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Netanyahu: il discorso della sua e della nostra vita (Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz) cliccare qui per vedere il video con il discorso di Netanyahu sottotitolato in inglese: a destra, Bibi Netanyahu al Begin-Sadat Center Nel suo discorso al Centro Begin-Sadat dell’Università Bar-Ilan, il politico Netanyahu ha lasciato il posto al Capo di Stato Netanyahu, all’uomo che si erge dinanzi al proprio popolo e al mondo per affermare la verità, la sua e la nostra, come un profeta, un tribuno appassionato. Non ha cercato di imitare il presidente americano con la falsa speranza di un accordo con gli iraniani, ma, al contrario, il suo è stato un discorso molto fermo e duro. Se Obama l’ha ascoltato, senza dubbio si deve esser sentito a disagio. Netanyahu non ha per nulla tralasciato il problema iraniano, anzi, l’ha affrontato di petto e ha svelato al mondo intero tutta la nuda e dolorosa verità. Netanyahu ha scelto di mettere a rischio i suoi rapporti con Obama per dire a ognuno di noi: state attenti alle trame degli iraniani. Netanyahu ha parlato chiaramente dell’esistenza di un programma nucleare militare in Iran, citando le centrifughe e un reattore al plutonio radioattivo, con l’obiettivo di intralciare l’idea di un negoziato con l’Iran. Con tutto ciò che conosciamo, non ci possono essere negoziati con condizioni meno esigenti di quelle poste dal Primo Ministro israeliano nel suo discorso. Riguardo alla questione palestinese, è l’ebreo orgoglioso che ha parlato, quello che si leva contro gli avversari che mettono in discussione l’esistenza stessa del popolo ebraico sulla sua terra: voi arabi dovete riconoscere Israele come lo Stato del popolo ebraico. Se non lo riconoscete, non ci sarà la pace. Questa è una richiesta legittima, importante, onesta e sincera, ma gli arabi non saranno mai d’accordo per diverse ragioni: 1) I musulmani credono che l’ebraismo non sia più legittimo dopo l’avvento del cristianesimo, e che la stessa cosa sia successa al cristianesimo da quando è arrivato l’islam. E se l’ebraismo è inesistente e illegale, come possono gli ebrei reclamare una Terra tutta per loro? 2) Per gli arabi, gli ebrei non sono una nazione, ma delle comunità religiose legate alle etnie dei paesi in cui hanno vissuto per centinaia di anni. Per cui, se non costituiscono una nazione, che bisogno hanno di Israele? 3) Secondo il Corano, la terra di Israele è una Terra Santa islamica, perciò nessuna autorità musulmana riconoscerà uno Stato ebraico in Israele. 4) Gerusalemme è nell’occhio del ciclone: per l’islam non potrà mai esistere una sovranità ebraica a Gerusalemme, perché un evento simile costituirebbe una rinascita dell’ebraismo dopo che l’islam l’aveva abolito. L’insieme di tutti questi motivi impedisce agli islamici di riconoscere Israele in quanto Stato ebraico. Insistendo sul riconoscimento e facendo saltare le trattative su questo solo punto, Netanyahu per anni è riuscito a dilazionare la creazione di uno Stato palestinese con l’approvazione del proprio popolo. Senza dubbio è stato questo il centro del discorso di Netanyahu, un discorso che lo pone come un leader e un Capo di Stato con una visione corretta del mondo mediorientale, un uomo il cui valore deve essere apprezzato sia dai nostri amici che dai nostri nemici. Chi rinuncia ai propri diritti è un essere spregevole, mentre chi insiste nel reclamarli, è degno di onore. Netanyahu, e noi con lui, ha richiesto il rispetto in Medio Oriente, e le sue opinioni e le sue posizioni devono essere rispettate. Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. |
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