lo sfregio, impedendo ai giornalisti di arrivare sul posto e stendendo unacappa di silenzio - imbarazzata - durata ore. Ma la realtà di unadinamica che poteva essere solo prodotta da un attacco terroristico e non di un normale “incidente di macchina” era troppo evidente per essere occultata e così, nella mattinata di martedì le autorità cinesihanno deciso di fare trapelare indicazioni che permettono ora di ricostruire meglio il quadro dei fatti: l’autista del Suv è un uiguro, come uiguri sono i due passeggeri La polizia di Pechino ha dunque lasciato trapelare che sta investigando su almeno otto sospetti uiguri e cinque targhe automobilistiche del Sinkiang in relazione all’esplosione. Dunque, il clamoroso attentato va riferito alla tesissima situazione del Xinjiang, l’estrema regione nord orientale della Cina, in cui si registrano da decenni movimenti autonomisti e nella quale è forte - anche se contrastata - l’infiltrazione di alQaeda Il titolo che si doveva dare da subito alla notizia dell’esplosione era dunque «Al Qaeda colpisce la Porta celeste in piazza Tien An Men». Passate poche ore questa è la portata del duro colpo politico che il governo cinese ha subito. Quel pericolo dell’inter - vento di terroristi uiguri che era stato l’incubo delle autorità cinesi durane le Olimpiadi di Pechino, contenuto da un ferreo cordone di controlli che durano tuttora, alla fine si è avverato. Come già avvenne nell’Urss, il colosso comunista cinese, che è riuscito con spregiudicatezza a operare una straordinaria riforma economica che preserva il regime e l’economia comunista e pianificata in larga parte del paese, ma permette lo sviluppo impetuoso del più spregiudicato capitalismo in larghe “zone di sviluppo”, viene dunque minacciato dalle minoranze etniche. In particolare-enon è un caso -da quelle di religione islamica. La storia delle ribellioni del Xinjiang è complessa ed è legata al fatto che dopo la prima guerra mondiale e fin dopo la fine della seconda guerra mondiale, la regione era diventata autonoma e indipendente col nome di Repubblica del Turkestan orientale. Abitato da una ventina di etnie di ceppo turco (uiguri, tagiki, azeri, turkmeni, ecc…), a larghissima maggioranza musulmani, il Turkestan Orientale o Sinkiang è stato poi inglobato - in realtà pacificamente - dall’Ar - mata Rossa dopo il trionfo della rivoluzione comunista di Mao Tse Tung sul nazionalista Ciang Kai Shek. Ma negli anni novanta, la politica di marginalizzazione delle economica e sociale delle popolazioni locali a tutto vantaggio dell’etnia Han (cinese) ha creato forti tensioni e rivolte da parte delle etnie locali. Come i sovietici in Ucraina, Bielorussia e nelle repubbliche baltiche, la cui gestione era affidata alle minoranze russe, così anche i cinesi hanno favorito intensamente lo spostamento di centinaia di migliaia di Han nello Sinkiang (così come in Tibet), affidando solo a loro la gestione del Partito locale e delle strutture statali. Le rivolte contro ladominazione Han sono così iniziate nel 1962 ad opera dei Kazaki del Sinkiang,sonocontinuate con la rivolta di Baren nel 1990, poi nel 1997 a Ghulja e nel 2009 si sono cronicizzate, tanto che in quell’anno la stessa agenzia di informazioni cinese Xinhua ha dato notizia di ben 158 manifestanti, che, secondo la portavoce del World Uyghur Congress (che organizza dall’estero gli uighuri in rivolta) i morti sarebbero stati addirittura 600. Dalla fine del ‘900, dalle organizzazioni uighure autonomiste, si sono staccati gruppi di jihadisti. Il contagio è penetrato nel Sinkiang dal confinante Kashmir pakistano, ed è stato canalizzato da al Qaida, in una prima fase da Osama bin Laden e poi, durante la sua lunga fuga, dal suo successore Ayman al Zawahiri. Non a caso, il nuovo leader di al Qaida ha lanciato un appello alla ripresa del jihad nello Xinjiang il 17 settembre scorso. È stato ascoltato.
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