Hamas: può ancora essere tenuto a bada ?
Analisi di Zvi Mazel
(Traduzione di Angelo Pezzana)
http://www.jpost.com/Middle-East/Analysis-Is-Hamas-being-kept-at-bay-326830
Hamas ha conosciuto giorni migliori. Oggi si rende conto che non è più impossibile ciò che per lungo tempo aveva giudicato tale: una amministrazione congiunta con l’Anp del confine di Rafah, quella stessa Anp espulsa nel 2007 dopo il colpo di stato.Da allora Hamas ha sempre respinto le richieste dell’Autorità palestinese per arrivare a un accordo come era avvenuto con Israele e l’Unione europea. Ma i mendicanti non possono permettersi il lusso di scegliere, per cui Hamas cerca di rassicurare l’esercito egiziano per spingerlo a tenere aperto più sovente il valico. Porterà benefici alla popolazione di Gaza,sempre più insofferente verso Hamas. Questo esclude però che vengano accettate le ispezioni della Ue, poiché Hamas considera quegli accordi privi di ogni valore.
Hamas, un movimento affiliate ai Fratelli Mussulmani, nato nel 1987, aveva riposto profonda fiducia nella elezione di Mohammed Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani. Si aspettava che il valico di Rafah sarebbe stato aperto in entrambe le direzioni, permettendo così l’entrata/uscita dei beni dalla Striscia. Oltre a ciò Hamas contava sull’aiuto del nuovo regime contro Israele e contro il rivale, l’Autorità palestinese. Questo non è avvenuto. Morsi, intensificando il controllo su tutte le istituzioni pubbliche, mentre cercava di affrontare i disastri dell’economia e la situazione sociale del paese, lasciava che fosse l’esercito a occuparsi del terrorismo nella Penisola del Sinai. L’esercito, impegnato in una guerra senza tregua contro il terrorismo jihadista nel Sinai, sapeva bene quali erano i conti da regolare con Hamas. Durante il regime di Mubarak, Hamas si era avvicinato sempre di più all’Iran, finanziatore e fornitore di armi fatte arrivare dal Sudan.
Con il sostegno delle Guardie Rivoluzionarie, Hamas aveva creato una rete che contrabbandava armi, missili, esplosivi, che dall’Egitto, attraverso il Sinai, entravano a Gaza attraverso i tunnel. Un aiuto venne dai beduini, in opposizione al potere centrale egiziano che non si era mai preso cura di loro e li aveva sempre discriminati. Catturati nel Sinai, questi terroristi pro-Hamas sono stati catturati e imprigionati. Altre organizzazioni jihadiste, affiliate ad al Qaeda si erano infiltrate nel Sinai, creando nuove cellule, con il tacito consenso di Hamas, che li vedeva quali potenziali alleati contro Israele.
“Tawhid and Jihad” è stato il primo movimento responsabile degli attacchi a Sharm el Sheikh e Taba, seguito poi da una miriade di gruppi minori. Tutti avevano reclutato i beduini, inserendoli nelle loro milizie. Con la caduta di Mubarak e la conseguente disintegrazione della sicurezza nel Sinai, dall’Iraq e da altri paesi arabi arrivarono molti altri terroristi a ingrossare le fila. La guerra civile in Siria e la chiusura della sede centrale di Hamas a Damasco, misero a rischio la continuazione dei rapporti con Iran e Sudan, anche grazie agli attacchi attribuiti a Israele.
La caduta di Gheddafi si inserì nella vicenda del Sinai, dove arrivarono molti arsenali di armi che erano appartenute al dittatore libico, attraverso i soliti tunnel. Hamas credeva che Israele non avrebbe reagito per non mettere in discussione il trattato di pace con l'Egitto. Avvenne il contario, Israele e Egitto erano sulle stesse posizioni per fermare il terrorismo. Durante l’intervallo fra la caduta di Mubarak e l’elezione di Morsi, l’esercito si dimostrò incapace di intervenire nel Sinai. La conduttura del gas che riforniva Iraele e Giordania venne attaccato 14 volte da gruppi jiahdisti, sicuri dell’impunità, anche l’esercito e le stazioni di polizia vennero attaccate.
A seguito dell’elezione di Morsi ,l’esercito cercò di intervenire, senza mai però averne l’autorizzazione. Morsi voleva un accordo con Hamas e con le organizzazioni jihadiste per organizzare una azione contro Israele. Ma gli egiziani erano sempre più contro Hamas, soprattutto quando si venne a sapere che i membri di Izzadin Kassam (l’ala militare di Hamas) aveva assalito molte prigioni al Cairo durante le dimostrazioni contro Mubarak , con gli alleati beduini. Più di 20.000 detenuti liberati dal carcere erano salafiti che avevano combattuto con Hamas nel Sinai, come Ayman Nofel e il capo della cellula di Hezbollah arrestato nel 2009. In meno di tre ore, i terroristi di Hamas raggiunsero Gaza, mentre quelli di Hezbollah arrivarono a Beirut quattro giorni dopo via Sudan. Molti altri prigionieri fuggirono dalle prigioni, fra loro Mohammed Morsi.
Hamas, con l’appoggio dei media sotto il suo controllo, condannò l’estromissione dal potere di Morsi. Mahmud Ezzat, deputato del parlamento di Morsi, si rifugiò a Gaza per coordinare dalla Striscia l’opposizione contro l’esercito. Che ebbe però larghi consensi per la campagna contro il terrorismo nel Sinai. Hamas venne accusata di sostenere il terrorismo dei Fratelli Musulmani, colpevole per aver partecipato all’uccisione di 16 soldati egiziani al confine di Rafah lo scorso anno. Hamas respinse le accuse, come disse il n° 2 del movimento Mus Abu Marzuk “ sarebbe un controsenso per Hamas, che dipende dall’Egitto, essersi comportata in questo modo “.
D’altro canto, l’Anp getta con convinzione benzina sul fuoco, quando chiede che le Guardie Presidenziali ritornino alle loro funzioni al confine di Rafah, mentre i media vicini ad Hamas sostengono il contrario. Israele, dal canto suo, non interviene per quanto riguarda la Striscia di Gaza, condividendo bene le iniziative dell’esercito egiziano. Da questo nasce l’alleanza nel combattere il terrorismo nel Sinai. Ma Hamas è stata attaccata troppo tardi., La Fratellanza non è mai stata così marginale come oggi, l’Egitto è contro Hamas. Gaza è allo stremo dopo la distruzione dei tunnel, mentre la gente chiede il rovesciamento di Hamas dal potere.
Non avverrà in fretta. Anche l’invasione egiziana di Gaza non è imminente. La terza possiblità- un Hamas disperato contro Israele – è ancora meno probabile. Israle, va ricordato, ha aumentato il carico dei beni da introdurre a Gaza, soprattutto cemento e materiali di costruzione.
Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta