E' morto Erich Priebke, aveva 100 anni, tutto sommato trascorsi senza mai scontare una vera pena. I giornali oggi, 12/10/2013, sono pieni di cronache e commenti, l'unica notizia che manca è quella su chi gli fornì il passaporto nel 1945 a Roma per fuggire in Argentina, dove ha vissuto indisturbato fino alla cattura nel 1994. Un passaporto che venne offerto a tanti altri Priebke, caporioni nazisti affinchè si nascondessero in Sud America. Quell'episodio che grida ancora oggi vendetta/giustizia è passato alla storia come "Dossier Odessa", ma è tutto finito nel dimenticatoio, data la particolare posizione di chi emise quei passaporti. Forse è venuto il momento di chiedere al Vaticano di raccontare come andarono i fatti, e assumersene la responsabilità.
Riprendiamo due testimonianze di due sopravvissuti alla Shoah, quella di Piero Terracina, sul CORRIRE della SERA, a pag.23 e quella di Giulia Spizzichino su REPUBBLICA a pag. 18-
Segue la cronaca di un convegno su Hitler, nella data del 16 Ottobre, che ricorda la razzia degli ebrei romani. Una gaffe ? una svista ? Il commento opportuno di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, nel pezzo di Paolo Valentino, sul CORRIERE della SERA a pa.22.
Corriere della Sera-Paolo Conti: " Mi piace pensare che ora pagherà "
Piero Terracina
ROMA — «Io in questo momento non provo né gioia né pietà. Non provo, a essere sincero, nessun sentimento. So soltanto una cosa. Nessuno di noi sa cosa avviene “dopo”, cosa ci aspetta al di là della morte. Alcune religioni sostengono che saremo chiamati a fare i conti con ciò che abbiamo fatto in terra. Non nascondo che, se fosse vero, per giustizia sarei contento se Priebke dovrà subire le conseguenze di quanto ha fatto». Piero Terracina (nella foto) parla pacatamente. Proprio come assicura lui stesso: la sua voce non tradisce né gioia né pietà. E nemmeno ira. Eppure Terracina, ebreo romano, classe 1928, è uno dei sopravvissuti al campo di concentramento nazista di Auschwitz. E avrebbe ogni ragione per nutrire rancore. Riuscì a scampare dal primo rastrellamento nazista nell’area dell’antico Ghetto, il 16 ottobre 1943. Poi successivamente fu catturato e internato con altri otto membri della sua famiglia. Lui fu l’unico a tornare vivo a Roma. Cosa rappresenta per gli ebrei romani Priebke? «Quella parola per noi ebrei rappresenta semplicemente la morte. È stato l’artefice del massacro che sappiamo e il nostro ricordo non può che essere immensamente negativo. Ormai sono passati settant’anni, è chiaro che persino l’odio si attenua. Insomma, questa morte mi lascia alla fine indifferente.
La Repubblica-Laura Serloni: " Sterminò la mia famiglia, nessun dolore per lui"
Giulia Spizzichino
«Né gioia, né tantomeno dolore. La sua mortemi lascia totalmente indifferente». Giulia Spizzichino, 87 anni, ebrea romana, figlia di un commerciante di stoffe, ha perso gran parte della sua famiglia nell'eccidio delle Fosse Ardeatine e nei campi di sterminio in Germania. Tutto il ramo materno, i "Di Consiglio": 26 persone tra cui 11 bambini, è stato ucciso dai nazisti. Sette solo nella strage del marzo '44. È morto Priebke, l'ufficiale delle SS... «È arrivato fino a 100 anni, si rende conto? Io avevo 17 anni all'epoca e nel giro di pochi mesi ho perso decine di familiari, molti uccisi dal suo fucile. E io non riesco a farmene una ragione. Vivo di pane e Shoah». A tutti i processi di Priebke in Italia è sempre stata in prima fila. Cambierà qualcosa con la sua morte? «La sua morte mi lascia indifferente. Sono io che non trovo pace. A volte mi dico che a 87 anni dovrei tranquillizzarmi e invece mi continuo a svegliare la notte perché mi ritornano tutti in mente, il nonno Mosè, gli zii Cesare e Salomone, i cugini Franco e Marco, Giovanni, il bimbo di 18 giorni. Questo dolore lo voglio tenere tutto per me». Lei come si salvò? «Chi consegnò la mia famiglia alla morte era un italiano, Leonardo Leonardi. Ogni ebreo valeva 5mila lire. Quando arrivò il camion dei fascisti, io con mio padre e mia madre eravamo già andati a dormire nel minuscolo appartamento di una zia che era a Madonna dei Monti davanti a quello degli altri miei cugini e non sapevano che stavamo nascosti li». L'ufficiale non ha mai rinnegato il suo passato, neanche nella sua ultima auto-intervista. Si aspettava un gesto di pentimento? «È rimasto un nazista convinto. Quando veniva a Roma amava fare colazione con cornetto e cappuccino nella zona del Pantheon, non è mai andato a portare un fiore a tutte quelle vittime». Lei è andata fino in Argentina per sostenere l'estradizione di Priebke... «Nel 1994 sono arrivata a San Carlos de Bariloche per richiedere la sua estradizione per crimini contro l'umanità. In questo paesino sembrava che nessuno conoscesse l'esatto passato dell'ufficiale. Per fortuna non l'ho mai incontrato, almeno questa sofferenza mi è stata risparmiata. Tutte le mie memorie sul viaggio sono scritte nel libro "La farfalla impazzita" che, durante un'udienza, ho voluto regalare a Papa Francesco» »
Corriere della Sera-Paolo Valentino: " Il convegno su Hitler e l'Italia nel giorno della memoria"
ROMA — Non è chiaro a chi l’idea sia venuta in mente. Fortunatamente (e un po’ tardivamente) chiara è apparsa però la sua portata contundente e offensiva. Una conferenza sui 75 anni del viaggio di Hitler in Italia, programmata a Roma il 16 ottobre, lo stesso giorno in cui la città si appresta a commemorare solennemente il settantesimo anniversario della razzia nazista nel ghetto, la retata degli ebrei romani del 1943, cui fece seguito la loro deportazione verso i campi di sterminio.
Con scarsissimo senso della Storia e inesistente sensibilità verso la memoria della comunità israelita e dell’intera città, il Guarini Institute for Public Affair della John Cabot University e il Festival della Diplomazia avevano proposto all’Istituto Italiano di Studi Germanici di Villa Sciarra di organizzare insieme il seminario dedicato alla celebre visita del Führer in Italia proprio mercoledì prossimo, ricevendone l’assenso. Ospitare convegni storici fa parte delle attività accademiche dell’Istituto. Ma, all’evidenza, nell’occasione c’è stata una mancanza di preparazione storica e nessuno ha fatto attenzione alla coincidenza con la data della razzia del ghetto e le commemorazioni in programma.
«Ammetto che non me ne sono reso conto e che la scelta della data è una disgrazia», ci ha detto con franchezza il Professor Giorgio Manacorda, vicepresidente dell’Istituto, che ha ereditato il dossier dal presidente, il germanista Fabrizio Cambi, dimessosi pochi giorni fa. Di fronte alla protesta indignata di autorevoli esponenti della comunità ebraica, Manacorda, che avrebbe dovuto aprire il seminario con un saluto, ha annunciato ieri pomeriggio che il suo istituto si è chiamato fuori dall’organizzazione del convegno: «Ho fatto sapere ai nostri interlocutori della John Cabot e del Festival della Diplomazia che non siamo più interessati a ospitarlo». L’evento è stato subito cancellato dal sito internet dell’Istituto di Studi Germanici.
Riccardo Pacifici
«Scegliere quella data per parlare, anche criticamente, della visita di Hitler in Italia — ci aveva detto ieri mattina Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma — ci sembra bizzarro e quantomeno inopportuno. Fra tante date possibili, il 16 ottobre è quella più infelice». Pacifici ha ricordato che il viaggio del capo del nazismo in Italia, nel maggio 1938, non fu soltanto una visita celebrativa e di cortesia: «Fu una tappa decisiva verso le leggi razziali, che vennero promulgate due mesi dopo, in luglio ed entrarono in vigore a novembre. Detto altrimenti fu la visita che pianificò l’alleanza nazi-fascista anche nella persecuzione, nella deportazione e nello sterminio degli ebrei, reso possibile grazie alla complicità dell’Italia di Mussolini». Pacifici aveva lanciato un appello agli organizzatori perché prendessero «coscienza del particolare significato del 16 ottobre per gli ebrei di Roma, cancellando o spostando la conferenza a una data più neutrale dal punto di vista storico ed emotivo».
Anche Leone Paserman, Presidente del Museo della Shoah, si era detto «sconcertato e senza parole» di fronte alla scelta della data del convegno su Hitler in Italia, «anche perché penso che sia l’Istituto di Studi Germanici sia gli altri organizzatori si occupino abitualmente di queste cose e dovrebbero conoscere bene date, ricorrenze e significati». Di più, aveva aggiunto, «non vedo cosa ci sia da ricordare di quella visita sciagurata».
Non è chiaro adesso se dopo la defezione annunciata da Manacorda, la John Cabot University e il Festival della Diplomazia manterranno in calendario l’evento, che avrebbe dovuto svolgersi a Villa Sciarra-Wurts e al quale sarebbero dovuti intervenire il Professor Federico Argentieri del Guarini Institute, lo storico Harmut Bens e la saggista Mirella Serri.
La giornata del 16 ottobre si aprirà con la visita alla Sinagoga del presidente della Repubblica e proseguirà nel pomeriggio con l’inaugurazione al complesso del Vittoriano di una mostra dedicata alla retata nazista, ricca di fotografie e documenti inediti. Il giorno dopo, sull’Aurelia Antica, si svolgerà un convegno sulla razzia, organizzato congiuntamente dalla Comunità ebraica e dal Deutsches Historisches Institut di Roma.
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