Sul CORRIERE della SERA di oggi, 09/09/2013, a pag,.16, con il titolo "Assad minaccia ancora l'Occidente, i miei alleati mi vendicheranno", Guido Olimpio informa sulla tracotante arroganza del dittatore siriano.


Guido Olimpio Bashar Assad
WASHINGTON — Anche Bashar Assad ha deciso di partecipare alla sfida mediatica con Barack Obama. Ed ha rilasciato un’intervista che andrà in onda sulla rete americana Cbs . Il presidente siriano, secondo le anticipazioni, ha detto due cose. La prima: ha negato di aver usato armi chimiche contro la popolazione civile. La seconda: se la Siria sarà attaccata dagli Usa non esclude rappresaglie da parte degli «amici». Linguaggio mafioso che risponde a quanto messo in conto dalle intelligence occidentali.
Il regime potrebbe affidare la risposta ad una serie di gruppi che agiscono dal Libano all’Iraq e sono alleati della Siria. Il gruppo palestinese di Ahmed Jibril aveva già promesso di farlo. Poi è stata la volta di una fazione sciita irachena, la stessa che ha mandato dei volontari a battersi al fianco dell’esercito siriano. Poi ci sono gli Hezbollah libanesi che lottano al fianco del «fratello» Assad per difendere gli interessi dell’Iran e i propri, visto che è dalla Siria che transitano molte delle armi per il loro arsenale. Anche se è difficile che il movimento libanese voglia esporsi in modo ufficiale. Ma non ha alcun problema ad appaltare l’operazione ad una «sigla» sconosciuta. Nulla di strano. È quello che ha fatto negli anni 80 quando rapiva i cittadini occidentali in Libano. Sequestri firmati con il nome della Jihad e denominazioni di comodo.
Nell’intervista Assad ha poi lanciato un messaggio agli americani «che non hanno avuto buone esperienze con il coinvolgimento nei conflitti e nelle crisi in Medio Oriente». Un’allusione a quanto è avvenuto in Iraq e negli anni 80 in Libano con la strage dei marines a Beirut, attentato frutto della cooperazione tra servizi siriani e i nascenti Hezbollah.
L’ipotesi di una rappresaglia è stata messa in conto dal Pentagono e dagli alleati regionali. In Turchia e Giordania sono presenti delle batterie di missili Patriot, ieri Israele ha annunciato lo spostamento di un apparato anti-missile a Gerusalemme. Grande attenzione attorno alle rappresentanze diplomatiche statunitensi. L’ambasciata a Beirut ha ridotto il proprio personale, vigilanza rafforzata a Bagdad e Amman.
Infine continuano a circolare versioni su cosa sia accaduto il 21 agosto, data del probabile attacco chimico. Si tratta spesso di ricostruzioni inverificabili. La Bild ha sostenuto che, secondo intercettazioni dei servizi tedeschi, i soldati siriani avrebbero usato di loro iniziativa i gas nel settore di Ghouta. Inoltre sembra che gli ufficiali avessero chiesto diverse volte, negli ultimi quattro mesi e mezzo, di poter sparare ordigni chimici ma avrebbero ricevuto una risposta negativa dal raìs. Viste le conseguenze sembra però strano che il regime non abbia messo in atto un meccanismo per impedire iniziative personali da parte di qualche reparto.
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