domenica 20 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.10.2013 Il nucleare iraniano va bloccato. Per questo servono ancora le sanzioni
intervista di Paolo Valentino a Yuli-Yoel Edelstein, speaker della Knesset

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 ottobre 2013
Pagina: 16
Autore: Paolo Valentino
Titolo: «Il nucleare agli ayatollah? Come dare un’arma a un serial killer»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/10/2013, a pag. 16, l'intervista di Paolo Valentino a Yuli-Yoel Edelstein, speaker della Knesset, dal titolo " Il nucleare agli ayatollah? Come dare un’arma a un serial killer ".


Yuli-Yoel Edelstein

ROMA — «Quando si parla dei diritto dell’Iran ad avere un’industria nucleare, sento dire da ogni parte: ma voi israeliani, non avete firmato questa convenzione e quest’altra. Francamente, è un paragone che non regge. Vista la storia del regime iraniano, è come se un serial killer dicesse “che c’è di strano se porto una pistola”? Anche i poliziotti hanno le armi. Ci sono Paesi democratici e affidabili e Paesi che non lo sono. Detto questo sono favorevole a soluzioni diplomatiche, con mezzi pacifici, controlli stringenti e clausole applicabili».
Yuli-Yoel Edelstein è lo speaker della Knesset, il Parlamento d’Israele. Esponente dell’ala destra del Likud, il partito del premier Benjamin Netanyahu, Edelstein è originario dell’Ucraina, dove ai tempi dell’Urss fu un celebre refusenik, i dissidenti ebraici cui veniva rifiutato il permesso di emigrare. In Italia per una visita di 3 giorni, Edelstein ha incontrato ieri il ministro degli Esteri Emma Bonino.
Secondo lei bisogna prendere sul serio le aperture di Teheran?
«Ho appena detto al vostro ministro degli Esteri che essendolo stato io stesso, apprezzo tutta la portata della liberazione dei prigionieri politici in Iran. Detto questo, dobbiamo essere certi che ci siano cambiamenti sostanziali. La nuova situazione non è tanto frutto dell’elezione di Rouhani, quanto delle sanzioni dure, che hanno prodotto il loro effetto. Gli iraniani si sono accorti che fanno male. Quindi dobbiamo tenerle, fin quando verificheremo cambiamenti veri».
Ma l’Iran ha diritto ad avere un’industria atomica civile?
«Con una battuta, potrei chiedere perché, visto che è uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo. Più seriamente, rispondo con le stesse parole di Rouhani: un Paese in grado di arricchire l’uranio al 3,5% può facilmente arrivare fino al 90%».
Ma se lei parla di soluzione diplomatica, è chiaro che lo sbocco sarebbe un Iran con il nucleare civile, sotto forte controllo internazionale. C’è una contraddizione…
«Non hai bisogno di avere le centrifughe o un impianto per il plutonio in casa, per avere un’industria nucleare civile. Ogni accordo dovrà assicurare che non ci sia nessun impianto o reattore nascosto. Su tutto il resto si può trattare».
Con quale stato d’animo andate al nuovo dialogo con i palestinesi? La coalizione di governo appare divisa al suo interno. Saprete superare i contrasti?
«Primo, io credo che i colloqui in corso siano seri. Lo so dal fatto che non ci sono troppi titoli sui media e le parti non si stanno lanciando accuse reciproche in pubblico. Secondo, ci sono problemi e ostacoli oggettivi: non parlo di Gerusalemme o dei rifugiati. Penso per esempio a Gaza: immaginiamo che domani ci sia l’accordo. “Comprende Gaza o meno?”, sarebbe la sua prima domanda alla conferenza stampa. E nessuna risposta sarebbe quella buona. È complicato. E quindi spero, terzo punto, che entrambi siano coscienti che non sarà possibile raggiungere un’intesa complessiva, senza buchi. E che bisognerà proseguire, soprattutto nella cooperazione. Vede, su temi sensibili come la sicurezza noi già cooperiamo, con buoni risultati. Ma dobbiamo anche farlo sull’economia, le risorse idriche, l’agricoltura».
La soluzione dei due Stati è la linea ufficiale di Netanyahu. È anche la sua?
«Qualsiasi soluzione seriamente negoziata dalle due parti e concretamente applicabile sarà accettabile. E ci sarà una maggioranza favorevole nella Knesset e nella popolazione. Non so quale sarà. Ma intravederla oggi è solo un esercizio teorico, per via di tutte le questioni aperte, cominciando da Gaza».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT