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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.09.2013 Egitto: l'esercito mette fuori legge gli imam pro Fratelli Musulmani
cronaca di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 settembre 2013
Pagina: 16
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «L’Egitto dei generali mette fuori legge oltre 40 mila imam»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/09/2013, a pag. 16, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo "L’Egitto dei generali mette fuori legge oltre 40 mila imam".


Viviana Mazza          Fratelli Musulmani

GERUSALEMME — Il governo egiziano ha tolto ad un numero stimato tra i 40.000 e i 55.000 imam il diritto a predicare in moschea, dichiarando che devono chiedere e ottenere la licenza da istituzioni sotto supervisione governativa. È l’ultima tappa di un giro di vite contro sostenitori e simpatizzanti dell’ex presidente Mohammed Morsi, deposto dall’esercito il 3 luglio. La nuova misura, annunciata lunedì scorso dal ministro per gli Affari religiosi Mohammad Ali Gomaa, e da lui spiegata come un tentativo di arginare «i fondamentalisti», sembra intesa a neutralizzare i predicatori che, nei sermoni, hanno continuato a parlare — più o meno velatamente — contro il rovesciamento di Morsi. Spesso le proteste dei sostenitori della Fratellanza musulmana partono proprio dopo le preghiere del venerdì da moschee considerate vicine al movimento islamico, ma da quando i sit-in dei sostenitori dell’ex presidente sono stati violentemente rimossi lo scorso 14 agosto, con centinaia di morti, le manifestazioni contro il nuovo governo appoggiato dai militari sono sempre meno affollate. A volte vengono bloccate dalle forze di sicurezza, che chiudono l’accesso a strade e piazze. O vengono impedite da gruppi di vigilantes anti-islamici.
L’organizzazione per i diritti umani Amnesty International stima che almeno 1.000 membri della Fratellanza siano stati arrestati: quasi tutti i leader sono in carcere con accuse di omicidio, tentato omicidio e terrorismo o sono in fuga, e sono stati presi di mira anche attivisti e giornalisti ritenuti simpatizzanti. Il governo sta ora valutando la possibile dissoluzione del movimento, formalmente registrato da marzo come organizzazione non-governativa.
Se, in risposta al giro di vite, molti sostenitori della Fratellanza sembrano aver preferito la ritirata in clandestinità, alcuni stanno scegliendo la violenza, come dimostrano gli attacchi alle stazioni di polizia in varie parti del Paese e le immagini (ampiamente trasmesse dalla tv di Stato) di individui mascherati e armati di pistole in mezzo alle proteste. L’attacco agli islamisti ha poi scatenato la vendetta di altri gruppi più radicali, come quelli che hanno dato alle fiamme le chiese, e i jihadisti armati nel Sinai che negli ultimi mesi hanno ucciso decine di soldati e rivendicato l’attentato contro il ministro dell’Interno Mohammed Ibrahim lo scorso giovedì al Cairo.
Molti egiziani, soprattutto in città, appoggiano l’esercito, ma episodi come il recente arresto di Haitham Mohamedein, avvocato socialista e leader dei lavoratori (rilasciato dopo due giorni) e la notizia, prima pubblicata dalla stampa locale e poi negata, che 35 noti attivisti laici sono sotto inchiesta, stanno portando anche diversi oppositori di Morsi a criticare le autorità. A preoccuparli sono anche mosse come la pubblica riabilitazione delle unità di polizia segreta ufficialmente eliminate nel 2011, l’uso di corti militari per processare i civili, la discussione di cambiamenti alla Costituzione che permetterebbero il ritorno in politica di personaggi dell’era Mubarak.
Nel Sinai, intanto, l’esercito egiziano ha lanciato, sabato scorso, un’operazione militare di ampia scala contro i miliziani islamici, ottenendo gli elogi di Israele per quella che viene definita la prima seria campagna anti-terrorismo contro gruppi a lungo lasciati liberi di agire nella zona. Nei primi cinque giorni, le truppe appoggiate dagli elicotteri hanno eliminato 29 miliziani: non senza perdite, almeno nove soldati sono stati uccisi ieri da due autobomba vicino al confine con Gaza. Ma c’è anche chi teme che le tattiche delle autorità egiziane possano alimentare anziché distruggere il terrorismo. Ma dopo aver scritto dei danni collaterali sofferti dagli abitanti del Sinai, il giornalista Ahmed Abu Deraa è stato arrestato con l’accusa di aver diffuso false informazioni.

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