Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/10/2013, a pag. 39, la risposta di Sergio Romano ad un lettore dal titolo " Gli esodi di popolazioni nella storia del novecento ".
Sergio Romano
Il lettore chiede a Romano come mai venga dato meno rilievo ai profughi ebrei cacciati dai Paesi arabi nel '900 rispetto ai profughi palestinesi.
Romano non solo non risponde alla domanda, mascherando il tutto in un elenco di tutti i profughi del novecento, ma arriva a scrivere che alcune situazioni siano 'più gravi' di altre perché "Alcuni popoli (i turchi, i greci, i tedeschi, gli italiani, gli indù, i musulmani del continente indiano e gli ebrei del Mediterraneo) partivano verso una terra che sarebbe stata la loro patria. Per gli armeni non c’era allora e per i palestinesi non esiste ancora una patria in cui tornare. Credo che sia questa la ragione per cui l’esodo dei palestinesi è ricordato più frequentemente di quello degli ebrei ".
Precisiamo che i palestinesi non sono un 'popolo', dal momento che non esistevano prima della nascita di Israele, e che nessuno li ha 'cacciati'. Sono scappati autonomamente, su indicazione dei Paesi arabi limitrofi che erano convinti di poter eliminare lo Stato ebraico in pochi giorni.
Lo Stato palestinese, poi, sarebbe potuto nascere contemporaneamente a quello ebraico. Sono stati gli arabi a rifiutarlo, non Israele.
Romano, dopo aver elencato tutta una serie di esodi del novecento, scrive "In questo quadro la cacciata dei palestinesi dalle loro terre e quella degli ebrei sefarditi dalle terre arabe in cui avevano abitato sin dalla fine del Quattrocento sono soltanto episodi di un più vasto fenomeno", dimostrando una dose di cinismo notevole. Come dire, nella valanga di ammazzati, trucidati, cacciati, torturati, non è che si possa fare molte distinzioni. E allora, come fa notare il lettore, se nel secolo scorso ci sono tantissimi esodi, perché solo quello palestinese viene ricordato? Romano si guarda bene dal rispondere.
Ecco lettera e risposta:
Da sempre mi chiedo la ragione per la quale la gran parte dei media (per non dire la totalità) dà il massimo rilievo al problema dei profughi palestinesi (erano circa 750.000 nel 1947-48, all’inizio di questa tragedia), mentre nemmeno il benché minimo accenno è dato alla tragedia degli ebrei cacciati da numerosi Paesi arabi, dall’oggi al domani, spogliati di ogni avere e spesso trucidati. Da fonti ben informate risulta che, tra il 1947 e il 1956 , dall’Egitto, Libia, Siria Libano, Irak ecc., gli ebrei cacciati con grande violenza furono circa 800.000 Qual è, a suo avviso, la ragione di questa dicotomia che indubbiamente genera grave disinformazione?
Franco Cohen
franco.cohen@yahoo.it
Caro Cohen,
Il Novecento è stato il secolo delle pulizie etniche. Cominciò nel 1915 con la marcia forzata, sino ad Aleppo, degli armeni sopravvissuti ai massacri. Continuò, dopo la fine della Grande guerra, con uno scambio di popolazioni fra Grecia e Turchia. La grande comunità greca che abitava da secoli a Smirne venne costretta ad abbandonare la città e scesero a sud del confine fra i due Stati le popolazioni turche che avevano lungamente abitato la Tracia e la Macedonia. Vi furono importanti movimenti di popolazione in Russia durante la guerra civile che scoppiò tra i Bianchi e i Rossi dopo la Rivoluzione bolscevica.
Questi terremoti umanitari ricominciarono su larga scala alla fine della Seconda guerra mondiale. I tedeschi della Prussia orientale e di altri Länder dell’Est fuggirono di fronte all’Armata rossa. I tedeschi del Sudetenland e gli ungheresi della Slovacchia furono espulsi dal governo di Praga. Stalin, in Unione Sovietica, ordinò la partenza verso la Siberia dei tatari di Crimea, dei ceceni e di altre popolazioni non russe che avevano apparentemente collaborato con le truppe tedesche quando la Wehrmacht aveva occupato per qualche mese i loro territori. La politica di Tito in Jugoslavia ridusse drasticamente la popolazione italiana dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. In Asia, la spartizione del sub continente indiano fra due Stati (India e Pakistan) provocò due giganteschi flussi di popolazioni: gli indù fuggirono dai territori prevalentemente musulmani e i musulmani dai territori prevalentemente indù, entrambi soggetti, lungo la strada, a violenze e angherie di ogni sorta.
In questo quadro la cacciata dei palestinesi dalle loro terre e quella degli ebrei sefarditi dalle terre arabe in cui avevano abitato sin dalla fine del Quattrocento sono soltanto episodi di un più vasto fenomeno. Aggiungo, caro Cohen, che fra i diversi esodi occorre fare una distinzione. Alcuni popoli (i turchi, i greci, i tedeschi, gli italiani, gli indù, i musulmani del continente indiano e gli ebrei del Mediterraneo) partivano verso una terra che sarebbe stata la loro patria. Per gli armeni non c’era allora e per i palestinesi non esiste ancora una patria in cui tornare. Credo che sia questa la ragione per cui l’esodo dei palestinesi è ricordato più frequentemente di quello degli ebrei.
Ps. Ho evitato di quantificare i singoli fenomeni perché le cifre, nella storia di queste vicende, vengono spesso arrotondate.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante