La farsa di Rohani-moderato ci cascano tutti, compreso David Grossman
Testata: La Repubblica Data: 03 ottobre 2013 Pagina: 19 Autore: Vanna Vannuccini - Fabio Scuto Titolo: «Iran, su Twitter l’ultima svolta di Rohani - Un errore la linea dura di Netanyahu, a Teheran adesso soffia un vento nuovo»
Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 03/10/2013, a pag. 19, l'articolo di Vanna Vannuccini dal titolo " Iran, su Twitter l’ultima svolta di Rohani ", l'intervista di Fabio Scuto a David Grossman dal titolo " Un errore la linea dura di Netanyahu, a Teheran adesso soffia un vento nuovo ", preceduta dal nostro commento.
a destra, ritratto di Hasan Rohani Ecco i pezzi:
Vanna Vannuccini - " Iran, su Twitter l’ultima svolta di Rohani "
Il profilo di Rohani su Twitter
Due sole battute, ma hanno attirato l’attenzione del mondo. Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, manda un tweet al presidente iraniano Rouhani. Lui incredibilmente risponde – e promette di rendere i social media accessibili a tutti gli iraniani. «Good evening, President. I cittadini iraniani possono leggere i suoi tweet?» aveva chiesto Dorsey. «Buona sera@Jack. Come ho detto @camampour (nell’intervista con l’Amanpour alla Cnn, ndr), i miei sforzi vanno per assicurare al mio popolo un accesso confortevole e globale a tutti i media, come è suo #diritto». Dorsey ringrazia e offre il proprio aiuto. Hassan Rouhani, succeduto in luglio a Mahmud Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica islamica, è il più famoso utilizzatore di Twitter in Iran. Già pochi giorni fa, mentre Obama si accingeva a stupire il mondo annunciando la storica telefonata con Rouhani – la prima dopo 35 anni di silenzio tra un presidente americano e uno iraniano – Rouhani twittava l’appena avvenuto colloquio. Rouhani è molto attivo su twitter, come lo è il suo ministro degli Esteri Zarif (diventato famoso per gli auguri agli ebrei per il loro capodanno), mentre la sua portavoce, prima donna a ricoprire quest’incarico in Iran, scrive su Facebook. Il problema è che i social media nella Repubblica islamica sono vietati, e praticamente inaccessibili dopo le manifestazioni dell’Ondaverde del 2009 per il timore che vengano usati per le proteste. Nell’intervista alla Cnn, Rouhani aveva annunciato un nuovo corso: «Ci sono oggi in rete social media globali e credo che ogni essere umano e ogni nazione abbiano diritto a usarli ». Aveva avvertito che ci sarebbe voluto qualche mese. Pochi giorni prima gli iraniani erano rimasti allibiti trovando improvvisamente l’accesso libero ai media oscurati e avevano inneggiato in Rete «Grazie Rouhani!» Ma era stato un breve momento di libertà, che non era piaciuto a qualcuno. Un errore tecnico, avevano detto le autorità, e tutto era tornato come prima. Rouhani sembra fare sul serio. Le sue aperture sul nucleare, i suoi contatti newyorchesi, e – anche se non esplicitamentela sua telefonata con Obama, che al suo ritorno era stata criticata dalle potenti Guardie rivoluzionare, sono stati approvati dal parlamento conservatore con una dichiarazione di sostegno al suo operato: un segnale che Rouhani continua ad avere l’appoggio del Leader Supremo Khamenei, senza il quale nulla è possibile in Iran. Pace, amicizia e negoziati rapidi, aveva promesso all’Onu, e subito ha fatto sapere ieri di avere «una proposta dettagliata» per i prossimi colloqui di Ginevra. Sulla quale spera si possa raggiungere «un pieno accordo», perché «lascia aperte le porte dei siti nucleari per tutte le ispezioni dell’Onu», senza rinunciare al principio, sancito dal diritto internazionale, di poter arricchire l’uranio e utilizzare la tecnologia nucleare in Iran.
Fabio Scuto - " Un errore la linea dura di Netanyahu, a Teheran adesso soffia un vento nuovo "
David Grossman
La titolazione non corrisponde del tutto a ciò che ha affermato Grossman, il quale inizia l'intervista dicendo "Benjamin Netanyahu da un lato ha fatto bene a ricordare dal podio delle Nazioni Unite che l’Iran è un Paese che da decenni minaccia di voler distruggere di Israele e che non ha mai nascosto la sua volontà di arrivare a possedere armi atomiche, ma da un altro lato ha sbagliato". Nonostante questa prima affermazione, Grossman poi sostiene che sia necessario il dialogo con l'Iran. Evidentemente il fatto che Rohani abbia definito Israele un cancro da estirpare non conta. Puoi dialogare con chi non accetta nemmeno la tua esistenza? Ecco l'intervista:
GERUSALEMME — «Benjamin Netanyahu da un lato ha fatto bene a ricordare dal podio delle Nazioni Unite che l’Iran è un Paese che da decenni minaccia di voler distruggere di Israele e che non ha mai nascosto la sua volontà di arrivare a possedere armi atomiche, ma da un altro lato ha sbagliato: è stato troppo aggressivo e bellicoso, ha bloccato ogni possibilità di dialogo con gli iraniani. E, in un certo senso, ha espresso anche sfiducia nella capacità del presidente Obama di gestire questa nuova prospettiva di relazioni con Teheran. Non credo sia stata un’idea saggia». Lo scrittore David Grossman — famoso in tutto il mondo per opere come “Vedi alla voce amore”, “Che tu sia per me il coltello”, “Con gli occhi del nemico”, — parla con l’abituale franchezza che contraddistingue il suo pensiero. Da tempo in Israele e nel mondo non è più un privato cittadino, ma un’icona, un punto di riferimento per una generazione che crede nella pace e nel dialogo tra Israele ed il mondo arabo. Sarebbe stato difficile per un uomo come Netanyahu andare all’Onu e comportarsi come una colomba. Ci sono molte incognite sulle vere intenzioni dell’Iran. «È importante che il premier abbia rivestito il ruolo di colui che ricorda al mondo che questa non è la trama di un film hollywoodiano, l’Iran è responsabile di un numero infinito di attacchi terroristici contro l’Occidente e contro gli ebrei in diverse parti del mondo. Ma forse avrebbe dovuto lasciare più spazio alla possibilità di dialogo, alla possibilità che a Teheran adesso spiri un vento diverso, anche se non è il frutto di un entusiasmo verso Obama o Israele, ma una conseguenza delle sanzioni internazionali che hanno isolato l’Iran». La frase “siamo pronti ad agire da soli per difenderci dall’Iran” ha fatto correre un brivido nella schiena a mezzo mondo. «Netanyahu con quella frase si è rivolto anche all’opinione pubblica europea e agli Stati Uniti. Il suo messaggio è stato chiaro: Israele è pronto ad agire in modo estremo, perciò è interesse di Stati Uniti e Europa di neutralizzare il pericolo iraniano. Israele non esiterà a colpire l’Iran anche se questo potrebbe mettere in grossi guai l’America e gli europei, per cui siete voi a dover costringere Teheran a comportarsi ragionevolmente. È una tattica che può essere efficace ma anche distruttiva». Un anno fa l’attacco contro gli impianti atomici in Iran sembrava davvero vicino, l’orologio dell’Apocalisse era vicino all’Ora Zero. E Adesso? «La possibilità che Israele attacchi l’Iran o viceversa sono eventualità terribili, non oso nemmeno immaginare alle conseguenze atroci per tutti noi, per l’Iran e anche per l’Europa. Preferisco fidarmi dell’assicurazione del presidente Obama, che ha promesso di impedire che Teheran si doti di un’arma atomica. So bene che la distanza tra nucleare civile e militare non è poi così grande, per questo i negoziatori di Stati Uniti e Europa dovranno essere determinati per evitare che questo possa essere solo un “gioco” per prendere tempo». I giornali israeliani hanno sottolineato stavolta una certa solitudine del premier israeliano nel suo scetticismo sulla svolta iraniana. Non teme che questo porti a un isolamento di Israele? «Netanyahu ha la tendenza a presentare Israele come la vittima perenne, la Nazione che si trova sempre sola e gioca per la sua sopravvivenza, anche quando la metà del mondo ci appoggia e abbiamo al nostro fianco un superpotenza come l’America, come se lui — che comunque guida una potenza regionale — non ne avesse ancora introiettato la forza reale. Quello che pensa Netanyahu è comune a molti israeliani: la Storia potrebbe ripetersi. È certamente una possibilità, ma prediligerla come l’unica è la migliore ricetta per la realizzazione dei nostri incubi» Cosa è mancato in quel discorso? «Un approccio molto più serio sul processo di pace con i palestinesi. È facile strillare e allarmarsi per ciò che succede sul fronte dell’Iran, ma pericoli esistenziali non meno gravi esistono — per Israele, per i palestinesi e per tutta la regione — per la mancanza di una seria trattativa di pace. Ci sono solo dei primissimi tentativi di esplorazione, pieni di riserve e minacce. Alla fine può anche essere che, come Obama è riuscito a trasformare la quasi disfatta del mancato attacco alla Siria in una vittoria per la rinuncia di Damasco alle armi chimiche, si riesca a legare la risposta dell’Occidente alla minaccia nucleare iraniana alla fine del conflitto israelo-palestinese. Sarebbe un vantaggio per tutti; persino gli iraniani potrebbero presentarlo come un loro successo e non come una inequivocabile resa al diktat di Netanyahu ». Lei immagina una “pace dei coraggiosi”... «Il modo migliore per eliminare la minaccia rappresentata dall’Iran, è la composizione del conflitto con i palestinesi. Dobbiamo arrivare a una pace che mi auguro possa durare molti anni per cominciare a guarire dalle storture provocate dalla nostra tragica storia».
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