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Ugo Volli
Cartoline
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Riflessioni dopo Rosh Hashana 08/09/2013
 
Riflessioni dopo Rosh Hashana
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,
 
ho passato la festa del capodanno ebraico nella sinagoga di Maiorca. Non ve lo racconterei, naturalmente, se non vi fosse una dimensione particolare dell'ebraismo di quel luogo che merita una riflessione (http://en.wikipedia.org/wiki/Xueta ). Fino al 1400 circa, gli ebrei erano circa il dieci per cento della popolazione e vivevano bene, contribuendo all'economia dell'isola come artigiani specializzati. Cominciarono allora le persecuzioni dell'Inquisizione che distrussero la comunità con pogrom popolari, obblighi di conversione, processi, diversi "autos da fe", cioè esecuzioni in cui coloro che avevano rifiutato la fede cristiana venivano bruciati vivi. Fin qui, nulla di troppo diverso da quel che accadde in buona parte dell'Europa in quei secoli. La cosa notevole è che a questa accanita persecuzione sopravvisse un gruppo di famiglie, identificate da una quindicina di cognomi (l'elenco è qui, c'è anche quello del grande artista Joan Mirò, che però nacque in Catalogna:http://www.tarbutsefarad.com/en/articulos0/visto-y-leido/2089-qme-miro-y-me-dijo-aichueta-tenias-que-seraq.html ), che pur convertite per forza al cristianesimo rimasero per quattro secoli totalmente segregate dalla popolazione, impedite di sposarsi con altri e di fare mestieri che non fossero i più umili, isolate e umiliate in mille modi. Questa condizione di "chuetas" (che vuol dire maiali, come i "maranos" del resto della Spagna) continuò fino a qualche decennio fa. Ora alcuni di costoro sono tornati all'ebraismo (la storia è qui: http://www.nytimes.com/2011/05/07/world/europe/07iht-spain07.html?pagewanted=all) e fanno parte della comunità ebraica insieme con ebrei di altre provenienze che risiedono sull'isola.

E' interessante ricordare questo caso estremo non solo per smentire coloro che teorizzano una differenza fra l'"antigiudaismo" cristiano, che sarebbe di natura esclusivamente religiosa e l'"antisemitismo razziale" che sarebbe nato solo nell'Ottocento. C'è un antigiudaismo antico di matrice cristiana, il cui caso esemplare ma non unico è quello spagnolo, che perseguita gli ebrei convertiti per generazioni e generazioni, traccia genealogie per individuarli, richiede la "limpieza de sangre" (purezza del sangue: se non è una categoria razzista questa...) come condizione per assumere i ruoli più diversi (in Spagna dall'insegnamento alle cariche pubbliche al sacerdozio all'ingresso negli ordini religiosi: i gesuiti hanno smesso di richiederla pochi decenni fa...). Ma è importante anche ricordare queste cose per capire che la memoria storica dell'ebraismo - quella che ha portato alla ricostituzione dello stato di Israele - non si limita al nazismo, ma va molto più indietro. E soprattutto come l'antigiudaismo non sia una malattia che ha colpito marginalmente l'Europa in un certo momento, ma sia un dato strutturale, faccia parte della sua stessa costituzione culturale. Traggo questa affermazione dal recente libro "Antijudaism" di David Niremberg.

Se ne volete una riprova italiana , piccola ma significativa, potreste scorrere la collezione del principale giornale di Trento, "L'Adige", che a lungo è stato espressione della Dc locale. Sul numero di giovedì scorso il quotidiano ha pubblicato una lettera intitolandola "gli ebrei riconoscono solo le colpe dei cristiani".   Vi si sostiene come un fatto che gruppi ebraici avrebbero ucciso "un numero notevole di neonati cristiani in odio alla fede cristiana."   Colpisce che questa calunnia venga rivolta agli "ebrei" nel ricordo dell'episodio del 1475 in cui l'intera comunità ebraica di Trento venne sterminata fra atroci torture per l'accusa insensata e riconosciuta già allora come infondata dalla Santa Sede, di aver ucciso un bambino di nome Simone: una piccola, terribile Shoà locale, una vergogna nella storia di Trento, come purtroppo se ne contano tante nella storia d'Europa. Dopo aver tenuto per alcuni secoli "San Simonino" sugli altari, negli anni Sessanta la Chiesa riconobbe di nuovo infondata l'accusa di omicidio rituale, anche grazie all'opera storica di mia prozia Gemma Volli, e abolì il culto. Ma, qui come nel caso analogo di Marostica, vi sono gruppi di cattolici integralisti, come il lettore che ha scritto questa lettera, che rifiutano il giudizio della Chiesa, reclamano il ritorno del culto del "santo" e danno la colpa agli "ebrei". Aiutati in questo da qualche sconsiderato del mondo ebraico: nella lettera all'Adige si riprende, senza dirne la fonte, una citazione tratta dal libro di Ariel Toaff, "Pasque di sangue", che ormai è fra le letture consigliate di siti negazionisti, revisionisti, cattolici integralisti, neonazisti (http://olo-truffa.myblog.it/avraham-burg/ ,  http://forum.termometropolitico.it/cultura-scientifica/storia/195789-lefebvriani-quei-cattolici-antisemiti-buona-compagnia.html , http://andreacarancini.blogspot.it/2012/11/omicidio-rituale-ebraico-il-caso-ariel.html , http://civiumlibertas.blogspot.it/2008/09/ebrei-scomodi-43-ariel-toaff-e-lidentit.html, http://holywar.org/LibrCons.htm, www.stormfront.org).

E a proposito di giornali, val la pena di ricordare un brevissimo pezzetto pubblicato sul "Corriere" di domenica scorsa, firmato da Armando Torno, in cui si parla di un libro dedicato a "Giovanni e Gesù" e li si definisce "due predicatori palestinesi, o profeti che dir si voglia". Naturalmente non è la stessa cosa della lettera all'Adige, ma non si tratta solo di un esempio clamoroso di ignoranza storica (al tempo di Gesù e da sette secoli almeno la denominazione di Gerusalemme e dintorni era "Giudea", li rinominò provincia di Siria e Palestina per punizione Adriano dopo aver stroncato la rivolta di Bar Kochba cent'anni dopo la loro morte: sarebbe come definire Virgilio poeta lombardo per essere nato a Mantova parecchi secoli prima dell'invasione longobarda o Garibaldi francese per la sua nascita nizzarda. C'è anche il fatto che i vangeli hanno molta cura nel riaffermare la discendenza davidica di Gesù e l'origine sacerdotale di Giovanni: non vi è alcun dubbio che nella storia come nella fede essi fossero ebrei, o se si vuole giudei. Definirli oggi "palestinesi" in mezzo al conflitto che tutti sappiamo, è un atto politico, una pietruzza aggiunta al negazionismo dell'Anp, una cancellazione della storia ebraica che ha una valenza simbolica forte e molto inquietante.

Conclusione: la storia dell'odio dell'Europa contro gli ebrei non è finita, nonostante tutte le proclamazioni di "mai più" fatte dopo Auschwitz. Naturalmente  non riguarda apertamente tutti i cittadini d'Europa, ma agisce in maniera surrettizia, condiziona terminologie e reazioni linguistiche. Quando è esplicita si ammanta di giustizia: come  un tempo si condannava virtuosamente "l'uccisione dei bambini per impastare il pane azzimo" e "l'avvelenamento dei pozzi", il "deicidio" "l'usura" e il progetto di "dominio del mondo", così oggi si condanna il "furto delle terre palestinesi",  il "mondialismo" e magari "l'uccisione dei bambini palestinesi" e il "genocidio del popolo palestinese". Le accuse, a veder bene, sono molto simili. E la "soluzione finale" propagandata dall'Iran e accolta con entusiasmo nel mondo arabo, "cancellare Israele dalla carta geografica, sanare la ferita costituita da Israele" non è diversa da quella perseguita  settant'anni fa.
Virtuosamente poi l'Unione Europea si fa custode di una "legge internazionale" sulla Giudea e Samaria da lei stessa inventata - come settant'anni fa badava a che gli ebrei avessero la loro brava stella gialla sul vestito. E c'è chi propaganda il boicottaggio dei prodotti israeliani, come un tempo i nazisti, ma anche i bravi cristiani di Maiorca e dintorni evitavano, se potevano, di comprare nelle botteghe degli ebrei. Chiunque guardi questa situazione con un minimo di distacco, capirà bene perché la grande maggioranza degli israeliani e degli ebrei non si fidi della "protezione" della "comunità internazionale". 

http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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