Siria: Assad trionfa, al Qaeda ride Commento di Gianandrea Gaiani
Testata: Libero Data: 28 settembre 2013 Pagina: 19 Autore: Gianandrea Gaiani Titolo: «Capolavoro Onu: Assad trionfa, Al Qaeda ride»
Riprendiamo daa LIBERO di oggi, 28/09/2013, a pag.19, con il titolo "Capolavoro Onu: Assad trionfa, Al Qaeda ride", il commento di Gianandrea Gaiani.
Ban Ki Moon con Assad
Russi e americani alla fine hanno trovato un accordo mettendo a punto una risoluzione sulle armi chimiche siriane che consente a quasi tutti i protagonisti della crisi di cantare vittoria. La bozza da presentare al Consiglio di Sicurezza impone al regime di Bashar Assad il disarmo chimico consentendo così alla Casa Bianca e ai franco-britannici (in testa alla pattuglia arabo-occidentale pronta a muovere guerra a Damasco) di sbandierare un successo ottenuto solo grazie alla minaccia delle armi. «La bozza di risoluzione stabilisce che l'uso di armi chimiche è una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale e crea una nuova norma contro l'uso di gas letali» ha detto l'ambasciatrice statunitense all'Onu Samantha Power. La risoluzione non incolpa però né il regime né i ribelli dell'attacco a Goutha del 21 agosto scorso ma si limita a esprimere la «forte convinzione » che chi ha usato armi chimiche debba finire davanti alla giustizia. Un successo per Assad che non viene posto esplicitamente sul banco degli imputati e per Mosca che sostiene il regime ed è riuscita ad evitare che la risoluzione richiamasse il Capitolo 7 della Carta dell'Onu che prevede l’autorizzazione automatica ad attacchi militari contro i Paesi inadempienti. Se Assad non attuerà il disarmo chimico dovrà essere discussa una nuova risoluzione per autorizzare attacchi punitivi. Il regime può quindi celebrare la “vittoria” scongiuran - do i raids americani anche se il lavoro degli esperti dell’Onu non è finito e ieri hanno reso noto che indagheranno su altri 7 casi di impiego di armi chimiche, tre dei quali nei pressi della capitale. La rinuncia agli arsenali chimici entro il 2014 lascia il regime di Assad più esposto ad attacchi esterni ma pare certo che Mosca abbia offerto ampie garanzie per la difesa di Damasco. Del resto i dettagli su come e dove smantellare i gas siriani non sono ancora stati rivelati dall’Orga - nizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw) i cui funzionari avranno accesso illimitato ai depositi indicati dal regime ma anche a «ogni altra struttura indicata da un altro Paese», cioè i siti sospetti. Le ispezioni avverranno tutte entro la fine di ottobre mentre alcuni esperti ritengono che lo smaltimento degli arsenali potrebbe svilupparsi nell’arco di nove mesi. Benché Assad disponga di mille tonnellate di gas pronti all’uso, gran parte degli aggressivi chimici stoccati non sarebbero ancora «trasformati in armi» cioè non inseriti all’interno di bombe, granate, testate per razzi e missili. La risoluzione rilancia anche il ruolo delle Nazioni Unite pur non influendo sull’andamento del conflitto i cui sviluppi potrebbero avere un impatto pericoloso sulla gestione e smantellamento degli arsenali chimici siriani. L’Iran sembra deciso ad approfittare del clima distensivo per proporsi come interlocutore e mediatore nei negoziati di pace dopo le aperture al dialogo con Washington del presidente Hassan Rohani. Tagliati fuori dalla gestione politica della crisi, divenuta di fatto un affare russo-americano, risultano invece le monarchie del Golfo e la Turchia che potrebbero compensare il mancato intervento militare internazionale contro Assad con un incremento degli aiuti ai ribelli. In particolare a qaedisti e salafiti che hanno formato un’al - leanza chiamata Islam e Sharia che raccoglie le 13 milizie più forti e meglio armate grazie agli aiuti sauditi e di altri emirati. Il nuovo organismo si contrappone alla Coalizione nazionale siriana che comprende islamici moderati e gruppi laici, forse gli unici a uscire indeboliti dall’intesa tra Mosca e Washington se ieri il leader della Cns, Ahmad Jarba, ha dichiarato che gli estremisti «hanno rubato la nostra rivoluzione » . La contrapposizione tra islamisti e moderati è anche militare considerato che sono ormai decine i caduti solo negli ultimi giorni negli scontri tra le diverse opposizioni. Nonostante l’accordo sui gas la guerra in Siria vede ormai il tutti contro tutti al punto che l’inviato dell’Onu, Lakhdar Brahimi, parla ormai di «guerra nella guerra» e dispera di poter aprire negoziati tra Damasco e un’opposizione così dilaniata.
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