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2 e-mail contro la disinformazione 14/10/2013

Gentile Redazione, invio copia di una mia email inviata alla Caritas.

Apprendo che la Caritas Diocesana di Roma, nel pubblicizzare i propri interventi nel mondo attribuisce Gerusalemme alla "Palestina". Considerando che Gerusalemme è la capitale dello Stato di Israele, si trova all'interno dei confini dello Stato di Israele e, pur volendo far riferimento alla linea armistiziale del 1949, la sua parte occidentale è parte internazionalmente riconosciuta dello Stato di Israele, la suddetta imprecisione può spiegarsi o con un'impropria attribuzione geografica (il nome Palestina fu attribuito, nel 135 d.C., dall'Imperatore romano Adriano alla provincia della Giudea come forma di umiliazione degli Ebrei dopo l'ennesima rivolta all'occupazione romana), o con una vera e propria delegittimazione applicata a Israele dalla Caritas che contrasta sia con lo stato dei rapporti tra il Vaticano e Israele, sia con il buonsenso, sia, infine, con le Sacre Scritture. Che in alcuni ambienti cattolici allignino ancora residui di antisemitismo pre-Concilio Vaticano II è cosa nota. Così come è nota l'ostilità di convenienza verso Israele solo per evitare rappresaglie da parte delle fazioni palestinesi di ispirazione islamica verso i Cristiani. Che la Caritas si faccia complice di siffatti atteggiamenti è inconcepibile, dal punto di vista storico, politico e religioso.

Saluti

Daniele Coppin

allego copia di una mia email inviata al direttore di Repubblica.it.

Egr. Dott. Smorto,
mi chiedo se trova professionalmente corretto l'articolo di cui riporto di seguito il link con il quale un volgare omicidio di un anziano da parte di due terroristi viene presentato come un "assalto di un commando palestinese ad una colonia". Un testo simile è indecente, sia perché eleva a rango di combattenti dei terroristi assassini, sia perché tende a voler giustificare l'omicidio inquadrandola nella logica "colonie israeliane-occupazione-resistenza palestinese"- Questa logica, tentando di orientare i lettori verso posizioni che chiunque sia stato in Israele e nei Territori palestinesi sa bene che risultano eccessivamente e banalmente semplificatrici di una realtà molto più complessa in cui i torti e le ragioni non possono essere distribuiti con l'accetta, non favoriscono l'esatta comprensione della questione israelo-palestinese e favoriscono una visione distorta del problema, fornendo pretesti per la diffusione dell'antisemitismo.

Saluti

Daniele Coppin


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