E’ meglio non fidarsi: ecco i dati
commento di Federico Steinhaus
Federico Steinhaus Bashar al Assad con Vladimir Putin (foto d'archivio)
La Siria ha accettato un pò troppo in fretta la proposta russa, impegnandosi anche a sottoscrivere la convenzione contro l’uso di armi chimiche. E poi, rimane sempre la storica domanda cruciale: chi custodirà i custodi? Abbiamo fatto l’esperienza, nel 1967, dell’ONU che ha obbedito ciecamente e senza protestare all’ingiunzione di Nasser di abbandonare le postazioni che occupava a tutela del confine fra Egitto ed Israele, consentendo in tal modo all’Egitto di completare i preparativi per aggredire Israele. Ne scaturì la Guerra dei sei giorni.Per quanto poi riguarda la sua agenzia per il controllo delle armi nucleari, questa ha mostrato i propri limiti con El Baradei nella questione iraniana. E l’Europa è sempre pronta a compromettersi con Hezbollah e coi palestinesi, come sappiamo dalle troppe esperienze impresse nella nostra memoria. Chi le custodirà ? Le custodirà Tony Blair? Le custodirà Obama? O le custodirà Putin, che proprio in questi giorni si è impegnato a fornire all’Iran una quantità di missili terra-aria di ultima generazione e per soprannumero di costruire per gli ayatollah una nuova centrale nucleare vicina a quella già costruita e consegnata?
Facciamo il punto, sulla base delle informazioni raccolte dall’International Institute for Counter-Terrorism di Eli Karmon, e divulgate l’8 settembre scorso nel primo dei rapporti di monitoraggio della situazione.
La Siria si è procurata tutti i componenti per fabbricare le armi chimiche a partire dal 1979, l’anno in cui Israele ed Egitto firmarono la pace. Una coincidenza estremamente significativa. Fornitori sono stati Russia, Egitto, Gran Bretagna, Germania, Francia, Iran, Corea del Nord, e forse anche altri stati. E’ dal 1980 che la Siria produce il gas mostarda ed il sarin.
Lo stoccaggio delle circa mille tonnellate (!) accumulate in 50 siti diversi dimostra inoltre l’intenzione di sfuggire sia ai controlli internazionali sia ad attacchi mirati. La maggior parte di queste armi chimiche è binaria, richiede cioè che due ingredienti tenuti separati vengano combinati per consentirne l’utilizzazione: questo significa centri di ricerca, tecnici specializzati, ed esclusione di un infortunio od uso non deliberato.
Nell’aprile scorso si è accertato che la Siria ha spostato questi gas dai centri di stoccaggio a camion predisposti allo scopo, dopo che il governo americano nel dicembre 2012 aveva confermato che la Siria stava mescolando i due componenti dei gas binari. I centri di stoccaggio sono noti, e così anche quelli di produzione, che si trovano a Palmyra, Latakia, Homs, Hama ed al-Safira. Il Centro di Studi e Ricerche Scientifiche (CERS) si trova a Damasco e si occupa di ricerche chimiche e biologiche, dello sviluppo, dei test, della produzione e dello stoccaggio. Si occupa principalmente del miglioramento degli strumenti di guerra chimica e batteriologica e dei mezzi per trasportarli sull’obiettivo, e risponde personalmente al presidente Assad.
Il centro di ricerca e sviluppo più segreto e di massima specializzazione si trova a nordovest di Damasco, a Jamraya, ed è stato finanziato fin dagli anni ’80 dall’Unione Sovietica. Là si trovano le armi più sofisticate e le basi strategiche più importanti.
Ora queste armi sono in poossesso dei lealisti alawiti del clan di Assad ben addestrati e sono state trasportate nelle zone sotto controllo alawita presso Latakia per poter essere usate come testate di missili terra-terra di medio raggio. Se qualcuno di questi specialisti passasse ai ribelli saprebbe dunque dove sono e come si usano.
Un uso limitato, non più verificabile per quanto riguarda la tipologia e la quantità, di queste armi chimiche è stato fatto il 23 dicembre 2012 a Homs, il 19 marzo 2013 a Khan al-Assal e al-Otaybeh, il 24 marzo ad Adra, il 13 aprile a Sheikh Maqsoud, il 29 aprile a Saraqeb. Il 9 luglio scorso il governo ha accusato la brigata ribelle Bashair al-Nasr di essere responsabile dell’attacco del 19 marzo, in cui sarebbe stato usato il sarin. Il 24 marzo erano state usate bombe al fosforo lanciate con razzi dall’esercito siriano, il 13 aprile le bombe erano state lanciate da un aereo, il 29 aprile da un elicottero. Tutto questo a prescindere dall’ultimo e più letale attacco con armi chimiche dello scorso 21 agosto, per il quale esistono molte prove raccolte che testimoniano la responsabilità del regime di Assad.
Questo regime ha, come sappiamo, legami politici ed operativi strettissimi con l’Iran e con gli Hezbollah; con l’Iran ha anche un trattato di mutua difesa, documentato da Informazionecorretta diversi mesi or sono. Hezbollah possiede 50.000 tra razzi e missili, che proclama a giorni alterni di voler usare per distruggere Israele. Tra i ribelli siriani si è creata una frattura che divide gruppi, sette, clan, ideologie, appartenenze religiose, obbedienze politiche in maniera inestricabile: da quanto è avvenuto in Egitto sappiamo che questa è la situazione ideale in cui possono emergere con il loro potenziale distruttivo ed il loro fanatismo proprio i gruppi più estremi, che sono anche i più compatti e determinati. Serve altro per esporre il ragionevole timore che le armi chimiche e batteriologiche accumulate, le fabbriche, i centri di ricerca possano cadere nelle mani del terrorismo e sfuggire ad ogni controllo immaginabile?