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Il Foglio - La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
19.09.2013 Prendere sul serio Hassan Rohani sul nucleare, una dabbenaggine
ma ci cascano Foglio, Stampa e Repubblica e tutti gli altri

Testata:Il Foglio - La Stampa - La Repubblica
Autore: Editoriale del Foglio - Francesco Semprini - Vanna Vannuccini
Titolo: «La chiave di Rohani - La svolta di Rohani. Libera 11 dissidenti e apre sul nucleare - Teheran, Rohani apre sul nucleare, liberata la dissidente Sotoudeh»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 19/09/2013, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " La chiave di Rohani  ". Dalla STAMPA, a pag. 14, l'articolo di Francesco Semprini dal titolo " La svolta di Rohani. Libera 11 dissidenti e apre sul nucleare ". Da REPUBBLICA, a pag. 16, l'articolo di Vanna Vannuccini dal titolo " Teheran, Rohani apre sul nucleare, liberata la dissidente Sotoudeh ".

Hassan Rohani si prepara ad andare all'Onu e, per questo, libera 11 prigionieri politici dalle carceri iraniane. Cambiamento? Ci cascano Francesco Semprini (La Stampa) e Vanna Vannuccini (La Repubblica), che scrivono di un inesistente segnale di cambiamento.
E' solo un'operazione di facciata. Intanto il programma nucleare continua a progredire. Rohani prima smantelli gli impianti nucleari, poi potrà essere più credibile. Se no sono solo chiacchiere per gli allocchi occidentali.
E, in ogni caso, non bastano gli auguri di Rohani a tutti gli ebrei per Rosh Hashanà a cancellare la sua descrizione di Israele come 'cancro da estirpare'.
Ecco i pezzi:

Il FOGLIO - " La chiave di Rohani "


Neda Soltan

Ieri a Teheran 11 prigionieri politici sono stati liberati, otto donne e tre uomini attraverso i quali il regime vorrebbe cancellare il volto rigato di sangue di Neda Agha Soltan, archiviare gli spari e gli orrori nei centri di detenzione perpetrati per prolungare l’èra Ahmadinejad. “Non so perché ma sono libera” ha detto Nasrin Sotoudeh, l’avvocato dei dissidenti politici messi all’indice nel 2009. E’ il biglietto da visita con cui il presidente Hassan Rohani si presenta a New York all’Onu. La chiave era l’immagine che campeggiava sui volantini elettorali di Rohani e quando lunedì, per qualche ora, si è covata l’illusione che la cortina di ferro tecnologica si allentasse, tutti hanno letto strane corrispondenze. C’è ora chi spera che la chiave di Rohani apra, assieme alla porte di Moussavi e Karroubi, quella del grand bargain nuclear- geopolitico con Washington.

La STAMPA - Francesco Semprini : " La svolta di Rohani. Libera 11 dissidenti e apre sul nucleare "


Hassan Rohani

L’Iran «non avrà mai la bomba atomica». Va diritto al punto Hassan Rohani, spiegando, alla vigilia dell’esordio internazionale, che l’Iran non svilupperà mai armi nucleari «in nessuna circostanza». Lo fa nel corso di un’intervista con la rete Nbc di cui è circolato un frammento ieri. Una vetrina importante che si affaccia direttamente sugli Stati Uniti e dalla quale emerge un presidente dai toni decisamente più concilianti di quelli del suo predecessore Mahmoud Ahmadinejad.

«Tutto è sul tavolo del negoziato atomico», rilancia Rohani che sembra vedere nella sua missione alle Nazioni Unite, in occasione della 68a Assemblea generale, la grande opportunità per migliorare le relazioni con l’Occidente e conferire alla Repubblica islamica un nuovo ruolo internazionale. Elementi a sostegno della tesi «distensiva» erano emersi nel corso delle settimane passate, per esempio nello scambio di missive con Barack Obama, tanto da indurre il presidente americano a sostenere che «Rohani sia una persona che cerca il dialogo con l’Occidente e gli Stati Uniti, in un modo che non abbiamo mai visto in passato».

Segnali di cambiamento erano giunti ancor prima con il «tweet» di auguri in occasione della festa ebraica del Rosh Hashanah, inviato dal presidente, e dalla non negazione dell’Olocausto, rilanciata dalle parole del ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif: «Chi prima veniva percepito come negazionista ora non c’è più».

Apertura e distensione confermate anche negli affari interni come dimostra la liberazione di Nasrin Sotoudeh, l’avvocatessa che aveva difeso gli attivisti per i diritti umani protagonisti dell’«onda verde» di protesta del 2009 in occasione della rielezione di Ahmadinejad. Il suo impegno in quella anticipazione di «primavera araba» le era costato la condanna a sei anni per propaganda sovversiva e cospirazione. Così come era accaduto agli altri undici cittadini scarcerati in questi giorni, tra cui Mohsen Aminzadeh, già ministro dell’ex presidente Khatami. Potrebbero riacquistare la libertà anche Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi, candidati rivali di Ahmadinejad, agli arresti domiciliari da due anni e mezzo.

C’è infine l’enorme lavoro diplomatico fatto per convincere l’alleato Bashar al Assad alla consegna degli arsenali chimici, a completare la «roadmap» del nuovo Iran di Rohani. Teheran ha sempre visto con timore quel genere di armamenti memore delle 30 mila vittime «gasate» da Saddam Hussein durante il decennale conflitto con l’Iraq. «Il timore di Rohani è che questi arsenali finiscano nelle mani dei ribelli e delle forze di sicurezza di Damasco ormai fuori dal controllo di Assad», spiegano fonti diplomatiche iraniane.

Tanto che il presidente ha accelerato sulla consegna degli arsenali sfidando resistenze interne ma forte dell’appoggio di Hezbollah. «Teheran ha avuto sempre un ruolo negoziale importante sul conflitto siriano spiega la fonte -. Ha perorato la conferenza di Ginevra con Damasco pur non essendo stata invitata e, soprattutto, ha evitato una strage di ribelli ad Ansari».

Il riferimento è alla battaglia di questa estate nella cittadina a sud di Aleppo, in cui le forze governative ed Hezbollah cinsero d’assedio le milizie dei ribelli. Fu allora che l’inviato Onu Brahimi, temendo un massacro chiese all’Iran di mediare, così Teheran fece in modo di creare un corridoio umanitario per mettere in salvo i ribelli. Ultimo segnale in ordine di tempi, infine, la proposta di gestire un campo Onu in Siria rivolta al sottosegretario per i diritti umanitari, Valerie Amos. E in vista dei lavori della 68a Assemblea generale Rohani ha preparato un’offensiva oratoria di almeno quattro interventi, mentre sull’ipotesi di incontri con alti funzionari Usa, è Zarif a spiegare che pur non essendocene in agenda non è escluso che possano prendere forma a lavori in corso.

La REPUBBLICA - Vanna Vannuccini : " Teheran, Rohani apre sul nucleare, liberata la dissidente Sotoudeh "

«Non so perché sono libera ma sono libera». È stata una assoluta sorpresa per Nasrin Sotoudeh, un’avvocatessa di 47 anni, madre di famiglia con due figli piccoli e strenua combattente per i diritti umani, che aveva difeso Shirin Ebadi e diversi membri dell’opposizione, sentirsi dire, mentre veniva accompagnata a casa dal carcere di Evin per una breve licenza: «Sei libera». È il segnale più forte nel campo dei diritti umani che il regime iraniano abbia dato alla vigilia della partenza del presidente Rohani per l’Assemblea delle Nazioni Unite di New York. Prima di partire Rohani ha assicurato l’Occidente: «l’Iran non svilupperà mai armi atomiche » ha detto in un’intervista alla Nbce ha precisato: «Ho piena autorità per fare un accordo sul nucleare, tutto è sul tavolo del negoziato ». Il regime vede in questo viaggio l’opportunità di una riconciliazione col mondo da troppi anni mancata. Lo stesso Leader supremo, che ha fama di essere uomo inflessibile, gli ha dato il viatico: «Non sono contro le iniziative diplomatiche, credo in ciò che anni fa abbiamo chiamato flessibilità eroica» ha detto Khamenei a un’assemblea di pasdaran. «Sono in buona forma fisica e psicologica, ho il permesso di lavorare e continuerò a difendere i diritti umani» ha detto Nasrin subito dopo la scarcerazione. Per il regime, Sotoudeh era da sempre un incubo: cresciuta in una famiglia di piccola borghesia religiosa, il padre commerciante e la madre ai fornelli che non sarebbe mai uscita di casa senza chador, era una delle tante ragazze che grazie alla rivoluzione islamica sono uscite entrate nel mondo dello studio e del lavoro. Ma invece di diventare un tipico prodotto della rivoluzione islamica, Nasrin era diventata una strenua militante dei diritti delle donne e dei minori. Proprio per questa militanza, aveva dovuto aspettare 8 anni, dopo la laurea, prima di avere il permesso di esercitare la professione. Così, si era messa a lavorare per dei giornali riformatori dove aveva incontrato il marito, un grafico, Reza Khandan, che ieri è stato il primo ad annunciare su Facebookla scarcerazione. Era stata condannata nel 2010 a 6 anni e al divieto di esercitare la professione per 20 anni con l’accusa di essere «un pericolo per la sicurezza dello Stato», ma era rimasta indomita e l’anno scorso, dopo uno sciopero della fame durato 45 giorni, era riuscita a ottenere che fosse revocato un divieto di uscita dal Paese imposto alla figlia dodicenne. Con lei sono state scarcerate da Evin altre 4 donne che erano state le più importanti promotrici della campagna “Un milione di firme” per ottenere un referendum sulla parità e tre detenuti politici. L’elezione alla presidenza della Repubblica islamica del moderato Rohani ha suscitato grandi speranze in Iran. «In un paese normale non ci devono essere prigionieri politici» aveva detto durante la campagna elettorale, e le famiglie dei tanti incarcerati durante le proteste seguite alle elezioni del 2009 avevano ricominciato a sperare. In questi giorni ci sono stati altri segnali positivi. È tornato in edicola Neshat, storico quotidiano riformista che sarà di nuovo diretto, dopo 14 anni, da Mashollah Shamsolvaezin, giornalista simbolo del sogno riformatore. A Teheran è stata riaperta la Casa del Cinema, un luogo di incontro di cineasti e intellettuali che era stata chiusa da Ahmadinejad. Se i feedback saranno positivi, dice l’ex negoziatore nucleare Moussavian che ora insegna a Princeton, i segnali andranno avanti. Altrimenti il rischio di passi indietro non è mai da escludere. Ma quella attuale, dice Mousavian, è una vera opportunità. Rohani parlerà all’Onu lo stesso giorno di Obama e sono in molti a sperare in un colloquio tra i due.

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