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Ugo Volli
Cartoline
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La pace coi terroristi? 24/09/2013
La pace coi terroristi?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,
 
si fa un gran parlare di pace dappertutto: la pace è la soluzione, la pace vincerà la guerra, la pace è meglio di tutto, viva la pace. Una dei contenuti caratteristici della nostra ideologia dominante - o se preferite, di ciò che oggi appare come buonsenso generale - è proprio questo.   Ma non ci credi?, mi potrebbe chiedere qualcuno. Non pensi che la pace sia meglio della guerra? Vuoi la guerra, allora? Ma ti rendi conto di quel che vuol dire, del sangue, delle distruzioni?

Certo che mi rendo conto. Certo che vorrei la pace. Ma se altri  ci attaccano? Se ci fanno la guerra? Se vogliono distruggerci? Se ci uccidono? Bisogna resistere o no? "La pace si fa coi nemici" è un altro pezzo di questa ideologia. Certo, ma coi nemici che continuano ad attaccarci, che vogliono ancora distruggerci, che esaltano chi ha ucciso i nostri fratelli? Che dopo altri accordi in passato hanno continuato a usare i metodi più vigliacchi per ammazzare i più deboli e indifesi fra noi, in modo da terrorizzarci? Con loro si fa la pace? E con che garanzia che la rispettino? Non chiamatela pace, allora, chiamatela resa e dite, come nei telefilm americani, che vi affidate alla clemenza della corte - solo che non è una corte, ma nemici che la clemenza non sanno proprio dove stia di casa.

Prendiamo ancora i due israeliani uccisi nel weekend, uno attirato a tradimento in una trappola da un arabo che si era finto suo amico e aveva progettato da tempo di usare il suo cadavere come moneta di scambio per liberare dal carcere il fratello, terrorista anche lui; l'altro ammazzato da lontano da un cecchino, fucilato mentre faceva la guardia a un luogo sacro per consentire ai pellegrini di pregarvi in pace. Ve ne ho già parlato, ma è necessario affrontare la questione da un altro lato, quella delle reazioni dell'Anp, quelli con cui Israele dovrebbe naturalmente "fare la pace".

Dopo tre giorni di pressioni israeliane anche con gli americani, che hanno impiegato tutto il loro peso per ottenere le attuali trattative e farle continuare, si è pronunciato il presidente dell'Anp Muhammad Abbas, invitato da un gruppo di leader ebraici americani a un colloquio a New York, dove si trova per partecipare all'Assemblea dell'Onu. Abbas ha dichiarato di condannare "le uccisioni come tutti gli atti di violenza contro i civili": una dichiarazione estremamente ambigua, perché i due israeliani non erano civili, ma stavano facendo il loro servizio militare. E ha aggiunto che si aspettava che Israele condannasse "l'uccisione recente di quattro palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane" (http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/Abbas-condemns-killing-of-IDF-soldiers-in-NY-meeting-with-Jewish-leaders-326924 ). Peccato che ci sia una piccola differenza, i quattro arabi morti a Qalndryia e Jenin facevano parte di folle che stavano attaccando molto violentemente la polizia durante un arresto: potete vedere in questo video (http://www.youtube.com/watch?v=xDmAZaha62Y )come non c'è stata nessuna premeditazione da parte israeliana, nessuna volontà di sparare, solo il bisogno di difendersi mentre cercavano di arrestare un terrorista. 

Ma la reazione di Abbas è quella ufficiale, in formato esportazione. Sentite invece che cosa ha detto un membro influente del suo comitato centrale, tal Abbas Zaki, sul quotidiano dell'Anp: il soldato israeliano "non era in visita turistica a Hebron", la sua morte è colpa non dell'arabo probabilmente suddito dell'Anp (e magari suo soldato, dato che il colpo è partito da lontano, la mira era da professionista), ma "del governo estremista di Netanyahu" (http://www.timesofisrael.com/fatah-official-israel-responsible-for-soldiers-death-in-hebron/ ). E ha aggiunto: "Il governo Netanyahu è un governo idiota", ha detto Zaki. "Sta buttando benzina sul fuoco, continua a provocare il nostro popolo con assalti alla Moschea al-Aqsa, la chiusura della moschea di Ibrahim [Tomba dei Patriarchi], demolendo case, spostando la nostra gente nella valle del Giordano, con uccisioni e costruzione di insediamenti." (http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/Israelis-Palestinians-trade-barbs-but-peace-talks-are-not-derailed-326897 )Gli "assalti" e le "chiusure" sono i pellegrinaggi dei fedeli durante le festività di Sukkot ai due luoghi più sacri dell'ebraismo, lo "spostamento" significa applicare le sentenze della Corte Suprema e impedire colonie illegali nella zona C di Giudea e Samaria, delle "uccisioni" vi ho appena parlato. 

Insomma, quel che pretenderebbero i "partner per la pace" sarebbe una situazione in cui gli ebrei non avessero accesso al Monte del Tempio o alla Tomba dei patriarchi, non cercassero di arrestare i terroristi, non costruissero neppure un balcone nei loro villaggi o piuttosto li distruggessero subito, ma lasciassero piena libertà agli arabi di espandersi dove non erano mai stati presenti. Insomma, si eliminassero da sé. A queste condizioni, le trattative di pace si possono fare. Se no, sono "estremisti" e "idioti" e quindi si meritano il terrorismo. Ne frattempo, il governo dell'Anp e i vari movimenti palestinesi, continuano a incitare alla distruzione di Israele e all'uccisione degli ebrei. Se avete un po' di tempo e soprattutto un po' di stomaco, vi consiglio di esplorare il sito di Palestinian Media Watch per rendervene conto, magari iniziando da qui: http://palwatch.org/main.aspx?fi=455 

E' così che si fa la pace? Magari pagando un prezzo per accedere alle trattative che consiste nello scarcerare decine di assassini confessi anzi orgogliosi del loro gesto, che potranno ricominciare appena liberi di nuovo? Io ne dubito.
La pace è certamente un obiettivo. Ma come nella vita delle città non la si ottiene lasciando libero campo ai violenti che ci sono, così accade fra gli stati.
Non bisogna cedere alla violenza, ma resistervi, mostrare che non la si accetta, che si è disposti a battersi per mantenere la propria vita e la propria libertà. Solo così la pace può essere giusta e duratura.

Ugo Volli

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