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La Stampa Rassegna Stampa
03.09.2013 Torino, Asaf Avidan ha tenuto il suo concerto nonostante minacce e boicottaggio
cronaca di Paolo Ferrari, Letizia Tortello

Testata: La Stampa
Data: 03 settembre 2013
Pagina: 1
Autore: Paolo Ferrari - Letizia Tortello
Titolo: «La musica batte le minacce, Avidan sale sul palco»

Riportiamo dal sito internet della STAMPA l'articolo di Paolo Ferrari e Letizia Tortello dal titolo "La musica batte le minacce, Avidan sale sul palco".


Asaf Avidan

Non capita spesso che un festival chiuda a inizio agosto e riapra un mese dopo per venire incontro all’agenda di un artista. Ma il blasone fresco di successo di Asaf Avidan vale un’eccezione, e oggi (ieri, ndr) il Gru Village riapre i battenti per una sola serata per dare spazio al cantante israeliano (inizio del concerto ore 22, biglietto 25 euro). E non hanno indotto gli organizzatori a ripensamenti neppure le scritte e i messaggi «boicotta Israele, boicotta Avidan» che hanno riempito i manifesti del cantante per la città. Un attacco di un gruppo di antagonisti del comitato Boycott Israel, che ha chiesto ai promotori della data torinese di cancellare il concerto e promette polemiche sonore fuori dagli spalti. Un timore che ha messo in guardia Questura e Carabinieri, su segnalazione delle Gru, vista l’ ideologia antisionista espressa dalle scritte.
 
Ma la musica è e vuole a tutti i costi essere più forte delle polemiche. Eventualmente accettando il dissenso. «E’ storia vecchia - spiega Mario Della Casa, socio fondatore di Hiroshima, organizzatrice del concerto -, Avidan era già venuto da noi a dicembre e c’erano state le medesime contestazioni. I militanti di questa organizzazione volantinavano fuori dai cancelli, la protesta e’ stata soft, nessun problema». Della Casa stempera le preoccupazioni: «Il servizio di sicurezza è attivato, ma non temiamo nulla». Per di più, «i testi di Avidan sono ben lontani da questi temi, parlano di questioni esistenziali che accomunano i giovani di tutto il mondo». 
 
E allora, via allo show, che annuncia una standing ovation. La bravura internazionale della star di Israele, ospite allo scorso festival di Sanremo, è riconosciuta. Un talento esploso all’improvviso, quasi per caso, con le stigmate del campione e lo vedremo presto primo in classifica. Trentatré anni, , Avidan ha iniziato la sua carriera per caso, quando una delusione amorosa lo spinse a cambiare vita, dirottandone la creatività da una scuola d’arte alla musica. Era il 2006, Asaf si mise alla guida di un gruppo, prese a incidere dischi e a fare tour. Niente però lasciava presagire quanto sarebbe accaduto sei anni dopo. Una delle canzoni di allora, «One Day / Reckoning Song» è diventata una hit mondiale lo scorso anno nel remix del dj tedesco Wankelmut, e il magnetico Avidan ha fatto irruzione nelle playlist di tutto il mondo.
 
I paragoni si sono sprecati, dai mostri sacri Bob Dylan, Janis Joplin e Leonard Cohen al più vicino Antony. Il falsetto inquieto e disturbato del cantante israeliano ha fatto breccia in un pubblico ampio quanto trasversale. Piace agli estimatori del rock e del blues, si iscrive alla categoria del pop intelligente; una certa ambiguità, ammiccante anche nel titolo dell’album «Different Pulses», lo ha iscritto alla categoria delle nuove icone gay in campo musicale, per quanto mai siano giunte da parte sua dichiarazioni nell’uno o nell’altro senso.

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