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La Stampa Rassegna Stampa
27.10.2013 La memoria si difende con la cultura. Verità o pia illusione ?
L'opinione di Renzo Gattegna

Testata: La Stampa
Data: 27 ottobre 2013
Pagina: 29
Autore: Renzo Gattegna
Titolo: «Ma la memoria si difende con la cultura»

 Sulla STAMPA di oggi, 27/10/2013, a pag.29, con il titolo " Ma la memoria si difende con la cultura", un articolo dell'avv.Renzo Gattegna, presidente Ucei, unione delle comunità ebraiche italiane, preceduto da una nota redazionale che ricorda il ritiro del progetto di legge che avrebbe dovuto sanzionare chi nega la Shoah.
IC ha dato spazio a chi proponeva una pena, come avviene peraltro in diversi paesi europei, e a chi la riteneva inutile, anzi, persino una mossa pericolosa per la libertà di pensiero.
Ovviamente la presenza di una pena non ha mai eliminato il crimine, ma non ci pare un buon motivo per augurarsi il ritorno alla legge della giungla, che però sembra non sia stato proposto da nessuno.
Avanziamo però dei dubbi su proposte che richiamano la 'cultura' quale rimedio, anche perchè ci pare una buona intenzione ma niente di più. Un elenco di buoni propositi, come quelli elencati dall'avv.Gattegna, dei wishful thinking (illusione, pio desiderio) che, non va dimenticato, hanno sempre lastricato l'inferno. Elencare le iniziative che andrebbero prese non ha mai voluto dire che verranno realizzate. Anzi, il fatto stesso di elencarle, può dare l'impressione che siano già dietro l'angolo. 

Ieri sulla Stampa la notizia del ritiro del disegno di legge che avrebbe introdotto il reato di negazionismo. È diventato soltanto un’aggravante, dopo che il Parlamento ha accolto l’appello degli storici rappresentati dalla Sissco, la Società italiana per lo studio della storia contemporanea: secondo loro, l’esistenza del reato avrebbe rischiato di limitare la libertà di opinione, senza la quale il dibattito storiografico è impossibile

 Renzo Gattegna: " Ma la memoria si difende con la cultura",

 

Renzo Gattegna

Si fa più intenso ed entra nel vivo, come è bene che sia, il dibattito su quali siano gli strumenti più efficaci e compatibili con un sistema libero e democratico come il nostro, per combattere il razzismo, il negazionismo, la discriminazione e le azioni di propaganda di chi si richiama alle ideologie dell’odio e del genocidio. Ne discutono gli storici e i giuristi italiani, ne discute il mondo politico ne discute il Parlamento, chiamato ad adeguare il nostro sistema legislativo alle direttive europee che hanno trovato applicazione già in altri Stati. Gli ebrei italiani devono vedere con favore ogni contributo di pensiero proveniente da studiosi di valore e devono respingere con decisione le tesi e le azioni di chi vorrebbe approfittare del dibattito per banalizzare e svalutare la Memoria. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la Memoria si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo migliore, privilegiando le armi della cultura e dell’istruzione, impegni perenni e prioritari che nessuno potrà mai porre in secondo piano anche perché le leggi stesse devono sempre trovare una solida base nella coscienza collettiva. È un impegno che deve coinvolgere tutti i cittadini, perché si tratta di difendere un patrimonio che appartiene non solo agli ebrei, ma all’intera società. Per questo intendo coinvolgere le strutture dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel rivolgere un pressante appello e invitare a un confronto e a una collaborazione diverse categorie che in un modo o nell’altro si trovano in prima linea nella diffusione di cultura e di informazione nella nostra società. Certo gli educatori e i docenti italiani, certo gli intellettuali, certo i giornalisti.Maanche coloro, come i bibliotecari e gli addetti alla vendita di libri e di giornali, che a contatto con la popolazione svolgono attività di diffusione e che inconsapevolmente si trovano spesso a essere strumento di chi pubblica appelli all’odio e all’ignoranza. Sono sicuro di trovare comprensione nelle loro associazioni di categoria, fra i loro amministratori, fra chi porta la responsabilità di piccole e grandi aziende che diffondono cultura e informazione. Ogni cittadino che ha cara la libertà e la dignità della società in cui vive deve fare la propria parte. Deve domandarsi che cosa vogliono davvero i negazionisti. Come possono realisticamente sperare di offuscare le coscienze della gente, di mistificare la storia fino al punto di insinuare dubbi su realtà storiche inconfutabili. Certo la loro attività potrebbe anche apparire un vano e oscuro esercizio di follia, ma sbaglierebbe chi pensasse che nel loro mondo si muovano soltanto menti esaltate, dedite a spandere i loro deliri. Operano in mezzo a loro anche individui bene accorti, che sperano di ridurre l’ebraismo a una realtà perennemente sulla difensiva, un mondo disperatamente impegnato solo sul passato, mentre al contrario il nostro impegno è, e deve essere, vivere la vita, e nella vita i valori ebraici, essere padroni del nostro tempo e delle nostre energie, non lasciarci condizionare l’agenda da chi ha la vocazione a seminare odio. Questo è forse il bene più importante da difendere contro chi vorrebbe offendere la Memoria. Perché la Memoria, nella dimensione ebraica, è da sempre la sorgente della vita.

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