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La strada delle BR, di nuovo? Cari amici, sapete che cosa hanno in comune Torino e Tel Aviv? Sì, è vero, sono due belle città, con bei musei, una movida vivacissima, ci si fa ricerca e innovazione, sono bagnate una dal fiume l'altra dal mare... ma non è questo. No. Il punto è che per entrambe le città si può sperimentare la sgradevole sensazione che "vi si viva una vita normale quando si è a quaranta minuti da un'area sotto occupazione". Eh già, perché magari " l'occupazione israeliana costituisce una forma di oppressione molto più sofisticata e violenta di quella che è in corso in Val di Susa", ma " le somiglianze più interessanti sono stati trovate non in aspetti esterni come gas lacrimogeni o fili spinati, ma piuttosto in aspetti nascosti venuto fuori nel processo di lunghe chiacchierate... è stato interessante notare il modo in cui sia il governo italiano e la forza del governo israeliano cerchino di controllare e limitare la resistenza (arresti, gli ordini di espulsione o arresti domiciliari per gli attivisti sono molto comuni in entrambi i posti). Mentre eravamo in Palestina, un leader della lotta in Valle Susa aveva subito un'irruzione della polizia in casa sua ed è stato incriminato per incitamento - cosa che molti leader della lotta popolare palestinese hanno sperimentato in prima persona." Avete capito bene, qui si sta dicendo che quel che succede in Val di Susa è come "l'occupazione israeliana della Palestina", cioè che c'è un' "occupazione italiana della Val di Susa". Concetto interessante, non vi pare? Forse è vero l'inverso, cioè che "l'occupazione israeliana" è una balla come "l'occupazione italiana". Ma andiamo avanti: "Entrambi i gruppi hanno anche visto come lo sfruttamento del lavoro sia comune alla Valle Susa e alla Palestina, cioè per come palestinesi trovano lavoro con la costruzione di insediamenti in Cisgiordania, o come disoccupati italiani trovano lavoro nella costruzione della ferrovia. [cioè c'è un sacco di gente che non ha la minima voglia di "lottare" contro le "occupazioni", ma le considera luoghi di crescita economica...] Un tema ricorrente che è emerso più volte durante tutto il viaggio è stato il modo in cui gli attivisti che si impegnano nella lotta popolare non combattono solo per i propri diritti e le libertà, né per i diritti e la libertà della loro comunità. Essi lottano per i diritti e la libertà dei popoli oppressi al di là del proprio paese. Così, il potere simbolico di lotta popolare - lo scontro paradigmatico tra la gente e il potere - può servire come fonte di ispirazione per altre lotte all'estero." Commovente, che belle cose si trovano nel web... Sì, perché questa cronaca l'ho trovata girellando in internet, sul sito "+972" che è l'equivalente dei Naturei Karta a sinistra: israeliani di passaporto, antisionisti, nemici di Israele per vocazione, naturalmente questi "per la pace, le libertà, il socialismo", come quelli "per la Torah, la tradizione ebraica, il rispetto della fede". Non fatemi dire che cosa ne penso, credo sarebbe al di là dei limiti della decenza. Dunque su "+972" (nome che per chi non lo sapesse viene dal prefisso telefonico di Israele) compare un articolo di tal Riccardo Carraro, presentato come segretario della Ong "Servizio Civile Internazionale". Questo articolo ( http://972mag.com/from-italy-to-palestine-activists-share-insights-on-popular-struggle/80399/ ) rivende agli stranieri delle sciocchezze che si sono dimostrate largamente false, che la montagna dove si farà il nuovo tunnel per la Francia sarebbe piena di amianto e di uranio, che c'è già una linea moderna che sarebbe usata al 30%, che si vogliono buttare via dei miliardi di euro solo per far passare più velocemente le cipolle da Lione a Torino. Poi descrive la tremenda repressione che subiscono i No-Tav, regolarmente descritti come se fossero gli abitanti della valle e non per lo più ormai "antagonisti" (e magari apprendisti terroristi) provenienti da mezz'Italia e anche dall'estero, tacendo di quel che fanno (ricatti, pestaggi, buste con pallottole, hackeraggio, guerriglia urbana e di montagna a bassa intensità, incendi e invasioni delle proprietà di chi non la pensa come loro o lavora alla linea ferroviaria...). Ma soprattutto racconta di un viaggio organizzato per i No Tav in "Palestina", coi parallelismi che abbiamo visto. Tutto ciò sarebbe abbastanza curioso e perfino buffo, se non ricordasse a chi ne ha l'età un precedente assai pericoloso (per l'Italia, più che per Israele), quello del nostro terrorismo degli anni di piombo. Che si formò, fu allevato se vogliamo essere precisi, nei campi palestinesi, soprattutto in Libano e in Giordania. Buona parte di quelli che divennero i killer più pericolosi delle Brigate Rosse, di Prima Linea e degli altri gruppetti autonomi della "lotta armata" passarono di lì, naturalmente dividendosi fra Fatah, FPLP eccetera, a seconda del loro orientamento ideologico. Ilò legame continuò a lungo, fino alle stragi ferroviarie intorno a Bologna (la stazione, la galleria per Firenze), che probabilmente furono di matrice palestinista. Anche qui è questione di treni, di "rivoluzione", di "Palestina", di "internazionalismo": inquietanti accostamenti. Si sta preparando di nuovo qualcosa del genere? Nuove bombe, nuovi rapimenti, nuovi omicidi? Sarebbe interessante sapere che cosa abbiano fatto esattamente i bravi No Tav in visita ai "compagni palestinesi", oltre a sparare stupidaggini su Torino e Tel Aviv, sulle cipolle e sull'uranio. E sarebbe interessante sapere chi finanzia, come e perché questo Servizio Civile Internazionale che certamente non risparmia le attività (http://www.sci-italia.it/index.php/chi-siamo) e non prova neppure a sostenere che i compiti che si assume in "Palestina" abbiano a che fare con problemi umanitari. Per esempio, si legge su un bando intitolato, immagino con involontaria ironia "Interventi civili di pace in Palestina" : "Il progetto si basa sulla forte convinzione che i Comitati di Resistenza Popolare rappresentino una realtà positiva ed incisiva per la fine dell’occupazione militare israeliana e per l’autodeterminazione del popolo palestinese. La nostra volontà di sostenerli attraverso azioni di protezione internazionale – come l’accompagnamento alla raccolta delle olive, ostacolata dai coloni e dalle forze militari israeliane – è mirata a tutelare il diritto dei contadini palestinesi ad accedere alle proprie terre." (http://blog.giovanisi.it/2013/06/18/call-interventi-civili-di-pace-in-palestina/ ). Per capire bene, bisogna leggere in filigrana questa intervista (http://cipiri.blogspot.it/2013/03/servizio-civile-internazionale-in.html), che la dice lunga sulle intenzioni del SCI e di chi gli sta dietro. E a proposito di vecchio terrorismo italiano e di "Palestina", avete notato quell'articolo del "Corriere" riportato due giorni fa da Informazione Corretta (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=51002 )? E' una storia importante, un segnale in più. Un brigatista condannato per omicidio, Franco Bonisoli, spedito a parlare di pace a palestinesi e israeliani due conferenze finanziate con "370 mila euro" dall'Unione Europea (neanche fosse un concerto di Madonna... anche questa sarebbe una cosa da capire meglio... chissà dove vanno davvero quei soldi). Il discorso di Bonisoli ai palestinesi, secondo Battistini che lo racconta, inizia così: «Salam aleikum, spero di non annoiarvi. Mi chiamo Franco, ho 58 anni, vivo in Italia con la mia famiglia. A 18 anni presi a riferimento la resistenza palestinese ed entrai nelle Br...» . Appunto. P.S. Poi ci sarebbe la storia della dichiarazione delle nuove BR in appoggio alla "lotta" dei No Tav e della stranissima "comprensione" di Rodotà, che a suo tempo era stato contrario alle indagini che portarono al processo "7 aprile" contro Negri e soci... ma di questo non parlo Ugo Volli |
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