Copia di e-mail inviata a Avvenire:
Dopo più di due anni di guerra e oltre centomila vittime in Siria,Papa Francesco ha indetto sabato scorso una giornata di digiuno e preghiera, all'indomani della sofferta decisione di Obama di schierarsi a favore dell'intervento.
Il giorno dopo , all'Angelus , pronunciandosi con forza contro la guerra si è detto giustamente in ansia per le popolazioni dell'Iraq, del Libano, della Siria, ma non mi sembra abbia nominato la popolazione israeliana,che pure e' stata apertamente minacciata di rappresaglie in caso di attacco americano.
Secondo voi tale omissione e' dovuta a grande forse eccessiva fiducia nelle capacità di difesa degli israeliani o a un minore riguardo per le sorti di quel popolo?
Umberto Perugia, Roma
Non ci risulta che nessun papa si sia mai affacciato su piazza S.Pietro quando l'Iran dichiarava di voler cancellare Israele dalle carte geografiche. Forse per ottenere attenzione in Vaticano bisogna farsi sterminare un po', come in Siria, dopo più di 100.000 morti ecco le preghiere per la pace.
Noi preferiamo pensarci prima, e se proprio una preghiera deve essere detta possiamo sempre dirla per i nemici sconfitti. Sappiamo anche che questa non è la politica di molte istituzioni, ma a noi sembra moralmente la più giusta.
IC redazione