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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.10.2013 Ungheria: denunciare l'antisemitismo con un'opera musicale
commento di Stefano Jesurum

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 ottobre 2013
Pagina: 41
Autore: Stefano Jesurum
Titolo: «Ascoltare la lezione della musica nell’Ungheria populista e antiebraica»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/10/2013, a pag. 41, l'articolo di Stefano Jesurum dal titolo " Ascoltare la lezione della musica nell’Ungheria populista e antiebraica ".


Stefano Jesurum,  Iván Fischer

La musica — ci ha ricordato il Maestro israeliano Omer Meir Wellber in una bellissima lezione tenuta al Jewish and the City Festival di Milano — ha bisogno di qualcuno che la componga, di qualcuno che la esegua, e di qualcuno che la ascolti. Se manca uno di questi tre «attori» la musica è niente, non è. Ecco perché auguro il maggior successo possibile a un altro noto direttore d’orchestra, l’ungherese Iván Fischer, che ha composto e appena messo in scena a Budapest l’opera lirica La giovenca rossa , schietta denuncia della deriva populista, intollerante, razzista e antiebraica in atto nel suo Paese (e in una discreta fetta d’Europa). Che musica sia, dunque. Fisher l’ha composta, gli orchestrali l’hanno suonata e i cantanti cantata, ma il pubblico, soprattutto gli uomini del potere, l’avranno ascoltata?
Riferimenti ritmici klezmer, rap e mozartiani, narrano un pogrom scatenatosi in Ungheria nel 1882 con la solita accusa del sangue (gli ebrei avrebbero ucciso una giovane contadina). Così la «prima» dell’opera si trasforma in un colossale j’accuse contro il governo di Viktor Orban oltre che, naturalmente, in un dito puntato contro la società che alle ultime elezioni ha dato quasi il 20 per cento al partito neonazista Jobbik. Iván Fischer, già direttore principale della Washington National Symphony Orchestra, dice di credere fermamente nella «responsabilità della cultura riguardo a ciò che accade ogni giorno». E in Ungheria non è l’unico ad avere ancora una visione critica e attiva del ruolo dell’intellettuale. Lui, ebreo, si sente a disagio, tuttavia continua a dedicarsi alla Budapest Festival Orchestra anche se ha fatto trasferire la famiglia a Berlino. Sembra di tornare indietro, che la Storia si ripeta. Giorno dopo giorno, caso dopo caso. Il famosissimo pianista András Schiff giura che non metterà mai più piede nella sua amata patria finché al governo ci sarà Orban; il popolare attore e regista Róbert Alföldi viene prima rimosso da direttore del Teatro Nazionale perché non è allineato e poi messo in ridicolo per la sua omosessualità. Che brutta musica.

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