Anti-semitismo e anti-sionismo
Commento di Vitaliano Bacchi
Vitaliano Bacchi L'antisemitismo è antisemitismo. Fattene una ragione!
Quando vedo una persona che piange i suoi morti di Auschwitz, oltre che il pulsare del sentimento di vendetta e giustizia che deve animare ogni giusto di questo mondo, vedo una persona che, classificata ebreo dalla legislazione fascista sulla razza, porta per ciò un nome familiare valutato di genealogia ebraica dal diritto fascista e come tale discriminato e candidato allo sterminio.
Questa è la prima figura dell'odio antisemita, quella vera autentica: la discriminazione razziale fascista che codificò in legge l'esclusione sociale di persone portatrici di un cognome tipizzato e quindi per ciò solo considerate abiette da una ideologia che ha fondato una categoria antropologica di scarto romanzata su immaginarie caratteristiche infami: turpe affarismo, cospirazionismo e il resto dell'immaginario paranoide fascista e cioè di chi deve razionalizzare il massacro.
La nuova figura di antisionismo e cioè di odio per Israele non è officiata solo dal neofascismo, comunque sempre in prima fila su questo fronte, ma è purtroppo agitata dalla “cultura della liberazione” della sinistra marxista; il sostegno che questa ideologia della liberazione assicura alla lotta palestinese si fonda sulle identiche radici sulle quali fu motivata la solidarietà alla lotta all'apartheid sudafricano o alla guerriglia vietnamita contro l'intervento americano per salvare la democrazia sopraffatta dai khmer rossi.
Prevale in questa ideologia marxista della liberazione che esalta la guerriglia palestinese contro Israele, l'estensione abusiva della idea di lotta di classe ad un conflitto regionale territoriale che, invece, è solo fondato sul rifiuto della coesistenza opposto dalla intransigenza araba alla legittima fondazione dello Stato di Israele.
Sono quindi due manifestazioni diverse di antisionismo ma coincidenti negli effetti: quella fascista è fondata sulla antropologia del disprezzo di una figura mitica assurda e caricaturale dell'ebraismo, mentre quella marxista si origina da una equivoca estensione della idea di lotta di classe ad una lotta solo territoriale, che non è quindi di classe e che inoltre è solo paludata in senso devozionale da una retorica religiosa funzionale ad ottenere il sostegno dell'islam contro Israele.
L'antisemitismo fascista è estremo, antropologico: l'ebreo è un soggetto pericoloso subdolo da escludere socialmente per la paventata minaccia che il suo turpe affarismo costituisce per l'equilibrio sociale e dei rapporti di classe; l'antisionismo marxista è una abusiva estensione della tematica della lotta di classe che solidarizza con la causa palestinese equiparandola alle rivolte popolari del Sud America contro l'oppressione di regimi militari fascisti, tanto che l'equiparazione di Israele alle dittature fasciste è una costante della propaganda antisionista della cultura marxista.
E' la consapevolezza di questa diversità tra forme diverse dell'antisionismo attuale che distingue il pietismo ingenuo dell'ebraismo rituale dalla autentica coscienza laica e razionale del sionismo storico e cioè della ideologia di chi, come noi, sostiene il diritto politico di Israele ad esistere come Stato indipendente, a prescindere da ogni questione etnica sulla identità ebraica razziale, che oggi appare una categoria culturale immaginaria e priva di giustificazione storica, prima ancora che scientifica.
All'atto di organizzare la resistenza sociale e la tipologia della risposta istituzionale (politica, giudiziaria ecc.) contro la aggressione mediatica e la diffamazione sistematica della cultura e dei valori sui quali si fonda la stiria di Israele, l'intelligenza sionista italiana ed europea dovrà anzitutto e preliminarmente ordinare il campo sociale del suo intervento elaborando modelli di risposta diversi contro diffamatori che motivano il loro odio sociale il primo sul mito dell'ebreo malfattore e il secondo su quello dell'oppressore.
La risposta non può quindi essere univoca, perchè la critica marxista assimila il sionismo al fascismo oppressore di minoranze proletarie diseredate e quindi legittimate alla resistenza armata contro lo Stato degli oppressori e qui la risposta non potrà che essere politica e culturale perchè si tratterà di dimostrare coi fatti che la realtà è contraria a questa mistificazione comunista internazionale di una lotta che non è di classe ma è di territorio.
La risposta antifascista, invece, dovendo pur sempre affrontare l'odio antropologico e caricaturale che costituisce il senso dell'antisemitismo fascista, non potrà che organizzarsi su basi giudiziarie e cioè azionando in giudizio privato civile e denunciando in quello pubblico penale le situazioni suscettibili di sanzioni penali detentive procedibili officiosamente e in quello privato civile le vituperazioni della identità sionista punite dalla legge con le sanzioni civili risarcitorie proprie della responsabilità civile.
Questo significa che il fronte di lotta sionista dovrà anzitutto determinare l'identità reale della mistificazione, prima di decidere la risposta da approntare.