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Il Foglio Rassegna Stampa
12.10.2013 Mosè ci ha portato nell’unico posto senza petrolio!
Una antologia di storielle ebraiche, a cura di Angelo Pezzana

Testata: Il Foglio
Data: 12 ottobre 2013
Pagina: 9
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Risate alla Giudìa»

Sul FOGLIO di oggi, 12/10/2013, a pag. IX del Supplemento del sabato, con il titolo " Risate alla Giudìa " vengono pubblicate alcune storielle ebraiche raccolte da Angelo Pezzana nel libro dal titolo " Mosè ci ha portato nell’unico posto senza petrolio!”, in uscita la prossima settimana.
Sono precedute da una presentazione a cura del giornale.

 Angelo Pezzana
a destra, la copertina del libro

Una battuta ci salverà. O no ?

I brani riportati in questa pagina sono tratti dal libro, in uscita il prossimo 17 ottobre, intitolato “Mosè ci ha portato nell’unico posto senza petrolio!”. Si tratta di un’antologia di storielle ebraiche raccolte da Angelo Pezzana e pubblicate da Bollati Boringhieri.
L’origine dell’umorismo ebraico (nella sua unicità, prolificità e persistenza nel tempo), scrive Pezzana nell’introduzione, è spiegata spesso con il fatto che “ironizzare su se stessi era il solo modo consentito agli ebrei per uscire dall’incubo quotidiano delle persecuzioni”.
Ma allora, si chiede l’autore (che è fondatore del sito informazionecorretta. com, un osservatorio su come i media italiani presentano Israele e il medio oriente), “perché l’ispirazione per quelle storielle non è venuta meno il 14 maggio 1948, quando la bandiera bianca e azzurra con al centro la stella di Davide è stata issata sulla terra d’Israele?”.
L’autore trova convincente la teoria del semiologo Ugo Volli: il “Witz”, parola yiddish che sta per storiella umoristica, “è un’invenzione degli ebrei entrati nel mondo borghese, il suo luogo più tipico è l’impero asburgico. La ragione la spiega chiaramente Freud nel suo ‘Motto di spirito’. Gli ebrei di Vienna, Praga, Berlino e delle altre civilissime metropoli che presto sarebbero state teatro della Shoah cercarono di allontanare da sé la discriminazione facendola propria per scherzo”. E allora, dice Pezzana, “continuiamo pure a sorridere, ma con tutta l’attenzione che si deve avere quando si affronta un argomento che trascina con sé storie che nessuno dovrebbe mai dimenticare”.

Filosofia di vita

E’ la prima sera di Chanukkah. In un ristorante di New York frequentato quasi esclusivamente da ebrei, due uomini di una certa età stanno piacevolmente conversando in yiddish in attesa di cenare. Un cameriere cinese, immigrato da poco a New York, si avvicina e, in uno yiddish impeccabile, chiede se vogliono ordinare. Dopo un attimo di smarrimento, i due dicono in yiddish cosa vogliono mangiare. Senza battere ciglio, il cameriere prende l’ordinazione, in perfetto yiddish dice ai due buon appetito e buone feste, ringrazia e si allontana. “Incredibile! Un cinese che parla yiddish!” commentano strabiliati i due. Approfittando del fatto che il proprietario è un loro vecchio amico, gli fanno cenno di avvicinarsi. “Scusa, dov’è che il tuo cameriere ha imparato a parlare yiddish così bene?” gli chiedono. Il proprietario si guarda attorno con circospezione. “Ssst! Parlate piano… lui crede che gli stiamo insegnando a parlare inglese. Mi raccomando, acqua in bocca, eh?”.

 Quando racconti una barzelletta a un cretino, quello ride tre volte: la prima quando la racconti, la seconda quando gliela spieghi, la terza quando la capisce. Quando la racconti a una persona colta, quello ride due volte: la prima quando la racconti, la seconda quando gliela spieghi. Quando la racconti a un presuntuoso, quello ride una volta sola: quando la racconti. Primo perché non vorrà che gliela spieghi, secondo perché non l’ha capita. Ma quando la racconti a un ebreo, quasi sempre dirà, uno, che la conosce già oppure, due, che non la racconti bene.

“Perché ci sono tanti violinisti ebrei e pochi sono pianisti?”. “Il violino è molto più pratico”. “Più pratico?!”. “Già… E’ piuttosto difficile scappare da un pogrom con un pianoforte in spalla, sai?”.

Alla fine della guerra, il signor Morgenstern, salvatosi per miracolo dalla deportazione, ritorna alle sue vecchie abitudini. Prima fra tutte, la lettura del giornale al suo solito caffè, dove viene accolto con gioia e affetto dal vecchio cameriere che era solito servirlo. “Hans, insieme al caffè, portami lo Stürmer”, dice distrattamente il signor Morgenstern. Il cameriere gli fa notare che il giornale del partito nazista non esiste più. Il giorno dopo la stessa scena si ripete. “Hans, insieme al caffè, portami lo Stürmer”, ordina il signor Morgenstern. “Lo Stürmer non esce più, Herr Morgenstern, è stato chiuso”, ripete Hans. La cosa va avanti per vari giorni, finché Hans, spazientito, chiede al signor Morgenstern perché continua a chiedere lo Stürmer. “Solo per il piacere di sentirmi dire che non esce più”, risponde allegro il signor Morgenstern.

E’ domenica, due mendicanti stanno chiedendo l’elemosina davanti a una chiesa. Uno sembra ebreo, l’altro no. Quello che sembra ebreo ha il cappello vuoto e l’aria mesta, l’altro ha uno sguardo allegro e il cappello pieno di soldi. Un signore esce dalla chiesa, getta una moneta nel cappello del mendicante allegro e si piazza davanti all’altro. “Perché chiedi l’elemosina davanti alla chiesa e non vai invece a chiederla davanti alla tua sinagoga?” gli chiede brusco. L’ebreo gli rivolge uno sguardo carico di commiserazione, poi si volta verso l’altro mendicante e chiede con appropriata nonchalance: “Isacco, quanto abbiamo fatto oggi?”.

 Russia, inizi del secolo scorso. Due uomini sono seduti in uno scompartimento. Uno è immerso nella lettura di un giornale yiddish, l’altro lo osserva con interesse. “Immagino che lei sia ebreo”, chiede questi in tono affermativo. “Infatti”. “Scusi, posso chiederle una cosa?”. “Prego”. “E’ vero che gli ebrei sono più intelligenti dei non ebrei?”. “Così dicono…”. “E come se lo spiega?”. L’ebreo estrae dalla borsa un panino imbottito. “Vede, noi ebrei mangiamo molte aringhe, per questo siamo più intelligenti”. “Non me ne darebbe mica una? Pagando, s’intende”. “Come no? Eccola. Sono cinque rubli”. Il goy prende l’aringa, paga, e comincia a mangiare di gusto. Dopo un po’ alza lo sguardo sull’ebreo. “Però, adesso che ci penso, mi sembra che cinque rubli per un’aringa sia un po’ caro…” dice con un’aria un po’ seccata.

Gli ebrei di Chelm (città della Polonia che nella tradizione ashkenazita rappresenta il paradigma dell’imbecillità umana, nda) decidono di costruire una nuova sinagoga. Non lontano dalla città si eleva una collina boscosa. Il proprietario del bosco, un pio ebreo, concede gratuitamente il legname che occorre. I lavori hanno inizio. Gli ebrei di Chelm attaccano subito a tagliare gli alberi. I tronchi vengono messi man mano da parte in attesa di essere portati al cantiere. Dopo un paio di settimane, il trasporto dei tronchi ha inizio. Vengono organizzate dieci squadre di quattro uomini ciascuna: ogni squadra è incaricata di portare in città un tronco alla volta. Tutto procede liscio come l’olio. La nuova sinagoga cresce a vista d’occhio. Un giorno, un tale si ferma davanti al cantiere. “Gran bel lavoro, complimenti”, dice ammirato al sindaco. “Ma perché i tronchi non li fate rotolare giù dalla collina invece di trasportarli a mano?” domanda. “Ma certo! Come diavolo abbiamo fatto a non pensarci prima!” esclama il sindaco battendosi la fronte. “Allora, ragazzi”, ordina agli operai, “riportiamo i tronchi sulla collina e facciamoli rotolare giù. Su, diamoci da fare”.

 Antisemitismo

Un nerboruto antisemita entra in un bar e ordina una birra. Mentre sta bevendo, nota un tizio con lo zucchetto in testa seduto a un tavolo lì vicino. “Toh, un altro giudeo del cazzo. Adesso gli faccio vedere io”, pensa. “Pago da bere a tutti, meno che a quello lì”, ordina al barista, additando l’uomo con lo zucchetto. Il barista serve da bere. Il tizio con lo zucchetto non fa una piega. L’antisemita si volta verso il barista. “Pago da bere a tutti, meno che a quel pezzo di merda lì con lo zucchetto sulla testa!” impreca. L’uomo con lo zucchetto sorride e gli fa un cenno di ringraziamento. “Ma com’è ’sta storia?” tuona l’antisemita. “Iodico che pago da bere a tutti meno che a lui, e lo stronzo mi dice pure grazie? Cos’è, deficiente?” ruggisce al cameriere, guatandolo con ira crescente. “No, no…” ribatte il barista, “è solo il padrone del locale”.

Moshe se ne sta mestamente seduto al bar con davanti un bicchiere di vodka. Un omone imponente gli si avvicina, gli strappa di mano il bicchiere e se lo beve tutto d’un fiato. “Grazie, sporco ebreo!” lo sfotte irridente. “Ti dispiacerebbe dirmi, lurido maiale, che cazzo hai da guardare? Qualcosa non va?” Moshe china la testa e scoppia in lacrime. L’omaccione sembra intenerirsi. “Va bene, scusa, non volevo farti piangere”, cerca di rimediare. “Su, dài, per un bicchiere di vodka…”. “Ma no, non è per quello”, singhiozza Moshe. “E’ che oggi mi è andato tutto storto. Sono arrivato tardi in ufficio e il principale mi ha licenziato; sono andato a prendere l’auto e me l’avevano rubata; ho preso un tassì e ho perso il portafoglio; poi, a casa, ho scoperto mia moglie a letto con un altro. Così ho pensato che avevo bisogno di bere… sai, per trovare il coraggio di farla finita… Allora ho ordinato un bicchiere di vodka e ci ho versato dentro del veleno. Però quando sei arrivato tu stavo già meglio. In fondo, a tutto c’è rimedio meno che alla morte, non credi? Insomma, avevo già deciso di non bere quel bicchiere”. “Quel bicchiere?” sussulta l’omaccione. “Sì, quello…” conferma Moshe. “Ma adesso basta parlare di me, dimmi di te. Come te la passi? Tutto bene?”.

Matrimoni

Una sensale di matrimoni va a trovare Nathan Feldman, un signore di mezza età, scapolo e benestante. “Ho finalmente trovato la moglie che fa per te”, annuncia raggiante. “Non mi serve una moglie, ho già due sorelle che soddisfano tutti i miei bisogni”. “D’accordo, le tue sorelle soddisfanno i tuoi bisogni”, concede la sensale, “… ma non credo che facciano tutto ciò che fa una moglie…”. “Ho detto che ho due sorelle, non che sono mie sorelle”. “David, se non sbaglio la prossima settimana festeggi cinquant’anni di matrimonio, giusto? Ricordo come fosse ieri quando per le nozze d’argento portasti tua moglie in Israele… Cos’hai intenzione di fare per le nozze d’oro?”. “Mah, pensavo di andarla a riprendere”.

Notizie

“Un sorvegliante egiziano è stato abbattuto oggi da un estremista ebreo di nome Mosè. La famiglia del sorvegliante assassinato precisa che il congiunto non era armato e accusa la comunità internazionale di averlo abbandonato. ‘Amava la vita, voleva sposarsi, avere dei figli, una casa e degli schiavi. Come tutti. E invece è stato ucciso. Perché questa ingiustizia? Perché?’,ha dichiarato il fratello della vittima. ‘E’ la solita politica dei due pesi e delle due misure sfacciatamente a favore degli ebrei’, denuncia il portavoce del Faraone. Da fonti ebraiche trapela che le condizioni di vita loro imposte dal Faraone sarebbero poco confortevoli, in particolare per i neonati di sesso maschile. Nessuna fonte indipendente ha tuttavia confermato questa dichiarazione. “Una delegazione diplomatica europea inviata sul posto non ha potuto portare a termine la missione a causa della totale oscurità in cui gli ebrei hanno fatto piombare il paese”.

“Il dirigente ebreo Mosè, responsabile del brutale assassinio e di altri efferati delitti di cui è accusato dalle ong locali, insiste nell’affermare che il suo popolo dovrebbe occupare il Sinai e Canaan. I dirigenti di questo paese, nel richiamare l’attenzione della comunità internazionale, denunciano la criminale aggressione in atto. ‘(Da non perdere il supplemento speciale di domani: otto pagine interamente dedicate alla spoliazione e colonizzazione della Terra di Canaan)’”. “Il Quai d’Orsay condanna le ‘inaccettabili e sproporzionate azioni messe in atto dal Dio degli ebrei che, opponendo dieci piaghe a un problema di scarsa rilevanza, qual è in fondo l’attuale regime di schiavitù del popolo ebraico in Egitto, non dà prova di fiducia nelle istituzioni egiziane, premessa indispensabile per riconsiderare, da parte egiziana, l’intera situazione. In assenza di una prospettiva politica volta alla distensione, condanniamo fermamente ogni atto di forza deliberatamente attuato dal Dio degli ebrei’”.

“Giunge notizia da Parigi di una petizione dal titolo ‘Giustizia per i Faraoni’, firmata da vari eminenti intellettuali. Nel testo diffuso dalle agenzie, essi esprimono sdegno e sconcerto per il fatto che ‘siano state utilizzate delle rane vive per terrorizzare la popolazione egiziana e si dichiarano inorriditi perché i batraci avrebbero potuto facilmente essere cucinati e serviti in salsa bernese, com’è d’uso presso i popoli civili”.

“Un appello rivolto all’opinione pubblica internazionale chiede la fine dell’umiliazione inflitta al Faraone, ed esige parimenti che ‘il mantenimento della schiavitù sia garantito dall’Onu, perché questo è il solo modo di assicurare stabilità, dignità e giustizia nel territorio egiziano”.

“Su iniziativa di numerose municipalità, sarà presto presentata in Francia la mostra itinerante ‘Sofferenza e disperazione dei geometri egiziani’. La mostra sarà accompagnata da un ciclo di conferenze sul tema: ‘Come diavolo potete pensare che quaranta secoli vi contemplino se gli ebrei si rifiutano di costruire le piramidi?’”.

 “Un appello per manifestare contro l’uso abusivo delle acque del fiume da parte degli ebrei è stato diffuso dall’associazione Nil Obstat, che denuncia in particolare la trasformazione arbitraria delle acque egiziane del Nilo in sangue. Hanno sottoscritto l’appello il Mrpa (Movimento contro il Razzismo Antifaraonico), la Lde (Lega per discriminazione degli ebrei) e molti esponenti della società civile. I manifestanti si riuniranno davanti alla piramide del Louvre e sfileranno fino all’obelisco di Place de la Concorde”.

A Parigi, in pieno centro, un grosso cane aggredisce una bambina. Un baldo giovanotto salta addosso al cane e la salva. Sul posto accorre un giornalista. “Come ti chiami? Diventerai l’eroe del giorno!” afferma eccitato il giornalista. “Ho già in mente il titolo: ‘Giovane parigino salva una bambina dalle fauci di un cane che stava per sbranarla’”. “Grazie. Io però non sono di Parigi”, precisa il giovanotto. “Fa niente, la Francia sarà lo stesso orgogliosa di te, basta cambiare il titolo: ‘Giovane francese salva una bambina dalle zanne di un cane inferocito’. Bello, no?”. “Sì, ma io non sono francese”. “Be’ non importa, basta cambiare il titolo: ‘Giovane europeo salva una bambina dalle zanne di un cane inferocito’”. “Non sono nemmeno europeo”, riferisce il giovane. “E di dove sei?”, chiede il giornalista. “Sono israeliano”. “Va be’, ci penso io”. Il giorno dopo l’articolo appare in cronaca. Il titolo è: “Giovane israeliano uccide il cane di una bambina”. © 2013 Bollati Boringhieri

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