|
|
||
A Obama quel che è di Obama
A Obama quel che è di Obama. Sabato scorso il presidente americano aveva telefonato al premier Netanyahu per informarlo su quanto avrebbe dichiarato quattro ore dopo nel suo intervento alla Casa Bianca, il rinvio dell’attacco alla Siria in attesa dell’approvazione da parte del Congresso. Una telefonata rimasta riservata per 24 ore, ma significativa del rapporto fra i due leader. Gli Usa avevano promesso che avrebbero avvisato Israele prima dell’attacco, in modo che potesse predisporre la difesa contro un eventuale lancio di missili dalla Siria. Promessa mantenuta.
Ma se l’attacco alla Siria ha una dimensione soprattutto umanitaria, diverso è il caso dell’Iran, gran burattinaio del terrorismo mediorientale. L’alt ad Assad sarà un avviso a Teheran, un segnale che la politica occidentale non è più disposta ad essere ricattata. L’Iran è oggi il pericolo più grande per la pace nel mondo. Se si sentisse le mani libere, basterebbe la decisione di chiudere lo Stretto di Hormuz, da dove transita un quinto del petrolio mondiale, per mettere a rischio l’intera economia mondiale.Inaccettabile. In più, avendo a disposizione l’arma nucleare, il ricatto diventerebbe gigantesco. Per questo è bene agire al più presto, non tanto perché l’attacco ad Assad sia risolutivo della crisi siriana – una vittoria dei ribelli potrebbe persino essere peggio – ma perché il filo rosso del terrore Iran-Siria-Hezbollah verrebbe spezzato. Angelo Pezzana |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |