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Sempre intessanti gli articoli di Ugo Volli che ringrazio per la riflessione sul capodanno ebraico. E' vero che Israele è uno Stato NON teocratico ma è impossibile quando si parla o si pensa ad Israele non collegarlo strettamente con la Sacra Scrittura. Il popolo ebraico nasce lì, da una specifica chiamata di Adonai ed è tale solo in virtù di questa scelta e della successiva liberazione dalla schiavitù d'Egitto. Pur non volendo fare riferimento a D-o nella costituzione dello Stato è impensabile staccare questo popolo dalle sue origini. Quando sento parlare di Israele come stato laico resto sempre un po' perplessa perchè significa togliere significato al ritorno degli Ebrei nella terra promessa e all'attacamento di questo popolo a Eretz Israel. Come conciliare questo laicismo con la convinzione che questo territorio appartiene per tradizione e per volontà di D-o a questo popolo eletto? Grazie. risponde Ugo Volli: Gentile lettrice, lei solleva problemi molto complessi. Comunque la pretesa del popolo ebraico alla sua terra, da cui è nato a Israele, non è fondata sull'elezione o sulla promessa divina, che naturalmente vale per i fedeli, ma sul diritto di un popolo a vivere liberamente sulla sua terra d'origine, dove ha avuto uno stato per oltre mille anni e non ha mai smesso di insediarsi, per quel che lo consentiva la violenza degli occupanti, prima romani e poi bizantoini, arabi, turchi. Ciò è stato riconosciuto dalla comunità internazionale a partire dal Trattato di San Remo del 1920. Quanto alla laicità dello stato, anche nell'antica Israele vi era una separazione fra il re e il sommo sacerdote, cioè fra dimensione statale e quella religiosa. Lo stato di Israele è nato laico, laici erano sia Herzl che Ben Gurion e Jabotinski, sia pur nella grande differenza delle loro opinioni. Per questa ragione gli ultraortodossi si sono opposti dall'inizio e ancora in parte si oppongono all'impresa sionista, anche se fortunatamente a partire dall'eredità di Rav Kook, primo rabbino capo di Israele, si è sviluppata una corrente religiosa e nazionale che ha oggi un peso notevole nell'opinione pubblica israeliana. La laicità è una garanzia per tutti, anche per i religiosi, perché uno stato confessionale è per sua natura intollerante: Israele non lo è, difende la libertà di pensiero di tutti, ebrei e cristiani, musulmani e Ba'hai, drusi e anche quella non piccola parte del popolo ebraico che è agnostica in materia religiosa senza voler rinunciare alla sua identità storica, nazionale, culturale.
Ugo Volli
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