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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.10.2013 Yasser Arafat, continua la farsa del polonio
ci casca anche Antonio Ferrari

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 ottobre 2013
Pagina: 37
Autore: Antonio Ferrari
Titolo: «Yasser Arafat ucciso dal veleno? Spetta alla scienza la prova finale»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/10/2013, a pag. 37, l'articolo di Antonio Ferrari dal titolo "Yasser Arafat ucciso dal veleno? Spetta alla scienza la prova finale".


Yasser Arafat

Anche Antonio Ferrari, come già Scuto su REPUBBLICA  del 13/10/2013(http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=50996) crede alla storia dell'avvelenamento da Polonio? Non sa Ferrari che il Polonio evapora dopo poche ore, figuriamoci dopo 9 anni !
Quali sarebbero le 'conclusioni imbarazzanti' a cui dovrebbe arrivare l'inchiesta sulla morte di Arafat? Imbarazzante è il credito che i giornalisti danno a questa bufala colossale.
O forse è imbarazzante il fatto che Arafat sia morto di AIDS ? Forse per la mentalità omofoba della cultura islamica (non molto diversa da certa cultura occidentale?).
Ecco il pezzo:

Chi ha paura della verità? Il presidente palestinese Yasser Arafat è morto a causa di una malattia o è stato avvelenato, come da sempre sostiene la vedova Suha? Domande pesantissime per almeno due motivi: perché la conferma dell’avvelenamento significherebbe logicamente che qualcuno ha tentato di ucciderlo, e alla fine ci è riuscito; e poi perché, se l’eventualità fosse confermata, non sarebbero soltanto i servizi segreti israeliani ad essere indiziati, ma anche personaggi del mondo arabo, o magari qualcuno che era molto vicino al leader. Altrimenti non si spiegherebbe come il veleno sia arrivato sulla tavola di Arafat, che era rinchiuso nel suo quartier generale.
Fino a ieri prevaleva l’altalena della ipotesi, anche se i ricercatori elvetici, ai quali si era rivolta la vedova, sostenuta dalla tv satellitare Al Jazeera, avevano raccolto prove a sostegno della tesi dell’avvelenamento con polonio 210, altamente radioattivo. Un veleno utilizzato dalle spie russe per uccidere avversari politici.
Adesso è stato compiuto un altro passo avanti, non certo modesto. Il giornale britannico The Lancet , che è una delle quattro o cinque più autorevoli pubblicazioni mediche del mondo, pubblicando il report firmato da otto clinici tra i più rispettati e qualificati, ha avvalorato la possibilità che Arafat sia stato appunto avvelenato. Apparentemente il giorno dell’avvelenamento sarebbe il 12 ottobre del 2004, esattamente nove anni fa. Il leader, assediato e prigioniero nel palazzo della Mukata di Ramallah, già debilitato, mostrò sintomi inquietanti: nausea, vomito, grave affaticamento, dolori addominali. Al punto che fu trasferito a Parigi. Morì l’11 novembre e fu sepolto nel mausoleo di Ramallah. Soltanto l’anno scorso, per insistenza della vedova, la salma è stata riesumata per l’autopsia, di cui tra breve si conosceranno i risultati. Il fatto che The Lancet abbia deciso di pubblicare il report, avvalorando la tesi dell’avvelenamento, potrebbe essere il segnale che l’esito dell’inchiesta sta approdando a conclusioni importanti. E probabilmente assai imbarazzanti.

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