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Il Foglio Rassegna Stampa
11.10.2013 Lo Stato islamista di al Qaeda in Mali
commento di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 11 ottobre 2013
Pagina: 3
Autore: Pio Pompa
Titolo: «Al Qaida fa la pragmatica ma prepara lo stato islamico in Mali»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 11/10/2013, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Al Qaida fa la pragmatica ma prepara lo stato islamico in Mali".

Che qualcosa di diverso stesse maturando all’interno di al Qaida sotto la spinta crescente di una nuova generazione di capi, quasi tutti quarantenni, è apparso subito chiaro dal dibattito e dalle tensioni che, specie negli ultimi tre anni, ne stanno caratterizzando le scelte tattiche e strategiche. Una riprova la si è avuta dal documento segreto, reso pubblico domenica dal quotidiano francese Libération e da Radio France Internationale (Rfi), redatto il 20 luglio 2012 dal leader qaidista Abdelmalek Droukdel (nome di battaglia Abou Moussab Abdelouadoud), fondatore di al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), in cui vengono impartite le direttive da seguire nella realizzazione di uno stato islamico nel nord del Mali. Ma tali direttive, da qui la straordinaria importanza del documento, esprimono assunti che sembrano scandire la primazìa della politica sulla religione, del pragmatismo sulle pulsioni scomposte dei jihadisti vecchia maniera. “Dipende dalle vostre scelte insensate – scrive Droukdel rivolgendosi agli emiri locali e al gruppo di Ansar Eddine – il precipitarsi nell’applicare la legge della sharia anziché farlo progressivamente tenendo conto di un contesto sociale composto da popolazioni che da secoli ignorano i precetti religiosi.
L’esperienza ha dimostrato che l’adozione della sharia senza calcolarne l’impatto respinge le popolazioni e le conduce a rifiutare la religione e odiare i mujaheddin”. Ne discende che ogni iniziativa, in campo religioso, non può prescindere da forme di valutazioni di ordine politico, sicché la sharia andrebbe introdotta, dopo aver preparato il terreno la predicazione, l’insegnamento, i sermoni e altre forme di orientamento, con “dolcezza ed estrema saggezza”. “Questo non significa – confida al Foglio una fonte d’intelligence saharawi tra i primi a esaminare il documento – che al Qaida stia assumendo un volto diverso visto che le tesi sostenute da Droukdel sono condivise anche dai vertici dell’organizzazione e, in particolare, dal suo numero due, Nasir al Wuhayshi. Anzi, la prudenza sul versante religioso e la ricerca del consenso popolare la rendono ancora più insidiosa. E’ come se si fosse improvvisamente resa conto di dover compiere un salto di qualità, soprattutto in termini di capacità politiche, per tornare a governare con metodi e strategie diverse la propria galassia. Così il fondatore di Aqmi suggerisce, nella speranza di ritardare l’intervento della comunità internazionale, di non far apparire il coinvolgimento diretto della sua organizzazione nel processo di islamizzazione della regione maliana dell’Azawad.
In questo anticipando l’orientamento che si sta affermando tra gli strateghi qaidisti, anche con il contributo di convertiti occidentali, di evitare lo scontro militare aperto, soprattutto con gli Stati Uniti e Israele, e di agire sul territorio e nelle operazioni con il criterio del juste melieu”. Un criterio, quello del giusto mezzo, invocato anche dal leader di Aqmi nelle 80 pagine del suo documento, che starebbe conducendo a una rivisitazione complessiva delle missioni suicide ad alta valenza prevedendo, come sarebbe accaduto nell’attacco al Westgate di Nairobi, vie di fuga per le risorse più pregiate del commando.

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