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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.09.2013 Egitto: baciarsi in strada è un crimine per gli islamici scatenati
cronaca di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 settembre 2013
Pagina: 17
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Quel bacio in strada con il velo. Una foto contro i divieti islamici»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/09/2013, a pag. 17, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo "Quel bacio in strada con il velo. Una foto contro i divieti islamici".

Dalla reazione dei fanatici islamisti, si evince che ora in Egitto è pericoloso, per un ragazzo e una ragazza, scambiarsi un bacio in pubblico.
Speriamo che il governo che ha destituito Morsi si renda conto che la domanda di libertà e democrazia da parte degli egiziani comprende anche le libertà personali che devono essere garantite così come avviene in tutti gli altri Paesi democratici.
Ecco la foto, seguita dall'articolo di Viviana Mazza:

Proibito !!

Si baciano per strada sullo sfondo dei graffiti dell'Egitto rivoluzionario: lui con i capelli ricci e la felpa col cappuccio, lei col volto incorniciato dallo hijab, il velo islamico. Chissà se la foto di questi giovani egiziani diventerà un simbolo, come il bacio romantico davanti all'Hotel de Ville fotografato da Robert Doisneau nella Parigi del 195o, o come quello tra il marinaio e l'infermiera a Times Square, di Alfred Eisenstaedt, icona della fine della Seconda guerra mondiale. Una cosa è certa: da quando l'attivista Ahmad El Gohary ha pubblicato l'immagine (anonima) su Face-book, oltre a ricevere decine di «mi piace», è stato bombardato da commenti furiosi: «È contro l'Islam!», «Andranno all'inferno», «Sono atei». In Egitto ci sono leggi sulla pubblica decenza contro questo genere di effusioni, anche se non sempre vengono applicate. «Ma potevano essere picchiati, e la ragazza poteva subire molestie sessuali», spiega al Corriere Ghada Ab-del Aal, autrice del bestseller Che il velo sia da sposa (Epoché). «La cosa assurda è che, quando le donne subiscono molestie, nessuno interviene, ma se una coppia si bacia, allora è scandaloso». A risultare ancora più scandaloso è il fatto che la ragazza sia velata, perché «il velo si accompagna all'immagine di una donna modesta che non cerca di attirare l'attenzione degli uomini». «Anche questa foto è un'icona di un'era, ma credo che sia ancora più rivoluzionaria di quelle occidentali», commenta Mansoura Ez Eldin, autrice del romanzo Oltre il Paradiso (Piemme). «È un bacio tra due ragazzi che sono stufi di tutte le restrizioni ed esprimono il proprio amore in pubblico. Dimostra che la gioventù della rivoluzione è diversa. E che il velo oggi può indicare molte cose: classe sociale, consuetudine, obbligo della famiglia. Non per forza una ragazza con lo hijab è conservatrice: e un giorno potrebbe trovare il coraggio di toglierlo». Togliersi il velo è un fenomeno sempre più diffuso in Egitto, nota Ghada, che ha iniziato a indossarlo al primo anno di università, perché altrimenti le dicevano che era «una ragazza facile». «Molte delle mie amiche adesso lo stanno togliendo, e molte ne parlano. Ci sto pensando anch'io. E mentre baciarsi in pubblico — spiega — difficilmente diventerà "una moda" in Egitto, molte donne stanno sfidando le tradizioni in altri modi. Non tutte vanno in piazza a reclamare i propri diritti, lo fanno solo le più istruite. Ma ci sono studentesse e casalinghe di diverse classi sociali che sfidano le tradizioni andando all'università in un'altra città, oppure affittando un appartamento da sole, scegliendo mestieri considerati maschili, o togliendosi il velo. Anche se non abbiamo una portavoce né un movimento che ci riunisca, questi cambiamenti sono reali». Sono fenomeni alimentati anche dalla delusione nei confronti dei Fratelli musulmani, concordano le due scrittrici. «Non erano solo un partito politico: si presentavano anche come interpreti del corretto significato dell'Islam — spiega Ghada —. Dopo averli visti governare in modo inetto e corrotto, liberare miliziani islamici dalle carceri, bandire le immagini di donne non velate dai libri di scuola, molti egiziani, i più giovani in particolare, hanno cominciato a non crederci più e ad ascoltare altre interpretazioni. Non vuol dire che siamo meno religiosi, ma che cerchiamo la verità dell'Islam. E se in passato, in moschea, le persone ascoltavano i predicatori senza fiatare, adesso trovi gente che interviene, li corregge, e si mette pure a litigare con loro».

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