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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.09.2013 Siria: Assad ha già massacrato 100.000 persone. Pregare servirà a bloccarlo ?
Cronaca di Gian Guido Vecchi, commento di Roberto Tottoli

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 settembre 2013
Pagina: 1
Autore: Gian Guido Vecchi - Roberto Tottoli
Titolo: «'Guerra chiama guerra'. E il Papa proclama un giorno di digiuno - Alauiti, drusi, maroniti, sciiti e sunniti: l’alfabeto delle fedi»

Il papa invita a un digiuno di preghiera per la pace. Se le parole hanno un senso questo invito può essere letto fuori da ogni dubbio come un 'no' all'attacco alla Siria. Evidentemente le motivazioni umanitarie non vincono su quelle che si richiamano alla preghiera. Senza entrare in merito al valore della preghiera, purtroppo l'esperienza storica dimostra che per fermare stragi e genocidi le preghiere non sono mai servite a nulla. Rendono tranquille le coscienze, convincendone i proprietari di aver fatto la cosa giusta, poco importa, nel caso della Siria, che più di 100.000 vittime testimonino il valore pratico zero della preghiera.
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/09/2013, a pag. 3, l'articolo di Gian Guido Vecchi dal titolo " «Guerra chiama guerra». E il Papa proclama un giorno di digiuno ", a pag. 4, l'articolo di Roberto Tottoli dal titolo " Alauiti, drusi, maroniti, sciiti e sunniti: l’alfabeto delle fedi ".

Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere la 'Cartolina da Eurabia' di Ugo Volli di oggi, pubblicata in altra pagina della rassegna
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=50551

Ecco i due articoli:

Gian Guido Vecchi - " 'Guerra chiama guerra'. E il Papa proclama un giorno di digiuno "


Francesco I

CITTÀ DEL VATICANO — S’affaccia alla finestra e dice «buongiorno», come sempre, ma stavolta non sorride. L’Angelus più drammatico del suo pontificato, «pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro!», è un testo che Francesco ha passato il sabato a limare dopo aver convocato un incontro «collegiale» con i vertici della diplomazia vaticana per stabilire una linea d’azione sulla Siria. Parole che tengono insieme l’orrore per la guerra in corso e il no della Chiesa all’intervento meditato dagli Usa: «Il mio cuore è particolarmente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano». Il Papa esorta la comunità internazionale a promuovere «il dialogo e il negoziato» e annuncia un’iniziativa planetaria che richiama lo spirito di Assisi ma è senza precedenti: una giornata «di digiuno e preghiera per la pace in Siria, nel Medio Oriente e nel mondo intero», sabato prossimo, alla quale Francesco invita ad «unirsi, nel modo che riterranno più opportuno» anche gli altri cristiani, i fedeli di altre religioni e pure «quei fratelli e sorelle che non credono», perché «la pace è un bene di tutta l’umanità che supera ogni barriera». Tutte le chiese del mondo sono mobilitate, il 7 settembre lo stesso Papa guiderà la preghiera in San Pietro dalle 19 a mezzanotte, «l’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e sentire parole di speranza e di pace!».
Così Francesco ripete due volte lo storico «mai più la guerra!» di Paolo VI all’Onu, il 4 ottobre 1965, quel «grido della pace» fatto proprio da Giovanni Paolo II nel 2003, secondo conflitto del Golfo. Ricorda «la devastazione e il dolore» specie ai danni «della popolazione civile e inerme» e scandisce: «Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi...». Quindi agita la mano destra e sillaba: «C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può̀sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!». Parla da leader globale, Bergoglio. «Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione». Alla comunità internazionale, oltre a «iniziative chiare di pace», chiede che «non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria» agli sfollati.
Il «grido della pace» sale «con angoscia crescente» da «ogni parte della terra, da quell’unica grande famiglia che è l’umanità». E il Papa ha deciso di muoversi in due direzioni: oltre all’iniziativa di sabato, ha mobilitato tutti i canali diplomatici. In Vaticano si ricorda che, dopo le polemiche su Ratisbona, Ratzinger fece convocare gli ambasciatori. Ci saranno altre iniziative. Non si esclude che il Papa nomini suoi «inviati» speciali come Wojtyla fece nel 2003 mandando i cardinali Etchegaray a Bagdad e Laghi da Bush. Ma per ora si procede con la rete delle nunziature. Proprio quest’anno la Chiesa celebra la «Pacem in Terris» che Giovanni XXIII scrisse nel ‘63 per la crisi del missili a Cuba: «Nell’era atomica è irrazionale (alienum est a ratione ) pensare che la guerra possa essere utilizzata come strumento di riparazione dei diritti violati».

Roberto Tottoli - " Alauiti, drusi, maroniti, sciiti e sunniti: l’alfabeto delle fedi"


Roberto Tottoli

Mosaico è la parola che si usa spesso per definire la complessità confessionale e religiosa di Siria e Libano, storicamente il rifugio di alcune delle sette islamiche più significative e di svariate chiese e confessioni cristiane.
Sunniti
Sono la maggioranza dei musulmani nel mondo (90%) e anche in Siria, ma minoranza in Iraq e Libano e quasi del tutto assenti in Iran. Morto Maometto, seguirono l’autorità politica dei califfi accordando autorità religiosa alla comunità nel suo complesso. Sono divisi in quattro scuole giuridiche ed è all’interno del sunnismo che è nato radicalismo e jihadismo contemporanei.
Sciiti
L’islam cosiddetto sciita è a sua volta un insieme di varie tendenze e sette. Tutte sostengono che l’unico legittimo successore di Maometto fosse il genero Ali e i suoi discendenti. Lo sciismo è poi suddiviso in una miriade di movimenti per questioni di successione e anche per il significato religioso dato ai successori di Maometto e Ali. Lo sciismo imamita, quello dell’Iran e dell’Iraq, è divenuto oggi il più importante e diffuso nel mondo islamico ma ha radici storiche nelle montagne del Libano, dove oggi prospera Hezbollah. Gli sciiti nel loro complesso lamentano un destino storico di persecuzioni e sofferenze, nel desiderio di una rivincita storica.
Alauiti
Le montagne tra Siria e Libano sono state il rifugio di alcune forme particolari di sciismo. Gli Alauiti, detti anche Nusayri, nacquero nel X secolo d.C. Benché si considerino sciiti imamiti se ne distinguono per un credo che ha raccolto in passato disprezzo e persino scomunica da parte di tutti gli altri musulmani. Considerano semi-divino l’imam Ali, sono sotto molti aspetti un gruppo esoterico e iniziatico, e con pratiche di culto in odor di sincretismo, tra cui rientra anche la reincarnazione. La famiglia Assad in Siria ha lavorato in questi decenni per far riavvicinare i correligionari alauiti alle pratiche islamiche tradizionali e deve a Hezbollah una fatwa che ne asserisce la piena islamicità.
Drusi
Sorti nel X secolo in Egitto, devono il nome a un predicatore, al-Darazi, che sosteneva la divinità del sovrano fatimide egiziano al-Hakim. Perseguitati dai sunniti in Egitto trovarono quindi rifugio in Libano e Siria, le cui montagne permisero la sopravvivenza loro e di un credo non meno particolare: sono una setta chiusa, che non fa proselitismo, esoterica con una cerchia di iniziati e che crede nella trasmigrazione delle anime. La loro partecipazione alle vicende siriane e libanesi degli ultimi decenni li ha spesso separati e posti su posizioni opposte. Lo stesso è accaduto ai poco più di centomila drusi israeliani che partecipano alla vita politica dello Stato ebraico.
Maroniti
Pur mantenendo riti e liturgia orientali i maroniti sono cristiani cattolici, che hanno sempre mantenuto stretti rapporti con il cattolicesimo latino e Roma. Devono il loro nome all’eremita san Marone (350-433). Anche se la diaspora li ha ridotti, i maroniti sono una presenza importante in Libano, dove sono circa il 30% della popolazione e hanno da sempre un ruolo politico attivo e importante. La crescita degli sciiti li sta lentamente marginalizzando e mettendo in discussione.
Altre comunità cristiane
Grande è la frammentazione dei cristiani tra Libano e Siria, dove vi sono non meno di una decina di comunità, oltre a quella maronita. In Siria, in particolare, dove ne vivono poco più di un milione, si va dal mezzo milione circa di greco-ortodossi, ai greco-cattolici o melchiti, armeni ortodossi, siro-ortodossi o giacobiti, etc., fino ai diecimila protestanti. L’emigrazione sta progressivamente riducendo tutte queste comunità storiche.

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