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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Lezioni di sopravvivenza per Israele 06/10/2013
 

Lezioni di sopravvivenza per Israele
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)

 Bibi Netanyahu all'Onu

Come previsto, i media israeliani hanno dato grande rilievo al discorso che Netanyahu ha tenuto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In quanto
ai media arabi la situazione è più complicata: la mattina dopo il discorso di Netanyahu, parti delle sue frasi sono state citate anche a grandi titoli, ma le sue parole - malgrado la loro importanza per Israele,  Teheran e Casa Bianca - sono state viste in un contesto più ampio nei media arabi.

 Il mondo arabo è sempre molto auto-referente proprio nella complessità del quadro globale. Il mattino dopo il discorso, il quotidiano "al-Quds al-Arabi", che viene pubblicato a Londra, ha dedicato il titolo principale alle scelte di Israele: "Netanyahu: Siamo pronti ad agire per impedire all'Iran di avere armi nucleari".
Il giornale ha anche aggiunto più avanti nell'articolo: "Il riavvicinamento iraniano-americano preoccupa i paesi del Golfo". Il legame che il giornale pone tra le dichiarazioni di Netanyahu sulla volontà di Israele di agire e le paure dei paesi del Golfo, lascia capire che questi ultimi, persa ogni fiducia negli americani, ripongano l’ultima speranza in Netanyahu, pronto ad affrontare il programma nucleare iraniano.

 Ma le parole di Netanyahu sono incentrate in un ambito più ampio delle relazioni israeliane con gli Stati Uniti: in effetti, la Casa Bianca da una parte sta conducendo una politica di pacificazione e di negoziati con l'Iran, ma dall'altra l'affermazione di Obama sottolinea che " tutte le opzioni sono sul tavolo e gli Stati Uniti richiedono azioni, non solo parole ". Questa dichiarazione ha lo scopo di tranquillizzare gli israeliani e attenuare le minacce esplicite di Netanyahu verso l'Iran. Dunque non è per niente chiaro se gli Stati Uniti sosterranno l'azione militare israeliana, nel caso in cui fosse attuata senza l'approvazione preventiva della Casa Bianca. Dietro le quinte, è anche possibile che il Congresso americano a maggioranza repubblicana, assuma una posizione contraria a quella della Casa Bianca. "al-Quds al-Arabi" dice ai suoi lettori che il giorno prima del discorso alle Nazioni Unite, Netanyahu aveva incontrato il Congresso e si era incontrato con un "piccolo gruppo" di deputati.
Da qui l’ipotesi del giornale che Israele cercherà di influenzare la Casa Bianca e la politica del Dipartimento di Stato, utilizzando gruppi di pressione americani, nel Congresso e nelle organizzazioni filo-israeliane, al fine di cambiare il rapporto con l'Iran, passando da un approccio di pacificazione a quello di richieste specifiche, da un allentamento delle sanzioni a una più stretta sorveglianza del programma nucleare con sanzioni assai severe.

 "al-Quds al-Arabi", un giornale che di solito assume posizioni nettamente  anti-israeliane  ed estremiste, elenca le quattro richieste israeliane che Netanyahu ha sollevato in merito al progetto nucleare iraniano:
1) fermare l'arricchimento dell'uranio
2) rimuovere tutto l'uranio arricchito
3) chiudere l'impianto di arricchimento di Fordo e smantellare le supercentrifughe di Natanz
4) fermare ad Arak il reattore al plutonio che utilizza acqua pesante.
Il quotidiano sottolinea che sebbene ci siano richieste israeliane esplicite e ben definite, non è ancora chiaro che cosa Obama e Kerry chiederanno all'Iran.
Il giornale mette in risalto che Obama ha promesso ai Paesi del Golfo che gli Stati Uniti si consulteranno "con i loro amici in Medio Oriente" riguardo ai negoziati con l'Iran. L'autore di questo articolo ritiene che quest’affermazione americana sia destinata a tranquillizzare Israele e i Paesi del Golfo, soprattutto l'Arabia Saudita, in modo che gli Stati Uniti possano andare avanti nei loro contatti con l'Iran indisturbati e senza trovarsi di fronte a  domande difficili.

 Il quotidiano “ al-Hayat ”, pubblicato a Londra, ha dato grande rilievo al discorso di Netanyahu, e cita la dichiarazione del Primo Ministro israeliano “ Rouhani è solo un lupo travestito da agnello,  siamo pronti ad affrontare l'Iran da soli ”.
Il giornale cita testualmente parti importanti del discorso di Netanyahu. E il fatto che gli sia stato dato ampio spazio è significativo.
Nel numero di mercoledì mattina non c'erano ancora commenti sul discorso, ma il fatto che fossero state inserite molte citazioni, indica che i redattori del giornale - di fatto sotto il controllo del governo saudita - avevano capito che le parole di Netanyahu sono importanti e significative, soprattutto per l'intenzione di Obama e di Kerry di venire a un accordo con gli iraniani a qualsiasi prezzo, partendo da una posizione di debolezza.

al-Jazeera ha dato scarso rilievo al discorso di Netanyahu, e nel suo sito internet - che è pieno di servizi sulla rivoluzione militare in Egitto contro il regime  dei Fratelli Musulmani - è difficile trovare un riferimento al discorso. Questo perché gli editorialisti della Tv non danno credibilità alle parole di Netanyahu, dal momento che non ritengono reale la minaccia israeliana contro l'Iran. Per anni, il canale Tv ha continuato a sostenere che Israele non attaccherà l'Iran da solo, e questo per una serie di motivi:
1) La distanza tra Israele e l'Iran impedisce di trasportare bombe e soldati per sferrare un attacco a sorpresa
2) per attaccare, Israele dovrebbe passare sopra il territorio di paesi nemici
3) l'Iran potrebbe iniziare una guerra missilistica contro Israele
4) il timore israeliano che gli Hezbollah possano lanciare migliaia di razzi su tutto il territorio di Israele
5) il timore di Israele che Stati Uniti ed Europa si opporrebbero all'azione militare, isolandolo con dure risoluzioni del Consiglio di sicurezza, prima ancora che Israele riesca a raggiungere uno dei suoi obiettivi.
Sembra quindi che il canale al-Jazeera non prenda sul serio il discorso di Netanyahu e le sue minacce, il che spiega la scarsa divulgazione del suo discorso.

L'atteggiamento iraniano verso il discorso di Netanyahu è stato quello previsto. Il Ministro degli Esteri iraniano ha definito Netanyahu “ un bugiardo ”, anche se non ha dato alcuna spiegazione per chiamare il Primo Ministro di Israele con questo appellativo. Come avrebbe potuto contrastare le citazioni che Netanyahu ha riportato dal libro di Rohani, dove si vanta di aver ingannato il mondo? Inoltre, gli iraniani non hanno bisogno di darsi tanto da fare, perché in ogni caso hanno già raggirato l'Occidente con un paio di sorrisi, e le interviste e i discorsi moderati che Rohani ha tenuto di recente.
Gli iraniani se la stanno ridendo mentre costruiscono la bomba, perché sanno che il mondo non permetterà a Netanyahu di rovinargli la festa, mentre Obama, Merkel, Cameron e Hollande se ne stanno tutti seduti intorno al camino con Rohani a cantare "Kumbaya" (Vieni da noi).

Il fallimento diplomatico israeliano

 Nonostante tutto il meritato rispetto che il popolo israeliano nutre nei confronti del Primo Ministro per il brillante discorso che ha tenuto alle Nazioni Unite quest'anno, e anche per quello dell'anno scorso, non possiamo ignorare il fatto che tutti i discorsi di Netanyahu, tutti i messaggi che i Primi Ministri di Israele hanno inviato ai leader mondiali, tutte le delegazioni che Israele ha spedito nel mondo e tutti i briefing che  leader e  politici ospitati da Israele hanno ricevuto sul pericolo che l’Iran costituisce per Israele e per la pace della regione e del mondo, tutto questo non ha potuto resistere contro un paio di sorrisi e pronunciamenti di Rohani, compreso quello di parlare di una fantomatica fatwa che presumibilmente cita un divieto religioso contro la creazione di armi nucleari.

 Dopo tutti questi sforzi diplomatici e le informazioni elaborate, come è possibile  che l’Iran, nel giro di un solo mese e con una serie di sorrisi e amabili conversazioni, da paese paria riesca a passare per il beniamino della comunità internazionale, e da minaccia nucleare riesca a diventare partner per negoziati, senza rinunciare neppure a un briciolo del suo piano diabolico? Certo, si potrebbe dare la colpa al mondo, dicendo che, come negli anni ‘40 se ne stava a guardare, senza muovere un dito, i milioni di ebrei condotti al macello, oggi a quello stesso mondo non interessa che l'Iran cerchi di compiere un’altra Shoah sugli ebrei che vivono in Israele.
Che differenza c’è tra allora e oggi? L’antisemitismo che c’era allora non è lo stesso che c’è oggi?
Possiamo incolpare Russia e Cina, che hanno usato il loro potere di veto nel Consiglio di Sicurezza per ribaltare le decisioni contro l'Iran, vanificando gli sforzi della comunità internazionale per fermare  il suo progetto nucleare. Potremmo attribuire la colpa alla dipendenza dal petrolio e dal gas dell'Iran, affermando che il denaro e gli interessi economici hanno la precedenza sulle considerazioni di carattere etico.
Si potrebbe anche puntare il dito contro il desiderio dell'Occidente di appianare i rapporti con l'Iran, per timore dei danni  che potebbero derivare  alle installazioni petrolifere in Arabia Saudita e negli Emirati.
In Iran, in seguito alle difficoltà derivanti dalle sanzioni, la situazione interna potrebbe arrivare al punto in cui gli ayatollah, prossimi al crollo, potrebbero agire in modo irrazionale.
E’anche possibile interpretare la benevolenza del mondo verso l'Iran come una mancanza di volontà e addirittura la stanchezza dell'Occidente in generale e in particolare degli Stati Uniti, di dover trattare con i dittatori nel solo modo che questi capiscono, cioè con l'uso della forza, e arrivare alla conclusione che, come dimostra la situazione con l'Iran, l'Occidente è diventato una tigre di carta che non gode di alcuna considerazione in Medio Oriente.

Tutto giusto, ma il quadro non è ancora completo. Dobbiamo cercare l’origine del fallimento israeliano anche in noi stessi, non solo negli altri. E quando dico fallimento, mi riferisco al fatto che Israele non è riuscito a convincere il mondo che l'Iran è un pericolo, e questo per diversi motivi: Israele sottolinea principalmente la minaccia che l'Iran rappresenta per la propria esistenza e non del mondo, al quale però non interessa nulla del destino di Israele, la cui popolazione può essere paragonata a una piccola città della Cina.
Al mondo interessa forse il destino di decine di milioni di cinesi costretti ogni anno a lasciare città e villaggi a causa delle dighe la cui l’acqua inonda campi, città e villaggi?
Il mondo aveva forse reagito quando milioni di persone sono state uccise in Biafra, in Ruanda, nella guerra Iran-Iraq, in Algeria e in Siria?
Perché  dovrebbe reagire quando gli ebrei in Israele gridano “ Aiuto! ” ?
Israele non ama raccontare ai non-israeliani le parole esplicite che i leader iraniani usano per imporre l'Islam su tutti i popoli della Terra perché non è "politicamente corretto" dire la verità sull'Islam, presentarla come una religione di conquista e di dominazione, come una cultura che aspira ad assoggettare tutti i popoli del mondo all'Islam, che si considera come l'unica religione “din al-Haq” (la “vera religione”), mentre tutte le altre religioni sono “din al-Batal “(“ falsa religione”).

Nel suo discorso Netanyahu ha parlato di diritto storico e religioso del popolo ebraico alla Terra d'Israele e l’ha collegato al suo diritto a difendersi contro gli iraniani. Quanti leader israeliani si esprimono in questo modo ?  parlano del diritto storico del popolo ebraico alla Terra d'Israele? Citano la Bibbia come fonte di questo diritto? I portavoce ufficiali e i consulenti legali di Israele hanno ceduto alla retorica araba quando, dopo la fine della Guerra dei Sei Giorni nel 1967, avevano adottato il falso slogan: ” i territori di Israele, che sono stati liberati in questa guerra, sono ‘territorio occupato’ ”.
E dal momento che molti, forse la maggior parte, dei leader mondiali non fanno distinzione tra “l'occupazione del 1948” e “l'occupazione del 1967”, viene accettata l'idea araba che l'intero Stato di Israele è in realtà “terra occupata”, così non è poi davvero così terribile se gli iraniani vogliono liberare un “territorio occupato”.

I giuristi di Israele, e soprattutto quelli che hanno fatto parte della Corte Suprema, non hanno mai riconosciuto il diritto del popolo ebraico a tutte le parti della terra di Israele come era stato determinato con documenti fondanti del diritto internazionale moderno – i documenti della Conferenza di San Remo del 1920, quelli del mandato del 1923 e l'accordo anglo-americano del 1942 - validi ancora oggi, il cui potere è più forte di qualsiasi risoluzione Onu.
E se Israele stesso non sa affermare questi suoi diritti, perché ci si dovrebbe aspettare che le nazioni del mondo siano più sioniste di Israele?
Infine, altrettanto grave: vent’anni fa Israele aveva firmato gli accordi di Oslo e aveva istituito l'Autorità palestinese che, secondo il Primo Ministro di allora, Yitzhak Rabin, avrebbe dovuto combattere Hamas senza essere disturbati da Tribunali o dalle organizzazioni per i diritti umani.
Si era anche stabilito che non ci sarebbero stati razzi da Gaza. Nel frattempo, come risultato di tali accordi, è sorta un'entità per cui la Striscia di Gaza è diventata uno Stato del terrore islamico, e anche l'altra parte potrebbe diventarlo, con contiguità territoriale da  Be'er Sheva fino alle colline che dominano Afula.
Israele sostiene tuttavia ancora questa idea, che, come tutti sanno, metterebbe l’intero paese in grave pericolo. A questa punto Israele è credibile I quando sostiene l’assoluta importanza della sicurezza  ?
Alcuni paesi nel mondo sostengono lo sforzo arabo per creare uno Stato terrorista palestinese con il denaro e con le risoluzioni dell’ONU, e lo Stato di Israele non fa nulla contro i miliardi che fluiscono nel suo territorio per instaurare un’entità terroristica che è, secondo la definizione di Arafat, un cavallo di Troia.
Se lo Stato di Israele ignora così la sicurezza dei propri cittadini e permette ai suoi vicini di creare uno Stato terrorista all'interno del proprio territorio, perché allora le nazioni del mondo dovrebbero prendere sul serio Israele quando indica nell’Iran un pericolo per la propria esistenza, situato, oltre a tutto, a mille chilometri di distanza?
Questa è la vera e profonda ragione per cui il messaggio israeliano sull'Iran non ha toccato i cuori dei leader del mondo, e i colpevoli siamo noi stessi, la società israeliana, noi, destra e sinistra insieme, ognuno per le attività svolte ma anche per gli atti di omissione.
Ci sono troppi israeliani che girano il mondo e diffondono l'idea che lo Stato di Israele è un occupante, che è illegittimo e che non ha alcun diritto di esistere. In Israele non facciamo nulla, queste persone  continuano a ricevere i loro stipendi dalle università o dall'industria cinematografica israeliana, cioè da noi cittadini.
Con le loro parole - anche se non esplicitamente - giustificano quello che l'Iran minaccia, e noi continuiamo a foraggiarli. Allora, di chi è la colpa, se le nazioni del mondo non credono che sia così grave se l'Iran avrà armi nucleari in grado di distruggere Israele? 
Grave è il comportamento Tzipi Livni, Ministro degli Esteri e Capo negoziatore israeliano, che in una conferenza negli Stati Uniti difende l'idea di creare uno Stato palestinese sul territorio israeliano, senza aver ottenuto alcuna garanzia che questo paese non diventi uno Stato di Hamas, tramite elezioni, come è successo nel gennaio del 2006 o con un violento colpo di Stato come è accaduto nel giugno 2007.
Con un tale negoziatore, che si appella a creare all'interno della Terra di Israele uno Stato terrorista, che dalle colline di Giudea e Samaria potrebbe minacciare tutta la zona costiera e Gerusalemme, chi dovrebbe sorprendersi se le nazioni del mondo non prendono sul serio le rivendicazioni di Israele per la propria sicurezza?
Quando Israele considererà più seriamente i propri diritti e la sua sicurezza per quanto gli arabi, il mondo ascolterà con più attenzione le preoccupazioni sulla nostra sicurezza per quel che attiene all' Iran. 

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link:
http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com/


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