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Ugo Volli
Cartoline
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Sparare sulla Croce Rossa (e sull'Unesco)? 15/10/2013

Sparare sulla Croce Rossa (e sull'Unesco)?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

chi di voi mi segue almeno un pochino, sa bene che non ho simpatia per l'Onu e le sue agenzie. Nato con grandi speranze ai tempi della seconda guerra mondiale, si è rapidamente mostrato incapace non dico di favorire la nascita di un sistema mondiale di diritti o la tutela della pace, come si sperava allora, ma anche di essere neutro rispetto a questi temi, di funzionare come camera di compensazione permanente dei poteri mondiali. E non è stato neppure neutro rispetto alla dialettica politica internazionale, un semplice carrozzone che costa, direttamente o indirettamente, centinaia di miliardi di euro l'anno per fare da tribuna ai politici, da luogo di carriera a una nuova classe di diplomatici e burocrati, da pretesto per le magalomanie di tutti i regimi. No, l'Onu e le sue agenzie (dall'Unesco alla Fao all'Unrwa dall'Unhcr a mille altre) è da decenni l'arma delle dittature contro le democrazie, dei resti del medioevo contro la modernità, dell'islamismo, del terzomondismo e dei relitti del comunismo contro le democrazie. La ragione è che sono di più, che gli stati governati in maniera democratica e pluralista sono una minoranza e che inoltre non sono mossi dall'aggressività ideologica delle dittature comuniste e del terzo mondo, devono tener conto delle loro minoranze e insomma per lo più cedono. Dunque il bel sogno di un governo mondiale è diventato quasi subito un incubo in particolare per chi è odiato dal mondo islamico e da quello comunista come Israele. Sono passati ormai quasi quarant'anni da quella infame risoluzione  3379 dell'assemblea generale dell'Onu in cui si dichiarava che il sionismo è una forma di razzismo. E' vero che quella risoluzione fu annullata da un'altra la 46/41 che sedici anni dopo, nel 1991 finalmente la rovesciò. Ma la situazione non è affatto migliorata da allora, per il diffondersi dell'islamismo e il legame organico che ha saputo instaurare con le “democrature” (democrazie all'apparenza, dittature in realtà) dell'America Latina, per la ripresa dell'egemonismo russo, per il progressivo cedimento dell'Occidente, prima dell'Europa e ora anche degli Stati Uniti, verso il proprio suicidio politico e culturale.

Ho poca simpatia per l'Onu, sì. Non parliamo dell'Unesco, che ha con la cultura che dovrebbe difendere lo stesso rapporto che i cacciatori hanno con la natura, che dicono di amare ma a cui si divertono a sparare. E però ogni tanto prevale il mio spirito sportivo, devo cedere all'ammirazione – o almeno alla meraviglia. Ci sono dei record che è difficile imitare. Pensate a quel che è successo la settimana scorsa al Consiglio Generale dell'Unesco. Le risoluzioni dell'Onu contro Israele sono centinaia (224 solo del Consiglio di sicurezza fra il '48 e il 2009, più o meno altrettante dell'Assemblea generale, le trovate qui: http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_the_UN_resolutions_concerning_Israel_and_Palestine ; 33 dell'Unesco fra il 2006 e il 2010, l'elenco è qui: http://www.unwatch.org/site/c.bdKKISNqEmG/b.3820041/#2nd). Ma il consiglio generale dell'Unesco è riuscito nella mirabile impresa di approvare sei risoluzioni sei contro Israele nel tempo record di 32 minuti, una ogni 5 minuti e 20 secondi ( http://jssnews.com/2013/10/05/lunesco-vote-6-resolutions-anto-israeliennes-en-32-minutes/ ), tutte proposte da simpatici paesi nostri vicini come la Russia e la Spagna: per gli scavi archeologici vicini al Kotel, che hanno rivelato – pensate che orrore – dettagli importantissimi di come funzionava il Tempio di Gerusalemme, quello che secondo l'Anp non dovrebbe mai essere esistito, per aver dichiarato monumenti nazionali la Tomba dei patriarchi a Hebron e quella di Rachele fra Betlemme e Gerusalemme – tutte cose naturalmente pessime per la cultura – e anche per il deterioramento dell'educazione nelle zone controllate dall'Anp e da Hamas – il che probabilmente è vero dato che in quelle scuole si insegna soprattutto a diventare bravi “martiri”, ma non dipende certo da Israele. (http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/UNESCO-passes-six-resolutions-condemning-Israel-327916 ).

Voi mi direte: ma criticare l'Unesco è come sparare sulla Croce Rossa, sappiamo tutti che cos'è. Certo. Ma non è affatto detto che se si sa che qualcosa è pessimo non bisogna criticarlo, anche perché l'Unesco, con tutta la sua demenza politica, conserva un bizzarro fascino per molti; se andate in montagna sulle Dolomite scoprite che i buoni alpigiani di lì sono fierissimi che le loro montagne siano state proclamate proprio dall'Unesco “patrimonio dell'umanità”, qualunque cosa voglia dire questa bizzarra espressione – e così città, chiese, monumenti vari che lo sono o vorrebbero esserlo.

Ma, a proposito di Croce Rossa, vogliamo parlarne un attimo? Perché anche la Croce Rossa, che tutti pensano buona e santa, non è troppo diversa dall'Unesco. Non mi riferisco alla sua posizione molto ambigua rispetto alla Shoà, che è un tema troppo complesso per essere trattato qui, ma a cose molto più vicine a noi, anzi recentissime. Dovete sapere che la Croce Rossa Internazionale ha compiuto 150 anni e ha celebrato questo anniversario con una cerimonia a Jenin, intitolandola “Il mio onore è la mia libertà” ( ogni riferimento al motto delle SS Meine Ehre heißt Treue - Il mio onore si chiama fedeltà) è naturalmente frutto solo del mio cattivo orecchio. E che cosa ha fatto per questa festa la Croce Rossa? Ha piantato 150 alberi, alla presenza di Giorgio Ferrario, rappresentante della Croce Rossa Internazionale – ahimè di nazionalità italiana. Ottima idea, sensibilità ecologica e anche imitazione di una vecchia pratica sionista. Peccato che questi alberi fossero dedicati ai “prigionieri veterani”, cioè ai detenuti arabi che hanno subito una condanna più lunga per aver commesso i crimini più gravi. Terroristi, insomma e dei peggiori (http://www.jewsnews.co.il/2013/10/13/shocking-news-red-cross-caught-planting-trees-in-memory-of-muslim-terrorists-in-israel/ ). La croce rossa che festeggia i terroristi, gli assassini più efferati, quelli che hanno ucciso degli sconosciuti solo perché li ritenevano ebrei, che hanno fatto esplodere bombe nei mercati nei ristoranti e nei bar – ebbene sì: qualcuno mi spieghi che cosa c'entra con la missione umanitaria della Croce Rossa. O forse sì, la missione umanitaria si riferisce agli esseri umani e, ad Auschwitz come a Jenin per la Croce Rossa gli ebrei non appartengono alla categoria.  Infatti, non meritano di essere salvati, se sono feriti. La Croce Rossa Internazionale – sempre il solito Ferrario, immagino – ha ripetutamente protestato perché l'organizzazione israeliana Magen David Adom (Stella di Davide Rossa), che ha il grande difetto di non avere sul suo simbolo né la croce né la mezzaluna, ma un simbolo ebraico, operi oltre la linea verde per salvare vite israeliane e non. Solo la “Mezzaluna rossa” potrebbe muoversi qui: http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/Intl-Red-Cross-slams-MDA-for-operating-in-e-Jlem-West-Bank-318827 . Ma, a parte qualunque considerazione di efficienza e di diritto internazionale, voi vi fareste curare da un'organizzazione che appartiene ai nemici che magari hanno appena cercato di uccidervi?

Questo è l'Unesco e questa è la Croce Rossa. Ammirarne i record (o la faccia tosta) è ragionevole. Ma spararci addosso – metaforicamente, è chiaro – è un obbligo morale.


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