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Il Giornale Rassegna Stampa
14.09.2013 Al Qaeda: ricompare Zawahiri: colpiremo ancora in America
Cronaca di Rolla Scolari

Testata: Il Giornale
Data: 14 settembre 2013
Pagina: 12
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Ricompare Zawahiri: colpiremo ancora in America»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 14/09/2013, a pag.12, con il titolo "Ricompare Zawahiri: colpiremo ancora in America", la cronaca di Rolla Scolari.

Ayman Zawahiri                                                             Rolla Scolari

Non si sa dove si trovi dall’ot­tobre del 2001, quando gli Usa lanciarono un’operazione mili­tare contro l’Afghanistan, in se­guito agli attentati alle Torri Ge­melle, l’11 settembre. Per molti, Ayman Zawahiri, leader di Al Qaida e successore di Osama bin Laden, si nasconderebbe nelle impervie zone tribali del Pakistan ed è da lì che, con audio e video messaggi registrati, arri­verebbe con cadenza regolare la sua voce.E ha parlato anche que­st’anno, mentre l’America ricor­dava i morti degli attentati di New York. Nei 72 minuti registra­ti e messi online giovedì su un si­to jihadista, Zawahiri, il medico egiziano diventato uno degli uo­mini più ricercati al mondo,mi­naccia ancora l’America. Incita i suoi sostenitori a colpire gli Stati Uniti in casa e di farlo anche «su piccola scala,qua e là».Bastereb­bero azioni ridotte, spiega, per scatenare il panico e «danneg­giare l’economia»: «Dobbiamo dissanguare economicamente l’America provocandola in mo­do­che continui a spendere mas­sicciamente sulla sicurezza. Il punto debole dell’America è l’economia». Questi «attacchi sparsi», raccomanda l’emiro di Al Qaida ai suoi, potrebbero es­sere organizzati e portati a termi­ne da «un unico fratello o da un piccolo gruppo di fratelli», «lupi solitari», li chiama.
E nelle sue indicazioni di batta­glia contro l’America, fa un esempio:l’attentato alla marato­na di Boston quando ad aprile due giovani fratelli ceceni, con pentole a pressione imbottite di esplosivo e chiodi, preparate a casa, hanno ucciso tre persone,
causato oltre duecento feriti e scatenato il panico non soltanto a Boston ma nell’intera Ameri­ca.
L’enfasi sulla necessità di agi­re con azioni «su piccola scala», ha scritto il sito della Bbc, po­trebbe essere letta come un se­gnale di indebolimento delle ambizioni del gruppo terroristi­co, l’indizio dell’incapacità del­la
leadership di organizzare operazioni strutturate, nono­stante l’ormai nota abitudine di Zawahiri d’iniziare i suoi messaggi ricordando come il ri­tiro americano da Irak e Afgha­nistan sia la prova di una vitto­ria del suo movimento e di una «disfatta americana». A raffor­zare questa analisi, c’è anche l’incitamento di Zawahiri non soltanto alla lotta armata ma al boicottaggio economico. «Ogni dollaro speso in beni ac­quistati dall’America e dai suoi alleati ammonta a un proiettile o una granata che uccide un musulmano in Palestina o Af­ghanistan ».
L’emiro è tornato anche a par­lare de­gli eventi legati alle rivol­te arabe del 2011. In Siria, i ribel­li islamisti non devono scende­re­a compromessi con l’opposi­zione laica, ha detto il numero uno di Al Qaida che ha criticato anche gli islamisti moderati al potere in Tunisia per i loro rap­porti con l’America.
Il medico e mente del jihad globale ha par­lato anche dell’Egitto, sua pa­tria. Dietro al «colpo di Stato» ­ha spiegato- ci sarebbero gli Sta­ti Uniti. Non c’è però sostegno per il deposto raìs Mohammed Morsi, leader di quei Fratelli musulmani in cui Zawahiri si è formato. L’ex presidente, infat­ti, è un nemico per gli estremisti di Al Qaida, secondo i quali non avrebbe governato in maniera abbastanza islamica. Dopo un primo periodo nella Fratellan­za egiziana, Zawahiri passò in gioventù alla militanza nel più radicale Jihad islamico, per poi incontrare a metà degli anni Ot­tanta in Arabia Saudita Bin La­den, che seguirà come suo me­dico personale, assistente, nu­mero due e infine successore.

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