Domani si vota in Israele per le elezioni amministrative. Sul FOGLIO di oggi, 19/10/2013, a pag. X, con il titolo "Sui cartelloni elettorali di Nazaret si legge lo scontro identitario di Israele", Rolla Scolari riferisce su Nazaret e Nazaret Illit. Interessante il ritratto di Hanain Zoabi, il fatto che sia una parlamentare alla Knesset e candidata sindaco a Nazaret, con quel popò di curriculum, è l'esempio di come funziona la democrazia in Israele, altro che Apartheid. In Usa sarebbe già da anni in galera, mentre in Israele se la spassa con tutti gli onori.
Dall'alto: Rolla Scolari, Nazaret Illit, Hanin Zoabi
Nazaret. I muri in pietra bianca della città vecchia, tra giardini, corti di moschee e sagrati di chiese, sono ricoperti di colorati cartelloni elettorali, di slogan, di fotografie dei candidati che si sfidano alle municipali del 22 ottobre. La più grande città araba d’Israele, simbolo della cristianità perché luogo in cui, secondo la tradizione evangelica, qui è cresciuto Gesù, dista pochi metri da Nazaret Illit, o Nazaret Alta, cittadina ebraica. Le due città hanno lo stesso nome ma sono due comuni diversi. Andranno alle urne lo stesso giorno per scegliere due diversi sindaci. Da una parte e dall’altra, però, i contorni delle campagne elettorali hanno qualcosa in comune. C’è una radicalizzazione dei toni che in piccolo racconta anche una tendenza della politica nazionale, dove da una parte è diventato polarizzante il discorso identitario di figure della destra israeliana più estrema e dall’altra c’è chi ha deciso di abbandonare il termine “arabo-israeliani” per definire la minoranza araba del paese. “Non sono araba-israeliana. Sono palestinese”, dice Hanin Zoabi, seduta in uno spoglio e disordinato quartier generale elettorale. La minuta signora dal caschetto nero arruffato è una controversa politica conosciuta in tutto Israele per le sue dichiarazioni antisraeliane, la sua solidarietà con il gruppo islamista palestinese che controlla Gaza, Hamas, per aver partecipato nel 2011 alla spedizione della nave turca Mavi Marmara che cercò di rompere il blocco israeliano sulla Striscia. A bordo, in seguito a un raid dell’esercito israeliano, furono uccisi nove cittadini turchi. Hanin Zoabi è deputato alla Knesset, il Parlamento israeliano, e oggi corre per diventare il primo sindaco donna di Nazaret. Ha scelto di fare campagna contro il suo rivale (e favorito alle urne) Ramiz Jaraisy, sindaco in carica, accusandolo di aver in passato stretto la mano a leader e politici israeliani come il presidente Shimon Peres, di avere relazioni troppo strette con il ministero dell’Interno, come spiega Mohammed Zeidan dell’Associazione araba per i diritti umani di Nazaret. Il cristiano Jaraisy, quattro mandati alle spalle, ha basato la sua carriera proprio sulla contrapposizione al sistema israeliano, lavorando per l’emancipazione della minoranza araba, lo sviluppo di servizi e istituzioni deboli nelle cittadine arabe della Galilea, per l’educazione di una comunità che ancora oggi non è ben rappresentata nelle università e sul mercato del lavoro. Ora, il suo principale rivale va oltre e porta questa contrapposizione sui chiari toni del contrasto, almeno retorico. “L’eguaglianza è una concessione: siamo nella nostra patria – dichiara Zoabi – Non credo in una falsa coesistenza, preferisco un confronto giusto a una coesistenza falsa”, dice parlando di Israele, che definisce uno “stato razzista”. Spiega che alla popolazione di Nazaret, se eletta, chiederebbe di scendere in piazza “per mobilitare la società alla lotta”. A pochi metri di distanza, Nazaret Alta vive una campagna elettorale diversa, in cui si sfidano altri candidati. I toni nella cittadina ebraica sviluppata nel 1958 non sono più accomodanti. Dal 2008, la città è governata da un sindaco, Shimon Gafsou, che ha fatto parlare di sé per le sue frasi choc e per essersi autodefinito uno “sporco razzista” in una serie di provocatori cartelloni che sembravano essere stati scritti da suoi detrattori e invece erano una sua trovata elettorale. Nel centro abitato negli ultimi anni si è rafforzata la presenza di arabo-israeliani, oggi circa il 20 per cento della popolazione. Nella vicina città araba di Nazaret, dove una maggioranza islamica coabita con un 35 per cento di cristiani, la popolazione è più numerosa e con meno terreno a disposizione – come spiega il sindaco Jaraisy –, i servizi pubblici sono deboli, le poche case in vendita sono care. Così, sempre più famiglie cercano gli spazi, il verde, i marciapiedi curati dei vicini. Questo però ha causato parecchie tensioni. “Nazaraet Illit per sempre ebraica” è uno degli slogan del sindaco Gafsou che, intervistato di recente dal Washington Post, ha detto che gli arabi “sono benvenuti” se capiscono che la città deve restare ebraica. “Mi taglierei una mano piuttosto che costruire una scuola araba”, ha dichiarato al quotidiano, aggiungendo di non voler avere nulla a che fare anche con moschee, presepi, alberi di Natale. Il sindaco sarebbe il favorito nella corsa elettorale, se non fosse da poco indagato con un’accusa di corruzione che potrebbe costargli la carriera.
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