Israele: il Paese dove mi sono trovato meglio
Manfred Gerstenfeld intervista l’ambasciatore olandese Bob Hiensch
Bob Hiensch
Bob Hiensch è arrivato in Israele nel 2003 in qualità di ambasciatore olandese, carica che ha tenuto per 4 anni. L’Olanda – che rappresenta in Israele anche il Lussemburgo – è stata in quel periodo presidente del Consiglio d’Europa per sei mesi. In quella posizione, ha rappresentato un punto di riferimento per il governo israeliano”.
“Israele è un Paese di immigrati, il che rende molto piacevole la vita di un ambasciatore. Da straniero, uno può muoversi nella società israeliana senza essere notato. Molte altre ragioni hanno contribuito a farmi ritenere - insieme a mia moglie – l’ incarico in Israele estremamente gradevole. Fra queste, l’importanza del mio lavoro diplomatico e i rapporti amichevoli con la comunità olandese”.
“ Israele mi ha dato molto. Non sono religioso, ma l’aver vissuto 4 anni nel Paese della Bibia ha arricchito la mia vita, perché ho potuto conoscere i luoghi dove si erano svolti quei fatti. Durante quei 4 anni ho modificato la prospettiva che avevo su Israele, che viene vista in Europa come un potere regionale. Vivendo qui uno capisce che questo è un piccolo Paese, circondato da centinaia di milioni di Arabi, la maggior parte ostili”.
“ Un altro argomento sul quale ho cambiato opinione è la barriera di sicurezza. Molti in Olanda e in Europa la considerano illegale, particolarmente nei punti in cui passa attraverso un territorio palestinese. Io però ho sempre cercato di spiegare al Ministero degli Esteri olandese che la barriera ha garantito enormemente la sicurezza di Israele. Grazie alla barriera i terroristi suicidi sono praticamente scomparsi. Ho chiarito che i colloqui di pace potranno riprendere solo se sarà garantita la sicurezza di Israele”.
“ Il mio mestiere ha un doppio percorso, un ambasciatore non può limitarsi a spiegare le posizioni olandesi e europee al governo israeliano, è anche necessario spiegare al Ministero in Olanda che vi sono diversi modi di osservare la realtà israeliana. Per esempio che vi possono essere altri punto di vista. Sono sempre stato convinto che queste mie osservazioni siano state apprezzate dal mio Ministro, né mi hanno mai danneggiato, visto che il mio incarico successivo è stata l’India, un livello leggermente più alto”.
“ Mi ha molto colpito l’uscita da Gaza. In Occidente la si è sotto estimata, diminuendone l’importanza, giudicando quell’iniziativa come se Israele non avesse mai avuto il diritto di esserci. Ho spiegato al Ministero dell’Aja che per gli ebrei religiosi e sionisti, quello era stato un passo estremamente importante dal punto di vista politico, una svolta epocale”.
“ E’ anche compito di un ambasciatore valutare gli affari economici che possono essere importanti per il proprio paese.Ho sempre ritenuto che l’Olanda aveva molto da imparare dalla scienza e tecnologia israeliana, in particolare nel campo degli investimenti di capitali di rischio e nell’High-Tech”.
“ Sfortunatamente, ricorderò Israele anche per alcuni aspetti sconvolgenti. Eravamo arrivati alla fine della seconda intifada, quando gli attentati palestinesi erano numerosi. Ricordo che il giorno seguente, esplose un autobus a Gerusalemme, carico di ebrei ortodossi, fra i quali molti bambini. Un’altra esperienza terribile avvenne nel porto di Ashdod, dove ero andato in qualità di rappresentante del Consiglio d’Europa, con l’attentato di un terrorista suicida. Ciò che vidi mi impressionò molto. Nell’esplosivo vi erano molti pezzi di ferro, in modo tale da causare terribili ferite. Ne presi alcuni per farli vedere agli altri ambasciatori”.
“In un’altra occasione ci trovammo vicino a un attentato che fece vittime tra un gruppo di scolari. I sopravvissuti ci chiesero con uno sguardo triste perché il mondo non faceva nulla. Stavamo lì con le lacrime agli occhi, senza sapere che cosa rispondere. A volte ripenso a quel soldato israeliano di origine olandese, che morì nella guerra del Libano nel 2006, quando incontrai i suoi genitori, colpiti da quella perdita terribile”.
“ Un aspetto positivo di Israele sono la sua società aperta insieme alla politica.
Non si perde tempo se si vuole essere ricevuti, fosse anche dal Ministro degli Affari Esteri, oppure dai singoli parlamentari. Anche per questo penso che un ambasciatore in Israele conta veramente qualcosa nelle relazioni fra i due paesi”.
“ Prima della mi partenza da Israele, l’allora Primo Ministro Ehud Olmert mi ricevette privatamente. Non ho mai saputo che sia successo ad altri ambasciatori, per questo lo considero un atto molto speciale nei miei confronti e ne sono tuttora molto orgoglioso”.
Manfred Gerstenfeld è presidente emerito del “Jerusalem Center for Public Affairs” di Gerusalemme. Ha pubblicato più di 20 libri. E’ stato di recente ristampato il suo libro “ Israel’s New Future” con una nuova introduzione e il nuovo titolo di “Israel’s New Future Revisited”.
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