Francia: l'accusa di islamofobia usata per censurare i giornalisti critici con l'islam Giulio Meotti a colloquio con Ivan Rioufol
Testata: Il Foglio Data: 11 ottobre 2013 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Parla Rioufol, il giornalista del Figaro sotto processo per 'islamofobia'»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 11/10/2013, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Parla Rioufol, il giornalista del Figaro sotto processo per 'islamofobia' ".
Ivan Rioufol
Roma. “Incitamento all’odio, alla discriminazione e alla violenza razziale”. Di questo dovrà rispondere in tribunale Ivan Rioufol, una delle firme di punta del quotidiano francese Figaro, dove tiene la storica rubrica “Le bloc notes”. Rioufol dovrà difendersi in aula dall’accusa rivoltagli dal “Collettivo contro l’islamofobia”. In una trasmissione su Rtl del novembre scorso, Rioufol aveva criticato la campagna “Nous sommes la nation” – noi siamo la nazione – del Collettivo, che aveva usato il dipinto del giuramento di David nella sala della Pallacorda, quadro simbolo della Rivoluzione francese, solo che al posto dei Montagnardi c’erano gli islamisti, donne velate e uomini barbuti. “Nel tentativo di indebolire la libertà d’espressione, il sacro principio della nostra civiltà, il Collettivo contro l’islamofobia rischia di apparire come una minaccia alla democrazia”, aveva detto Rioufol alla radio, ma adesso lo scrittore e giornalista accetta la sfida, e annuncia: “Dovrò comparire di fronte alla diciassettesima Corte penale di Parigi”. Rioufol ha anche detto che la legge francese sulla stampa del 1881 è usata dagli islamisti per “criminalizzare la critica e introdurre il reato di blasfemia”. Il Collettivo che ha fatto causa a Rioufol è vicino a Tariq Ramadan, l’islamista svizzero-francese al centro di molte polemiche per la sua predicazione fondamentalista. La campagna denunciata da Rioufol è stata in parte finanziata dalla Open Society del miliardario americano George Soros. Secondo lo studioso Gilles Kepel, il Collettivo diffonde un messaggio “francofobo e antibianco”, mentre l’organizzazione è stata decifrata nel libro “Islam, l’épreuve française” di Elisabeth Schemla. Nel volume si riporta la predicazione alla moschea di Orly di Marwan Muhammad, leader del movimento: “Chi ha detto che la Francia non può diventare un paese islamico?”. Secondo il settimanale Nouvel Observateur, “il gruppo, ben lungi dall’essere motivato dal lottare contro il razzismo nei confronti dei musulmani, svolge una battaglia ideologica per sfidare la Repubblica nei suoi principi laici, in modo da cambiare le leggi”. E non è la prima volta che in Francia giornalisti e scrittori vanno a processo con l’accusa di “islamofobia”. E’ successo allo scrittore Michel Houellebecq, perché nel suo romanzo bestseller “Plateforme” lo scrittore non ha risparmiato critiche all’islam. La “strega” Houellebecq venne difesa dal grande antropologo Claude Lévi- Strauss, solitamente appartato: “Quello che pensavo dell’islam – disse Lévi-Strauss al Nouvel Observateur – l’ho detto in ‘Tristi Tropici’. Non era lontano da ciò per cui fanno un processo a Houellebecq”. Tuttavia il tribunale di Parigi nel 2002 assolve Houellebecq. Poi tocca al direttore di Charlie Hebdo, Philippe Val, costretto a difendersi per aver pubblicato sul suo settimanale satirico le vignette su Maometto. Infine è la volta della scrittrice italiana Oriana Fallaci, anche lei assolta per “La rabbia e l’orgoglio”. “Questo processo è un attentato alla libertà di parola in Francia”, dice Ivan Rioufol al Foglio. “Per la prima volta nella mia carriera giornalistica, iniziata nel 1976, ho risposto alla chiamata del magistrato e, accompagnato dall’avvocato, mi sono sentito dire di essere stato incriminato per incitamento all’odio. Si tratta di una offensiva più ampia costruita attorno alla ‘islamofobia’, una parola che significa sia sentimento anti islamico sia il divieto di emettere qualsiasi critica all’islam. L’islam radicale sta diventando sempre più assertivo. La campagna del Collettivo è stata progettata per negare assimilazione e integrazione, intimando di accettare i musulmani così come sono. Vogliono intimidire i giornalisti, censurare i mezzi di comunicazione e reintrodurre il reato di blasfemia. Ovviamente non mi metteranno a tacere. Piuttosto il contrario”.
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